E’ il motivo principale che mi ha portato qua, a volere a tutti i costi l’Erasmus il prima possibile e a scegliere questa base strategica per poterlo vivere sempre con lo zaino in spalla, consapevole del fatto che ogni direzione prenda il primo autobus disponibile sarà un posto da vedere.
Klaipeda, Riga, Vilnius non hanno fatto altro che farmi salire l’appetito, la voglia di posare i miei piedi su tantissime altre terre che tanto comunque non potrò mai assimilare pienamente, ma con un bombardamento costante di emozioni riuscirò comunque a farmi una mia personalissima cartolina mentale di ogni posto, che rimarrà dentro di me per sempre. Mio.
E poi c’è la necessità , necessità fisica, di rifiatare ogni tanto, lavare i vestiti e aspettare che si asciughino, togliere da sotto gli occhi per un attimo lo zaino e quando le pile sono cariche riempirlo di corsa e ripartire. E la necessità mentale di sentire l’impulso del ripartire, per evitare di sentire come un qualche impegno da assolvere una delle cose più naturali e primitive che si possano fare. Camminare.
Ho spostato lo sguardo, poco più in basso della finestra c’è un libro. L’unico libro che mi sono portato dall’Italia (finchè Alessandro non verrà a riprenderselo). Un indovino mi disse, di Tiziano Terzani. Per qualcuno un semplice libro, per qualcuno un insieme di sogni per i momenti di svago tra cumuli di stress, per qualcuno la Bibbia.
Per me, la forza che fa scattare la molla.