Tutto il mondo è…

04 Ott

Vita da turista modello A. Oggi sono andato, con i 3 spagnoli più integrati nel mondo e Egle, una lituana, a vedere il Museo celebrativo della Seconda Guerra Mondiale.

Guardando le foto di volti, sguardi e cumuli di corpi, passando davanti alle teche con i feticci di vita quotidiana, la mente vola lontano centinaia di kilometri, e riconosce nei nomi illeggibili di sconosciuti orientali le vittime delle proprie famiglie, di quelle che chiamano  radici. Inevitabile pensare allora che la guerra non è stata allora solo sulle montagne cuneesi, o nelle più sperdute Langhe…. Le storie di partigiani, repubblichini, soldati e civili sono simili in tutto il mondo, e il Museo di Kaunas ne è la prova.

Solo una differenza…questa gente, nel 1941, guardava alla guerra come ad una liberazione, la fine di un’oppressione sovietica che cancellava identità antichissime. Il ritrovarsi sotto un altro regime, dall’altra parte dalla medaglia ma nella stessa merda, è stata una prova morale ancora più dura per i popoli lituani e baltici in generale, che non vedevano davanti ai loro occhi nessuna via di salvezza.
E quando la guerra sarà finita, Hitler sconfitto e il mondo al “e vissero tutti felici e contenti”, per i lituani inizierà un’altro triste capitolo, scritto da qualcuno particolarmente sadico ma anche da personaggi eroici come Ramantas, autoincendiatosi ventenne inneggiando alla “Lithuania libera” nel 1972 davanti al palazzo comunale di Kaunas.

Ma c’e’tempo per riflettere e c’è tempo per tornare nella realtà. Su un minibus, tornando verso il centro, un paio di cinquantenni indigeni si sono interessati alla nostra parlata esotica. Uno di loro, seduto al mio fianco, posa su di me il suo occhio non proprio vigile e si informa sulla mia provenienza. Italia, gli dico. “Ah! Italian! Yes! Yes! I love Hemingway! Vive l’Italie!”
Mentre cerco nei meandri della mia mente cosa c’entri l’Italia con Hemingway, quello prontamente estrae dal cilindro la classica bottiglietta dell’alcolizzato e vorrebbe che condividessimo la sua vodka con lui e il suo amico. Quando gli faccio notare che per tanti sarebbe l’ora del cornetto e cappuccino, ne prende atto e non si dispiace, dopotutto, di dividere il rimanente in due anzichè in 7.


“E’ il nostro problema”, spiega la ragazza lituana che è con noi alludendo alla mole inconcepibile di ciucchimarci a qualsiasi ora del giorno, quasi tutti muratori a dir la verità.

Non solo vostro cara Egle…ma intanto non la seguo più. La mente vola a Hemingway in Italia.

Il ponte sul Neris, portatore di un recente passato che e’ difficile scrollarsi di dosso…

6 Responses

  1. evidentemente yo ha detto:

    That pic is mine:P jejejeje… i have to send you the other ones… i’ll do it later:P

  2. zand ha detto:

    Sounds good. I wrote on your blog my blog. Yo espero…

    see you despuès.

  3. bunja ha detto:

    AAAA!!!!!! CLAMOROSO IL LINK CIUCCHIMARCI!!!! MITICO!!!! Però non mi si vede…probabilmente la mia metamorfosi si era già completata ed ero già diventato una birra

  4. cebeux ha detto:

    Ciao Seux!
    Mi sa che è lo stesso problema dei cebani, essere sempre ciucchimarci! Mi fa spaccare che lo hai scritto tutto attaccato!
    Cmq Hemingway mi pare abbia vissuto un tot di anni in una casa sulle dolomiti…non vorrei dire una minchiata, ma mi pare di sì!
    Non vedo l’ora di venire a vedere posti come questo!
    W la Lituania!

  5. zand ha detto:

    Grande Paux, come sempre..! La classe non è acqua.
    Si, se ci fai caso la desinenza di Lithu- e Ceb- è la stessa!
    “ciucchimarci” dal prossimo anno sarà sullo Zingarelli.

  6. Anonymous ha detto:

    Ci hanno fatto anche un film Hemingway e l’Italia!
    Ha vissuto per lunghi periodi in Italia, a Lignano Sabbiadoro per la precisione, dove annualmente viene organizzato un importante premio letterario.
    Ha scritto molti suoi libri (adesso non me li ricordo tutti ma Addio alle Armi narra in modo appropriato della battaglia di Caporetto, ora Kobarid in territorio sloveno) basandosi su racconti o leggende visto che combattè sul fronte italiano durante la prima guerra mondiale e fu inviato di guerra, sempre in Italia, durante la seconda.
    Forse l’avinazzato o wodkizzato ne sapeva più di qualcuno pur non avendo fatto l’Erasmus!

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Diary of a Baltic Man

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