Archive for dicembre, 2006

Scelte di vita


30 Dic

Segnalato da un amico, veramente un’alternativa valida per certe situazioni.

Anche se, guardandolo, una domanda mi si è posta spontanea…..

Divorzio forzato


29 Dic

Le mie domeniche pomeriggio, la maggior parte delle mie serate…dove sono? Sembrano tempi lontani, attimi fissati in un quadro mentale che poi scompare quando appare la realtà. L’incredibile orgasmo del perdersi in giri di accordi assurdi, o la forza interiore del ritrovarsi sempre e con qualsiasi clima, l’aspettare di suonare per aspettare di sognare. In una cantina, nel retro di una vecchia chiesa, in una stanza, in solitudine, in 5 o in 12 o in 40, con un sax o con tasti bianchi e neri, rinunciando a tutto ma non a lei.

E invece, adesso è già qualche tempo che devo rinunciarvi forzatamente… La Musica, maronnasanta quanto mi manca suonare… la Lituania, magica forza oscura, per la prima volta nella mia vita è riuscita a separarmi da quello che non è nient’altro che un bisogno primario ed elementare della mia sopravvivenza. E la Lituania, contrariamente a quanto pensavo, non è ancora riuscita a darmi la possibilità di suonare.

Sarà solo per pochi giorni d’accordo, eppure potrò riassaporare il piacere di perdermi in mondi che non esistono, viaggiare con la mente attraverso le mie mani. E’ un privilegio troppo grande, e non voglio perderlo un’altra volta.

Ti porterò con me, Musica.

Savana lituana


25 Dic
Si avvicina il giorno del rientro, praticamente inizia con quest’alba l’ultima settimana del mio Lato A lituano.
La sensazione è strana, dovuta al fatto che più di un rientro si tratterà forse di un viaggio, un viaggio come un altro, solo che questa volta la meta non è tanto da scoprire quanto da Ri-scoprire…amici, parenti, musicanti e perdigiorno vari mi aspettano tanto quanto io sto aspettando loro, per rivederli una volta, se va bene due, prima di tornare per altri tanti mesi in questa mia attuale condizione di punto interrogativo.

Non sento il bisogno di scappare, niente mi spinge a dire “non vedo l’ora di tornare per“… Sarà una realtà un po’ cruda, ma pur sempre di verità si tratta.

C’è qualcosa che però mi ha stufato, di cui riuscirò a fare serenamente a meno nei venti italici giorni che mi attendono. Si tratta della mandria animalesca che mi circonda ogni sera senza soluzione di continuità, nelle mie continue e frenetiche nottate lituane, contorno ormai pesantemente immancabile di ogni serata-tipo. Che sia apparentemente normale o sfacciatamente incivile, simpatico e sorridente o alcolizzato e molesto, il lituano tipico sta portando il limite della mia soglia di sopportazione a livelli estremi. Non si tratta di una generalizzazione esagerata o figlia di qualche assurdo senso di superiorità, semplicemente parlando con chiunque si ha la conferma che le mani si alzano spesso e volentieri, troppo spesso e troppo volentieri, sia chiaro sia ovvio sempre e solo per necessità.

Non si sta parlando di episodi o di show fuori programma, la rissa di fine serata sta ormai diventando un’habitué, la degna conclusione di una serata passata ad inseguirla. Scatenata da un niente, fuoco acceso da uno spintone o addirittura uno sguardo di troppo, la manifestazione di forza maledetta (e gratuita) si scatenerà in un batter di ciglia, travolgendo vetri tavoli persone sedie e camerieri, sotto l’occhio abituato di chi al primo suono di vetri in frantumi raccoglie armi e bagagli e si cerca il suo posto in platea nel primo angolo.

La conclusione sarà idiota come l’inizio, un bilancio finale privo di vincitori e vinti, ricco solo di sangue ovunque e di facce soddisfatte per aver dato l’ennesimo senso all’ennesima serata.

Kaunas, capitale di questo praticatissimo sport, offre una varietà infinita di locali per assistere allo show a titolo gratuito; solo uno si segnalava da sempre, anche fra i padroni di casa, per la rarità di faide da zoo. Nelle ultime due sere, ho avuto la particolare fortuna di fare centro due volte, e assistere sempre da vicino all’arrivo delle tradizioni maschili lituane anche qui.

E’ il clima di Natale, che rende tutti più buoni e più gradevole il mondo.

Lettera a Santa Alaus


24 Dic

E’ giusto per essere un minimo originali, diversificarsi un po’ dal superinflazionato Babbo Natale, o Santa Klaus, o chiamatelo un po’ come volete, che ogni anno sempre prima appare in ogni angolo della nostra vista.

Senza arrivare agli estremi proibizionisti venezuelani, mi sono creato così un personalissimo Santa Alaus, approfittando del fatto che Alaus è una delle migliaia di coniugazioni della parola lituana Alus, che significa, guarda caso, “birra”.

Il passo successivo è stato quello di provare a scrivergli una lettera, e qui mi sono accorto di non avere, almeno per me, niente da chiedergli. Sarebbe una manifestazione di facciadaculo troppo estrema anche per me, che in questo momento della mia vita non ho proprio bisogno di nulla, se non di salvaguardare il più a lungo possibile questa effimera situazione di estatico Nirvana.

Viene comunque ovvio chiedere a Santa Alaus di regalare tutto il bene possibile a te che stai leggendo, chiunque tu sia, qualsiasi sia la strada che hai percorso per arrivare a queste parole. Ovvio che un pensiero speciale va a tutti i miei parenti e amici, vecchi e nuovi, vicini e lontani, in questo periodo particolarmente vicini nonostante siano effettivamente lontani, tutte persone che in qualche modo mi hanno già fatto il loro regalo entrando nella mia vita.

E poi gli auguri alla Lituania, un Paese che è stato un autentico regalo caduto dal cielo, di cui poco per volta continuo a innamorarmi e a comprenderne i problemi.

Per concludere una poesia, immaginiamo che sia il mio minuscolo regalo di Natale, che per essere sinceri non so esattamente cosa dica ma credo sia qualcosa di bello.

Buon Natale.

Is vaikystes ateina Kaledos.
Paplotelis, sienelis, Mama.
Verpia tyla naktis atsisedus,
Kursto krosny ugnele ziema.
Tu, ateik mano angele baltas,
Is sapnu, is dangaus, is zvaigzdziu.
Kasdienybes pilkos nesugeltas,
Atsistok po vaikystes medziu.
As sudesiu zvaigzdes tau po koju.
Tik ateik is Kaledu nakties.
Is vaikystes per dangu, per goju
Isisupes i skliauta vilties.
(Z. Gaizauskaite)

Time to say Goodbye


23 Dic
Momenti non proprio semplici, questi. Precisamente, gli ultimi, gli ultimi frammenti di vita insieme per un buon numero di persone che hanno vissuto gli ultimi mesi a braccetto, in qualche modo, l’uno con l’altro. Giorni di partenze, di fine Erasmus, di addii che si cerca inverosimilmente di tramutare in arrivederci, nascondendo a sé stessi che, se anche ci potrà essere un’altra occasione di rincontrarsi, non sarà più la stessa cosa.

Si tratta in qualche modo di una grande famiglia, soprattutto se si vive nello stesso dormitorio che unisce in qualche modo tutti, nelle brevi giornate e nelle lunghe notti, senza barriera alcuna. E questa volta, il solito Natale che incombente si avvicina contribuirà ancora di più a dare l’idea di effettivo divorzio, per tutti. In pochissimi giorni, tutto si è svuotato, una per una le porte delle stanze si sono chiuse davvero, e camminare per i corridoi adesso dà davvero un’impressione strana, di un deserto prima impossibile da trovare, a qualsiasi ora.

Per qualcuno sarà solo una pausa, per qualcuno l’Erasmus è veramente finito, il fatto di appartenere (per fortuna) alla prima categoria non mi permette di vivere, forse, questi “ultimi momenti” come tali.

In ogni caso, difficile non sentire questo strano silenzio, e non rendersi conto che si è appena detto addio a facce, parole, notti pazzesche, assurdità varie ed emozioni radicate nella carne che non sono state cose da poco.

Infinite circles


20 Dic

Una voglia incredibile di uscire dal proprio corpo, isolarsi per davvero, soprattutto da sè stessi…voglia di trovare risposte, concretezza nell’affermare che risposte non ce ne sono, passi lenti lungo strade a volte illuminate a volte buie, prospettive diverse a seconda di come le si percorre. Di come le si guardano. Strade uguali ma direzioni diverse, strade diverse con direzioni uguali, in ogni riferimento geografico di questo globo terraqueo. A Nord come a Sud, quando maree di pensieri si innalzano non si può scappare, meglio rimanere fermi ed aspettare di essere travolti. Attimi di difficoltà. Vita, morte, sopravvivenza, suicidio. Poi, il bagnato, il sole, e finalmente asciutti e perfetti. Aspettando, sia chiaro, un altra volta il bagnato.

Telefonini che squillano, chat che si illuminano, gente che se ne va, gente che non se ne potrà mai andare, gente e basta, bene prezioso che illumina le chat e fa squillare i telefonini. Che illumina e fa squillare i cervelli e i pensieri, e le emozioni. Che può tingere tutto di un buio e spaventoso silenzio.
Minuti che scorrono, giorni che scorrono, il cursore del Media Player che scorre, Sting che passa dalla calma alla marea, dalla strofa al ritornello, dall’inizio alla fine. Storie di circoli che non si chiuderanno mai, forse.
La stanza si raffredda mentre lettere bianche su tasti neri si scaldano, alzo gli occhi, guardo fuori cercando la città ancora una volta notturna, trovo me stesso riflesso nel vetro. Cerco la città, trovo me stesso. Trovo me stesso? No. Dietro c’è la città. Qualcuno spara improbabili fuochi d’artificio, si festeggia. Cosa? Gente che parte? Gente che arriva?

Circoli infiniti.

Non sopporto….


19 Dic

…quelli che si versano la Coca Cola, o l’acqua minerale, a dosi minimizzate nel bicchiere, sorso per sorso, quasi a voler razionare le dosi. Che ci posso fare? Niente. Mi irritano e basta.

E soprattutto: che c’entra? Niente.
Ma ognuno ha i suoi scleri, e uno dei miei è questo. Tu non ne hai?

Zalgiris – Benetton


17 Dic

Sono stato al Palazzetto dello Sport, a vedere Zalgiris Kaunas – Benetton Treviso, Eurolega di Basket. Se c’è una cosa che non mi manca da queste parti, infatti, quella è proprio il calcio e tutto con tutto il suo ipermercato intorno, soprattutto se si tratta di quello nostrano. In quanto a passione, però, il basket non è molto diverso per i lituani…I ticket sono sempre sold-out per le gare di Eurolega, e nei giovedì sera fino alle 11 locali solitamente vuoti sono riempiti dai teleschermi e dai caldi tifosi che si radunano davanti. Grazie a Estebàn, cultore del settore, ho potuto scoprire che la Lituania ha anche vinto un oro (oltre a diversi piazzamenti europei) mentre lo Zalgiris è stato Campione d’Europa nel 1999, una delle classiche piccole grandi favole. Anche se guardando la statura media del lituano-tipo non è così difficile capire la cosa…!

Il Palazzetto, quello sì è piccolo veramente. Tanto che si può parlare direttamente con tecnici e giocatori della panchina trevigiana, senza tanta difficoltà… basta avere la faccia da culo e il coraggio di sopportare poi lo sguardo indagativo della perfetta totalità di tifosi casalinghi, soprattutto se la Benetton vincerà, alla fine.

Do you speak english?


14 Dic
Tre mesi di rapporti interpersonali basati principalmente su una lingua pressochè sconosciuta, che solo ora sta incominciando a diventare un po’ mia. L’inglese, che sembrava un ostacolo insormontabile per il mio ridotto cervelletto, alla fine lo si impara davvero in poco tempo e senza troppi corsi, basta esserne immersi 24 ore al giorno. E tenersi il più lontano possibile dagli spagnoli…!

Ancora adesso, però, ogni volta che chiedo a qualcuno la fatidica domanda (Do you speak english?) faccio fatica a ricordarmi che esistono due metri di giudizio nelle risposte, basati sempre sulla nazionalità della controparte. E’ incredibile infatti la differenza di percezione nel valutare la conoscenza di una lingua straniera tra due popoli selezionati casualmente: quello lituano e quello italiano.

Si può riassumere, pressapoco, così:

– No, sorry…

L
T
: Effettivamente non lo parla, sa che è stato toccato un tasto più che dolente e si andrà a iscrivere ad un corso per impararlo la sera stessa.
IT: Solitamente, l’italiano omette il sorry nella risposta, limitandosi al “No” che, guardacaso, è pressochè identico alla lingua madre.

– Ehm…a little…

L
T
: In realtà capisce tutto e, seppur totalmente sgrammaticato, sa anche farsi capire quasi sempre. Un po’ come me dopo 3 mesi.
IT: La conoscenza dell’italiano che risponde così si limita, appunto, alla parola “a little”.


– Not very well

LT: …e qua risulta già a volte difficile stargli dietro, praticamente lo parla come un inglese, ma senza quell’insopportabile accento inglese.
IT: Risponde il vero, not very well. Ciònonostante, ovvia all’inconveniente con una faccia da culo rasente l’incredibile, e si immerge in discussioni assurde che possono spaziare dalla descrizione accurata di ogni minuto della propria vita alla fisica quantistica, costringendo l’interlocutore a sforzi incredibili per cercare di seguire il filo di un discorso che risulterebbe difficile anche in italiano.

– Yes, I do.

LT: Il popolo lituano non lo direbbe mai, ha sempre paura di non parlarlo correttamente come la controparte.
IT: Il 98% del popolo italiano risponde così, ma alla seconda frase precipita nella categoria descritta sopra.

E questo è quanto. Se è interessa a qualcuno, chi scrive si identifica nel “not very well”, soprattutto se all’altro capo della conversazione c’è un essere femminile. Eccezion fatta, quando ha a che fare con la polizia.

What is it?


12 Dic

Cos’è? Il mandarino è fuorviante, solo un termine di paragone per le dimensioni. A volte, gli spagnoli possono essere geniali.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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