Certe volte capite di leggere qualcosa che si potrebbe aver scritto…stendendo un filo di collegamento immaginario lunghissimo con chi in realtà l’ha scritto, cercando di catapultarsi nella sua mente per risalire ai viaggi mentali che ne hanno portato al risultato.
Capita, ancora piu facilmente, quando si conosce personalmente, e bene, chi l’ha scritto.
La mail che ho ricevuto si intitolava Deliri Notturni. Meglio averla letta di notte, vicino a mezzometro di neve e a mezzomondo di distanza.
“..è la sciura,la diaspora, l’esodo.
tre parole, tre riferimenti religiosi, un significato comune, motivi tanto differenti quanto vicini.
Una fede a giustificarne i perchè, un dio a infondere forza e determinazione.
E senza questo dio?
Dubbi esistenzialistici, realtà misere e derelitte.
Nascita, vita, fine.
E durante?
Sensazioni di immortalità , di un’avventura senza alcuna scritta fine.
Mettere in atto comportamenti da immortale, da presenza perenne in questa realtà .
Chi in dio,sotto sotto, riferisce speranza, aspettativa di un dopo, ritrova i perchè e rimuove dalla mente il momento della fine. Sempre presente e in fondo al corridoio.
Gli altri, i condannati a morte, senza notizia sull’ora dell’esecuzione.
Passi oltre, permetti che il lavoro e una serie di insulse questioni riempano il tempo dalla nascita all’esecuzione.
Una mattina ti desti, cerchi di indirizzare la tua ennesima giornata al lavoro e alla serie di insulse questioni.
Poco dopo scopri che un tuo amico, padre del tuo compagno di viaggio nell’isla cubana, ha appena avuto un infarto.
Senti raccontare di shock alla sensazione di dover morire, di dolore fisico senza precedenti.
Il caffè che stai bevendo improvvisamente si trasforma in un amaro calice.
In quel momento ti guardi intorno, forse alla ricerca di quel dio di cui tanto parlano.
Ma, come cantava qualcuno, forse è troppo occupato e non è li con te.
Passano i giorni, cerchi di fissare qualche pensiero in uno scritto da inviare a qualcuno che, come te, ha cercato strade diverse all’insulsa quotidianità .
Ti restano una birra e un pò di musica a compagnia, un poco di alcool a scacciare pensieri enormi, come si scacciano le mosche.
A poco a poco il torpore avvolge la tua mente. Smetti di interrogarti.
Ritorni alle parole.
Due in particolare.
Esperare che, in spagnolo, contemporaneamente significa attendere e sperare.
Pacienza che, in napoletano, significa pazienza ma ricorda molto pace.
La birra sta finendo, la musica anche.
Agitarsi a nulla serve. E’ tempo di ritornare a giorni interi di viaggio, a incontri con nuovi popoli. Con facce diverse ma problemi comuni.
….tra serio e faceto, senza mai troppo prendersi sul serio, nè per questo provar timore a solcare un palcoscenico, di cui noi stessi siam spettatori e al tempo stesso attori….
La musica è finita, la birra anche.
Tante storie restano da raccontare, se ci basta il tempo….”
tre parole, tre riferimenti religiosi, un significato comune, motivi tanto differenti quanto vicini.
Una fede a giustificarne i perchè, un dio a infondere forza e determinazione.
E senza questo dio?
Dubbi esistenzialistici, realtà misere e derelitte.
Nascita, vita, fine.
E durante?
Sensazioni di immortalità , di un’avventura senza alcuna scritta fine.
Mettere in atto comportamenti da immortale, da presenza perenne in questa realtà .
Chi in dio,sotto sotto, riferisce speranza, aspettativa di un dopo, ritrova i perchè e rimuove dalla mente il momento della fine. Sempre presente e in fondo al corridoio.
Gli altri, i condannati a morte, senza notizia sull’ora dell’esecuzione.
Passi oltre, permetti che il lavoro e una serie di insulse questioni riempano il tempo dalla nascita all’esecuzione.
Una mattina ti desti, cerchi di indirizzare la tua ennesima giornata al lavoro e alla serie di insulse questioni.
Poco dopo scopri che un tuo amico, padre del tuo compagno di viaggio nell’isla cubana, ha appena avuto un infarto.
Senti raccontare di shock alla sensazione di dover morire, di dolore fisico senza precedenti.
Il caffè che stai bevendo improvvisamente si trasforma in un amaro calice.
In quel momento ti guardi intorno, forse alla ricerca di quel dio di cui tanto parlano.
Ma, come cantava qualcuno, forse è troppo occupato e non è li con te.
Passano i giorni, cerchi di fissare qualche pensiero in uno scritto da inviare a qualcuno che, come te, ha cercato strade diverse all’insulsa quotidianità .
Ti restano una birra e un pò di musica a compagnia, un poco di alcool a scacciare pensieri enormi, come si scacciano le mosche.
A poco a poco il torpore avvolge la tua mente. Smetti di interrogarti.
Ritorni alle parole.
Due in particolare.
Esperare che, in spagnolo, contemporaneamente significa attendere e sperare.
Pacienza che, in napoletano, significa pazienza ma ricorda molto pace.
La birra sta finendo, la musica anche.
Agitarsi a nulla serve. E’ tempo di ritornare a giorni interi di viaggio, a incontri con nuovi popoli. Con facce diverse ma problemi comuni.
….tra serio e faceto, senza mai troppo prendersi sul serio, nè per questo provar timore a solcare un palcoscenico, di cui noi stessi siam spettatori e al tempo stesso attori….
La musica è finita, la birra anche.
Tante storie restano da raccontare, se ci basta il tempo….”
Sai, a parte questo post non è la prima volta che ti immagino come un giovane Bukowski, del quale ti accingi a seguire le orme… lo stile di vita poi, sta diventando più o meno quello.
E nonostante tutto lui è morto pure vecchio
Eh come no…!
Però lui è morto vecchio, bravo…!
;-P
per inciso, prima che un enzo qualunque mi riprenda per l’errore, la sciura è “L’ASCIURA'”, festa islamica legata ad un evento. Erroneamente l’ho riportata letteralmente essendo stata spiegatami oralmente. scusa a tutti quelli che ci hanno fatto caso.
anonimo autore dei deliri notturni
Eh ce ne siamo accorti un po’ tutti, si…!
Che non capiti piu.
Già , l’Asciura.
La Ashura (dall’arabo: عشرة [caÅ¡ara], “dieci”, donde عاشوراء [cÄÅ¡Å«rÄ], “il 10 del mese di muharram”) è una festa religiosa islamica.
Si tratta di una festività celebrata in modi diversi e con motivazioni diverse (e non sempre molto chiare) nel modo islamico. Nel mondo sciita essa ha un carattere molto marcatamente luttuoso, mentre altrove ha aspetti meno severi e addirittura in Nordafrica ha aspetti di gioia sfrenata che ne fanno una sorta di carnevale
Ad ogni modo, le motivazioni della ashura sono diverse a seconda dell’hadith che si prende in considerazione: l’approdo dell’Arca di Noè, l’abbandono del Paradiso terrestre da parte di Adamo, la nascita del profeta Ibrahim (Abramo), l’edificazione della Kaaba alla Mecca. Quando, successivamente, venne istituito l’obbligo religioso del digiuno di ramadan, il digiuno di ashura divenne facoltativo (ancorché raccomandato), e la festività nel mondo sunnita assunse un carattere meno austero.
anonimo in confusione sull’arabo
Piu chiaro di cosi…