Sono giorni di silenzio. Di neve, di silenzio, di programmi e di progetti. Un silenzio dovuto principalmente a una connessione con il www che si appoggia sul primo computer che si incontra, con l’inevitabile conseguenza di scarsi e scarni aggiornamenti.
Cose da dire, in effetti, ce ne sarebbero…già da qualche tempo, infatti, la vita lituana è stata riempita da quel “qualcosa in piu” che la può rendere tale al 100 per cento: il campo base si è infatti spostato dal settimo piano di un dormitorio a un appartamento su Lasivès Aleja, leggasi la via centrale, che in un solo colpo mi ha permesso di assaporare due delle tante cose che un uomo deve provare prima di morire: la vita in un appartamento dichiaratamente sovietico; la vita con Doriana.
Spiegare il primo punto, è semplice. Basta immaginarsi un piccolo mondo fatto di legno e tappazzerie, contenitore perfetto di una rilassante quotidianità , se non fosse nient’altro che…un contenitore. Uno strato superficiale capace di cedere al primo colpo, simpatico portavoce di quello che doveva esserci un tempo. Apro l’armadio, entro nel mondo del corredo ancora presente, immagino la vecchiettina sovietica che sicuramente era lì fino a non troppo tempo fa, sogghigno nel nascondere nel buio piu profondo tutto quello che per lei era oggetto si sfoggio.
E poi, tappeti ovunque, legno vero o legno di plastica anche sul pavimento, e l’Oscar finale del bagno. Il mitico, intramontabile cesso dell’URSS. Disciplinatamente ripartito in due vani, rigorosamente nel centro della casa, maledettamente privo di un altro lavandino oltre a quello della vasca da bagno. Son cose…!
La casa sovietica, al morale della favola, ispira. E’ un bel jolly. Parlare in un colpo solo della coinquilina, invece, non si può. Sarebbe veramente troppo.
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