Post-depressione

13 Dic

E’una roba strana. Che s’incarna s’interseca s’insedia e avviene in combustione totale con miliardi di altri non-elementi. Una roba che nasce nei cento kilometri di solitudine su vie notturne quasi ghiacciate e rimane, salato sulla pelle, nonostante gli ambienti lentamente cambino e gli interlocutori immaginari prendano vita. E’ una roba scritta, già detta, riscritta, cancellata, eliminata, scritta ancora. E ripudiata. Il giorno dopo. Un qualcosa che va al di là della ragione, più in là della coscienza, ritorna e scompare e riappare e sparisce e così è, si burla, se ne fotte della linea temporale perchè costruisce artifizi improponibili con dejà-vu passati. E’ vivo e scolpito sulle facce delle persone, non forse su tutte chi lo sa, non sembra sui fratelli laggiù in fondo in fondo ad est, ma forse è solo un tilt mentale sulla quantificazione delle misure, dove l’occhio vede troppo il cervello cancella, come il sole che diventa nero se lo si fissa troppo a lungo. E’ un qualcosa che c’è, e sta lì, a galla, sopra un mare di rum nella Bodeguita del Medio all’havana e in un lago di sangue in un garage a Seattle, e tutti la chiamano con altri nomi e tu puoi darle il tuo se lo vuoi, e tanta tantissima gente ci passa i mesi gli anni la vita a studiarla e analizzarla e non trovarla per poi accorgersi un giorno che era sempre stata lì con loro, e la chiamarono mesi e la chiamarono anni e la chiamarono vita. Un grido disperato, un disagio sussurrato, un urlo che devasta solo quando è silenzioso, una roba bestiale che ci differenzia dalle bestie, è un Mi maggiore che finisce in un La minore. Silenzioso. E’ uno spaziotempo di infinità  di kilometri, mucchi di settimane, indefinibili quantità da colmare in una sfida impari contro capienze infinite.

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One Response

  1. skin ha detto:

    Post-orgasmic chill…

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Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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