Con gli occhi degli altri

13 Gen

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Un’artigianale scuola di pensiero ormai assimilata sostiene che analizzando un qualcosa che si ha sotto gli occhi sempre si perde lucidità e capacità obiettiva. Se infatti percorrendo in lungo e in lardo migliaia di km si percepiscono cose nuove e i confini della mente si allargano, per comprendere “quel che si conosce bene” serve comunque anche il parere di un osservatore esterno.

L’Italia di periferia vista da uno straniero assume così sfumature inedite, arricchendosi di quei particolari su cui l’occhio si è posato mille volte ma senza mai fermarsi come se ne converrebbe; accade un po’ la stessa cosa con qualche preziosismo del centro storico mai notato da chi lì ha vissuto l’intera esistenza.

L’Italia di periferia appare allo straniero come un posto graziosamente tranquillo e vivibile, dove nessuno può permettersi di dire che i più basilari bisogni umani non siano soddisfatti egregiamente. Le scenografie si variegano a buoni livelli, sole e neve ne cambiano ulteriormente gli aspetti stagionalmente e ogni collina nasconde possibili sorprese. La cucina di mammà – di tutte le mammà – è un dono divino, e poi c’è quell’altro dono di vino sempre presente che spedisce in una condizione di soddisfazione permanente chi non è abituato al Bacco home-made. E poi le tradizioni, tutte le tradizioni, con quel carico di simpatici linguaggi e rituali che non si potrebbero spiegare nemmeno in cent’anni.

Ci sono comunque anche quelle cose al visitatore incomprensibili (alcune già analizzate), e spuntano fuori nella fase di vita italiana quotidiana. Per esempio quando confusi chiedono come sia possibile che ai “rami medioalti” dei diversi settori (banche, ferrovie, comunicazioni) nessuno parla inglese, mentre in un centro commerciale tutti i commessi lo conoscono bene, non è facile rispondere qualcosa come “è perchè qua da noi, per tradizione, tutti i laureati trovano lavoro solo nei centri commerciali“. La loro sensazione di smarrimento sarà però totale quando, al limite dell’esaurimento nervoso, con gli occhi tipici di chi insegue la soluzione dell’enigma, il viaggiatore in Italia chiede “ti prego, dimmi come si fa con le ragazze italiane” e tu gli risponderai con un eloquente sorrisino, una pacca sulla spalla, e insieme a lui ti dirigerai verso il bancone del barman.

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4 Responses

  1. Henry ha detto:

    Le ultime 10 righe sarebbero da stampare su di un volantino e diffondere in ogni angolo d’Italia – anzi, d’Europa.

  2. Cournot ha detto:

    Bé però quella foto come inizio!! La tua vena polemica non si esaurisce mai!
    Un Hurrà per la cucina di mammà.

  3. Baltic Man ha detto:

    Quella foto è bellissima!

  4. Cournot ha detto:

    Si è vero eè bellissima…non può che strappare un sorriso a denti stretti.

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Diary of a Baltic Man

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