Archive for febbraio, 2008

Schegge


29 Feb

splinters2.jpg

Bizzarro connubio di latinismi e metallo. Voci da Bogotà parlano di un accampamento a cielo aperto che va avanti ormai da 4 giorni, nel Parque di Bolivar dove tra un paio d’ore inizierà il concerto degli Iron Maiden. Non mancano i toni del grottesco, postumi di una presunta intervista vecchia 15 anni nella quale – si narra – Bruce Dickinson dichiarava più o meno: “Fosse per me, sparerei una bomba atomica sulla Colombia”. Logicamente ho pensato di unirmi alla combriccola, ma mi hanno spaventato le 20 ore che mi separano dalla capitale. Poi, mi sono detto che per la musica effettivamente mi sono macchiato di pazzie ben peggiori, ed è a quel punto che sono giunte le paranoie economiche di un bilancio da far quadrare. Ho quindi trovato un’altra giustificazione nel detto universale “dai, si vive una volta sola”, ma è sopraggiunta un’altra constatazione. I Maiden non mi sono mai piaciuti più di tanto. Mai, escludendo forse solamente Live after Death. Mi è sembrata una giustificazione accettabile.

Una certa percentuale di chi capita su questo blog non ha la minima idea di come funzioni la faccenda, o di cosa sia quel pezzo di plastica posto sotto la loro mano destra, altrimenti non si spiegherebbero mail quali “scusa ma come si fa a vedere quelle cose lì che avevi scritto più o meno intorno a Natale?”. C’è però una notevole percentuale di gente che, come si dice, “ha studiato”, ed a loro chiedo: si può pubblicare una presentazione in PowerPoint su un blog, che so, mettiamo su questo blog?

Ci sono chiari segnali che l’uomo saggio deve saper leggere. Cinque minuti fa, per esempio, la ragazzina più giovane che popola questa simpatica casa già conosciuta ai più ha sfasciato completamente la porta-finestra, vittima di quell’effetto collaterale chiamato trasparenza che ci inganna, ammettiamolo, un po’ tutti. Nei giorni prossimi Baltic Man entrerà nella sua nuova magione, non si scherza con il destino.

C’è una via vettoriale più di altre che ricorda terre lontane. L’odore (puoi leggerci puzza o puoi leggerci profumo) di benzina che riempie allo stesso modo le strade del Sur o quelle di Pechino. Non è la stessa benzina del mondo di sopra, nessuno sa cosa brucino per davvero queste macchine, ma è un qualcosa che sa di lontano.

La metamorfosi del “viaggio” raggiunge e supera infiniti stadi. Uno in particolare va sempre approfondito: il viaggio mentale. Tutti dovrebbero perdersi in un labirinto infinito semplicemente riposando gli occhi oltre il qualcosa, e risalire fino al Principe dei Perchè trasportato da un giro in si minore. Collegare con l’assurdo orbite che altrimenti non si toccherebbero mai, e da lì contemplare in dolby surround il tutto.

-(la foto sopra è di una certa Tarja)-

Universalità


27 Feb

uninorte.jpgsaddham.jpg
Diremo quindi due parole sopra questa università colombiana. Proprio sopra questa: la regola anti-generalizzatrice vale ora più che mai, in un Paese dove il sistema accademico è molto più “liberale” che in Italia, e le autonomie degli atenei producono un quantitativo sorprendente di universitarucole sparse per il feudo di Barranquilla.

La Universidad del Norte è effettivamente la più prestigiosa, se è vero come è vero che la tassa di accesso si basa intorno ai 2000 dollari per semestre, con il conseguente risultato di produrre un ambiente assolutamente irreale, una cittadella perfetta che vive di vita autonoma proprio lì, ai margini della città. In questo megacampus da cui proprio adesso scrivo stravaccato su un tavolino mentre un malefico marchingegno innaffiatore spara acqua sul mio computer, l’avventore può incontrare sul suo cammino: una palestra, un’agenzia di viaggi, un paio di negozi a tariffa-autogrill, innumerevoli ristoranti, un campo da tennis, uno da calcio, uno da basket, verdi giardini tropicali, numerosi gatti, confortevoli divani su cui guardare film a testa in su, infinite moderne tecnologie. Non si possono trovare, va detto, birra e sigarette, e la cosa produce un immediato sviluppo del piccolo commercio al dettaglio, pratica molto apprezzata dai colombiani, dove gli studenti si improvvisano rivenditori di caramelle/sigarette/ognicosa con simpatici teatrini come il seguente:

Leo: “Scusa, hai una sigaretta?”
Tipo: “Certo, tieni”.
Leo: “Grazie, fratello”. Pacca sulla spalla.
Tipo (guardandolo fisso): ……
Leo: (guardandolo fisso): —-
Tipo: “…son 300 pesos”
Leo: “…comunque, se racconto in Italia che in Colombia spacciano sigarette e caramelle non mi credono”.

Tralasceremo l’analisi sul punto di vista strettamente accademico (dopotutto non riesco a immaginarti interessato ad un intercambio a Barranquilla), basterà ricordare come, ancora una volta, lo studente medio italiano rimarrà spaesato nel ritrovarsi di fronte a una classe di professori mediamente sotto i 60 anni, docenti che nella vita fanno i docenti (pensa un pò) e non 4 o 5 altri lavori per loro più importanti.

Quello che effettivamente sorprende, alla fine, è l’età media dei compagni di corso: non so, pare che qua a 15 o 16 anni si possa andare all’università. 15 o 16 anni. Perbacco. Ma, soprattutto, l’orario delle lezioni: nella più totale sorpresa iniziale, apprendo che dovrei avere un paio di lezioni alle 6.30 del mattino. E’ bastato comunque aggrapparsi all’italica arte di risolvere con ogni mezzo le situazioni apparentemente sfavorevoli, in aggiunta ad un pietoso discorso sulle differenze culturali che effettivamente proibiscono ad un europeo di svegliarsi così presto per andare a lezione, per ottenere un radicale cambio di orario.

Adesso le lezioni del Baltic Man iniziano alle 12.30.

p.s.: le due foto lassù in alto rappresentano, rispettivamente, uno scorcio del campus e un professore palesemente uguale a Saddham Hussein.

Mondi capovolti


27 Feb

piccioni1.jpgpiccioni1.jpgpiccioni1.jpg

Professoressa: “…perchè sapete, pare che nel giro di 3-4 anni buona parte del territorio colombiano (almeno le città) saranno come il nostro campus, coperte dalla rete wireless…come in Europa accade già ora…per esempio, com’è in Italia, Baltic Man?”

Baltic Man: “…va bè prof…lasciamo perdere dai…”

Linguistica applicata


26 Feb

Ammettiamolo, il castigliano che si parla in Colombia è eccellente. Nonostante il malcelato disprezzo che accomuna baschi catalani e andalusiani di Spagna nel condannare le distorsioni linguistiche operate dalle popolazioni sudamericane, tutti concordano nel definire la parlata colombiana come la migliore, sotto il tropico del Cancro.

Reso il giusto omaggio ai colombiani, è comunque interessante analizzare alcune particolarità con cui si esprimono. Questo Paese conta 65 lingue ufficiali, indigene discendenze dalle parlate indie, e se per caso qualcuno volesse perfezionare il suo quechua o il chibcha si consiglia vivamente un viaggio nelle terre dell’est, là dove il verde viene definito con più di una parola.

Limitando però il punto d’osservazione agli slang regionali, salta fuori tutto il lato folkloristico delle popolazioni costeñe, regione a cui (lo avrai già capito) Barranquilla appartiene. “Marica“, ad esempio, transmuta il suo significato spagnolo di “finocchio” a quello barranquilleño di…tutto. Non esiste un esempio migliore, per definire il lemma, del “belin” genovese.

Full“, “Chevere” e “Bacano” stanno poi a colorare ogni situazione o cosa di cui si voglia parlar con toni enfatici, sia essa una festa un professore o una bibita al mango. L’epiteto maggiore, il superlativo assoluto, si ottiene raggruppando il potere di ognuna di queste parole: “esta chica es full chevere” sarà il complimento migliore possibile.

Notevoli anche le influenze gringhe nella parlata, figlie di un cinema che non si doppia ma si sottotitola, quali “el man” per indicare “quel tizio”, pronunciato però come si legge: el man. Esiste comunque un’alternativa autoctona, “el niero“, diminutivo de “el compañero”.

La vita famigliare, a stretto contatto con le parlate e le espressioni del posto, hanno però insegnato (per bocca di madre di famiglia, va detto) la Perla Geniale, una di quelle espressioni che dovranno essere esportate e globalizzate: “el abrichocho“. Sarebbe il rhum, o un superalcolico in generale. Per comprendere meglio il concetto, è necessario sapere che il “chocho” è…il motore che muove il mondo. Chapeau.

Post-sequetro


25 Feb

100_1631.JPG

Immaginati il post di un sequestrato.

Le memorie veloci di un essere umano che nelle ultime quattordici ore è stato rapito da un gruppo misto ispanicolombiano, rapito per puro scopo ludico, nel senso che la violenza psicologica è sfociata in un delirio no-stop capace di andare in scena dalle 21.30 di una tiepida sera fino alle 11 della mattina successiva. Una due tre quattoridici ore.

Immaginati il post di un blogger sconvolto, tenuto in cutodia da forze maggiori alcolico-umano-musicali in grado di perpetuarsi fino alle ore calde della domenica mattina, di respingere nel mondo di fuori chiunque possa interrompere con qualsivoglia impedimento il sacrosanto diritto di celebrare santità non pervenute.

Prova a immedesimarti nella coscienza di un essere comune che spende le sue giornate a fotografare buche perenni e umane disperazioni addormentate sui marciapiedi, fondendoti tutto in un giusto stupore nel momento in cui scopri che anche la più malconcia baracca nel dedalo di Barranquilla è dotata di casse stereo per consentire alla rumba notturna di allietare l’anima.

Non lo so, e non lo sai, se alla fine riesci a trovare in tutto questo uno specchio di autoassoluzione. Uno straccio di dialogo mentale cosi incisivo da allegare una comoda risposta ad ogni illegittimo quesito. Ti porrai, debole essere umano, le tue domande, ma sappi che ogni tua risposta dovrà inevitabilmente adeguarsi agli usi e costumi del popolo costeñol, fiume in piena che ti prenderá per mano e ti sequestrerá nell’infinita notte delle Speranze.

Via dalle balle


21 Feb

via-vai.jpg

In Colombia, come pressoche’ ovunque nelle Americhe, si usa numerare le vie cittadine, suddividendole perpendicolarmente in “calles” e “carreras“, in logico ordine progressivo. Se la cosa puo’ generare assoluto sconcerto ad un primo impatto, con il tempo si impara a orientarsi nei labirinti cittadini, e bastera’ la logica per raggiungere qualunque luogo.

Mi viene cosi da pensare a via Cadorna. Non ad una in particolare, a tutte le Vie Cadorna sparse in giro per l’Italia.

Luigi Cadorna e’ stato il principale protagonista dell’inutile carneficina che ha straziato l’esercito italiano nella prima guerra mondiale. Generalissimo capo di uno dei piu’ potenti eserciti dell’Europa, ha ripetuto per 11 inutili volte la stessa sciagurata strategia di attacco agli austriaci macellando in pochi mesi 800.000 soldati. Le descrizioni ricostruite da storici quali Angelo Del Boca parlano di “un uomo sprezzante nei confronti dei suoi soldati e delle masse, con chiare pretese di controllo assoluto non solo dell’esercito ma anche del Governo italiano”.

Viste e considerate le spiacevoli sorprese che a volte riserva la topografia italiana, non e’ poi cosi male vivere in calle 43 con carrera 98.

Aqui´ Estoy


20 Feb

Non sarebbe nemmeno male, in principio teorico, la cosa. Vivere con gli autoctoni e´ sempre il modo migliore per aprire le porte su un luogo-X. La complicazione, si badi bene, e´ vivere in questa famiglia colombiana. Con questi coinquilini.La prova scientifica che qua si dice il vero dovrebbe essere chiara a tutti gia dal momento dell´analisi della situazione: mi trovo in uno sgabuzzino di 2metriquadri2, con un minuscolo finestrino che lascia filtrare aria calda per tirar dentro aria afosa e salsa, a tentare di scrivere il mio bravo post con un mac in tedeßco mentre coinquilini vari in posizioni acrobatiche chiamano amori e dolori vari sparsi per l´Europa. Li guardo e mi immagino una connessione a onde mentali stile yoga, piu che una chiamataSkype. Il problema di fondo e´ che le 3 velocissime reti satellitari promesse si siano poi rilevate un molto corto cavo portatore di molto lento internet tradizionale. Inutile tentare una reclamazione, per tutta risposta si ricerebbero in aggiornato elenco tutte le disgrazie impreviste che negli ultimi secoli si sono abbattute sulla famiglia, impenendo il gia programmato acquisto di un ruter (in colombia tutto si chiama come si pronuncia, quando e´ inglese. Ruter. Futbol. Beisbol) che, per carita´, con un contributo di Ustedes (voialtri, benvenuti europei) si potrebbe anche comprare.Ci si trova cosi in una sottile battaglia per la supremazia territoriale casalinga tra fazioni pluridivise, europei-colombiani, uomini-donne, eccetera. Giä, perche´ la famiglia colombiana (e qua probabilmente generalizzo un tantino) e´ alquanto spesso composta da madre ± figli, e a chi si chiede dove siano i mariti la risposta di Leo rimane – per adesso – la piu plausibile: fanno i taxisti (40.000 nella sola Barranquilla).Interessanti sono anche le attivita´di svago che si portano avanti nella Baracca, che vanno dal guardare la televisione allo stare a letto, con punte di esaltazione quando le cose coincidono, pero´sempre con volumi di musica adeguato. Giusto poi aggiungere, e´par condition, che l´ appeal della “figura paterna tipo” non e´ nemmeno quella ipoteticamente svolta dai suddetti 3 europei.I quali, a questo punto vanno descritti: oltre al Baltic Man, popola questa casa il braccio destro del Baltic Man, personaggione noto ai piu´, che gia´ aveva condiviso con il Nostro ragguardevoli avventure nella triste Savona. Leo svolge funzioni indispensabili per l´armonia della casa, che raggiungono il loro estremo nelle cosiddette “ore del riposo”. (ndr: mantenersi sul vago e´ d´obbligo, abbiamo appena scoperto che il padre del Leo onora queste pagine).Tipico caso di cilindro estratto dal cappello, l´arrivo del germanspagnolo Mateo ha allargato i confini della collaudata coppia, mostrando fin dall´inizio i tipici casi di intesa plurima e duratura. Tutto questo all´interno delle solite barriere linguistiche, lo spagnolo di un tedesco e´paragonabile approssimativamente al lituano di un italiano.Le prevedibili, eterne diatribe sulle abitutini alimentari logicamente si ripetono anche in questa circostanza; non riguardano tuttavia piu di tanto il gusto quanto le dosi, e se la cucina colombiana e´ sicuramente piacevole lo stesso non si puo´ dire a proposito delle quantita´ (non pensare di ostentare malcontento, per tutta risposta riceveresti l´aggiornato elenco di tutte le tragedie che nelle ultime stagioni di pioggia si sono abbattute sulla casa, ma se “comprate i mangos io ve li cucino”).No, e´ una cosa divertente, davvero. Che poi quando si viaggia tutto passa in secondo piano, le sorprese multiculturali la fanno da padrone e perfino l´acqua calda nella doccia ormai dimenticata passa in secondo piano.Che me ne farei poi dell´ acqua calda in Colombia?

Alt+64


19 Feb

Paese che vai e tastiere che trovi. Ogni internet cafe’ o computer in generale richiede una conseguente dose d’ingegno per trovare simboli essenziali come _ o .

¿¿¿Ma chi e’ il pazzo che in Colombia ha stabilito che @ si ottiene con ALT+64???

Mi vuoi?


17 Feb

   photo-0190.jpg

Rambler Nash classe d’argento 1955. Incontrata per caso, era lì sonnacchiosa davanti a un bar: il classico amore a prima vista. Fantasie scenografiche perfette immaginandone il glorioso passato. E lei stava li, si offriva, si faceva desiderare, mandava chiari segnali e un numero di telefono da richiamare.

Proprio non si può rimanere freddi davanti a certe perle, e la delusione polacca brucia ancora…

Work in process.

Destinazione Paradiso


13 Feb

df.jpgIl rapporto che lega i Colombiani -e i sudamericani in generale, e alcuni italiani -con gli scomodi statunitensi e´ una roba complessa, vecchia di diversi decenni, troppo complicata e inestricabile per starne a parlare qua.

L´impressione (chiaramente personale, per la carita´) e´ che si tratti di qualcosa simile alla sudditanza psicologica, un distacco ostentato e dichiarato nei confronti del “gringo” che pero´ non si appoggia su basi cosi solide, e che comunque e´ piu´ attenuato tra i giovani, categoria ovunque abbastanza “globalizzata”.´

L´impatto primo del sottoscritto con il cinema colombiano si e´ consumato proprio affrontando questo tema. Paraiso Travel, tratto dal romanzo di Jorge Franco, , affronta le problematiche di una coppia giovanissima che maldestramente tenta la fuga a New York. La critica colombiana lo descrive come uno dei migliori film della storia nazionale.

Il film e´ veramente interessante, a suo modo mostra allo spettatore le parallele tragedie dei tanti migranti senza cadere nei facili luoghi comuni, nonostante sia leggermente patinato da quello spirito di telenovelas che da queste parti e´ religione.

Se ti capita, guardalo.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


Ricerca personalizzata