Bizzarro connubio di latinismi e metallo. Voci da Bogotà parlano di un accampamento a cielo aperto che va avanti ormai da 4 giorni, nel Parque di Bolivar dove tra un paio d’ore inizierà il concerto degli Iron Maiden. Non mancano i toni del grottesco, postumi di una presunta intervista vecchia 15 anni nella quale – si narra – Bruce Dickinson dichiarava più o meno: “Fosse per me, sparerei una bomba atomica sulla Colombia”. Logicamente ho pensato di unirmi alla combriccola, ma mi hanno spaventato le 20 ore che mi separano dalla capitale. Poi, mi sono detto che per la musica effettivamente mi sono macchiato di pazzie ben peggiori, ed è a quel punto che sono giunte le paranoie economiche di un bilancio da far quadrare. Ho quindi trovato un’altra giustificazione nel detto universale “dai, si vive una volta sola”, ma è sopraggiunta un’altra constatazione. I Maiden non mi sono mai piaciuti più di tanto. Mai, escludendo forse solamente Live after Death. Mi è sembrata una giustificazione accettabile.
Una certa percentuale di chi capita su questo blog non ha la minima idea di come funzioni la faccenda, o di cosa sia quel pezzo di plastica posto sotto la loro mano destra, altrimenti non si spiegherebbero mail quali “scusa ma come si fa a vedere quelle cose lì che avevi scritto più o meno intorno a Natale?”. C’è però una notevole percentuale di gente che, come si dice, “ha studiato”, ed a loro chiedo: si può pubblicare una presentazione in PowerPoint su un blog, che so, mettiamo su questo blog?
Ci sono chiari segnali che l’uomo saggio deve saper leggere. Cinque minuti fa, per esempio, la ragazzina più giovane che popola questa simpatica casa già conosciuta ai più ha sfasciato completamente la porta-finestra, vittima di quell’effetto collaterale chiamato trasparenza che ci inganna, ammettiamolo, un po’ tutti. Nei giorni prossimi Baltic Man entrerà nella sua nuova magione, non si scherza con il destino.
C’è una via vettoriale più di altre che ricorda terre lontane. L’odore (puoi leggerci puzza o puoi leggerci profumo) di benzina che riempie allo stesso modo le strade del Sur o quelle di Pechino. Non è la stessa benzina del mondo di sopra, nessuno sa cosa brucino per davvero queste macchine, ma è un qualcosa che sa di lontano.
La metamorfosi del “viaggio” raggiunge e supera infiniti stadi. Uno in particolare va sempre approfondito: il viaggio mentale. Tutti dovrebbero perdersi in un labirinto infinito semplicemente riposando gli occhi oltre il qualcosa, e risalire fino al Principe dei Perchè trasportato da un giro in si minore. Collegare con l’assurdo orbite che altrimenti non si toccherebbero mai, e da lì contemplare in dolby surround il tutto.
-(la foto sopra è di una certa Tarja)-