American college

01 Feb

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Visto che casualmente il fato mi ha condotto in questa grande città dove altrettanto casualmente il mio brother sta frequentando la quarta superiore americana, mi sembra rientrante nei compiti del fratello maggiore controllare la situazione dal vivo.

E’ per questo che, indossata la mia brava uniforme bianco-beige della rispettabile Lamar High School, e con un po’ di complesso d’inferiorità per non essere riuscito a trovare una pistola o una mitragliatrice che i miei pregiudizi ritengono necessarie per districarsi in una grande scuola americana, alle 8.30 mi sono presentato col fratello ai cancelletti di partenza.

Lo shock è grande, soprattutto per chi come me ha passato i suoi 5 anni di superiori in una scuola di 300 persone e si ritrova adesso in un ambiente con 3.500 studenti. La situazione è esattamente come te l’aspetteresti, con lunghi corridoi adornati di armadietti ed affollati da ogni prototipo di teenagers mille e più volte vista nei vari film americani, tanto che appena entrati nei bagni qualcuno potrebbe pensare di trovarsi nella scena finale di American History X.

L’organizzazione della baracca è impressionante: le classi sono impostate in stile universitario, sono gli studenti quindi a scegliersi le lezioni che più gli interessano e ad agire di conseguenza. E pazienza se alcune cose possono sembrare ridicole (come il saluto alla bandiera all’inizio della mattinata), il progresso sono quei computer in ogni classe e la trasmissione “a reti unificate” alle 11.30 del telegiornale gestito e creato interamente dagli studenti. A discapito dei luoghi comuni va poi sottolineata l’importanza che le High School danno agli sport, forse per sana rivalità con le scuole nemiche o forse per smaltire cheesburgers e cocacole, un’importanza estrema: quasi tutti giocano a football o a basket o a soccer, e i coach spesso insegnano anche altre materie.

Altrettanto bizzarro è vedere come gli studenti si suddividono in clubs, come il “gruppo degli studenti gay” o il “gruppo italiano”, mentre i loro rappresentanti sono scelti tra il circolo dei repubblicani e quello dei democratici. Logico.

La ciliegina sulla torta è comunque la classe di italiano (inutile aggiungere che quel cazzaro di mioi fratello frequenta – e con inaspettato profitto – la classe di italiano), dove una pseudoprofessoressa messicana arricchisce le lezioni con preziosismi come “abbiamo riduto” che rendono tutto decisamente più divertente.

5 Responses

  1. Henry ha detto:

    Non smetto di seguire questo tuo diario di viaggio con interesse, grazie per i frequenti aggiornamenti!
    Viviti l’Esperienza!

  2. ilaLuna84 ha detto:

    ahahaha “abbiamo riduto”?! 😀 Bellissimo il tuo blog! Poi mi appassiono sempre ai diari di viaggio (viaggiare è una delle mie grandi passioni). Quindi rassegnati: tornerò.

    PS: Grazie della visita al mio blog

  3. Baltic Man ha detto:

    Sempre la benvenuta!

  4. (Cuneo) ha detto:

    Pazzesco, perché devo morire d’invidia così?! Vai all’apple store! 😀

  5. Baltic Man ha detto:

    No, vado a Barranquilla! Ci si aggiorna da là 😉

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Diary of a Baltic Man

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