Linguistica applicata

26 Feb

Ammettiamolo, il castigliano che si parla in Colombia è eccellente. Nonostante il malcelato disprezzo che accomuna baschi catalani e andalusiani di Spagna nel condannare le distorsioni linguistiche operate dalle popolazioni sudamericane, tutti concordano nel definire la parlata colombiana come la migliore, sotto il tropico del Cancro.

Reso il giusto omaggio ai colombiani, è comunque interessante analizzare alcune particolarità con cui si esprimono. Questo Paese conta 65 lingue ufficiali, indigene discendenze dalle parlate indie, e se per caso qualcuno volesse perfezionare il suo quechua o il chibcha si consiglia vivamente un viaggio nelle terre dell’est, là dove il verde viene definito con più di una parola.

Limitando però il punto d’osservazione agli slang regionali, salta fuori tutto il lato folkloristico delle popolazioni costeñe, regione a cui (lo avrai già capito) Barranquilla appartiene. “Marica“, ad esempio, transmuta il suo significato spagnolo di “finocchio” a quello barranquilleño di…tutto. Non esiste un esempio migliore, per definire il lemma, del “belin” genovese.

Full“, “Chevere” e “Bacano” stanno poi a colorare ogni situazione o cosa di cui si voglia parlar con toni enfatici, sia essa una festa un professore o una bibita al mango. L’epiteto maggiore, il superlativo assoluto, si ottiene raggruppando il potere di ognuna di queste parole: “esta chica es full chevere” sarà il complimento migliore possibile.

Notevoli anche le influenze gringhe nella parlata, figlie di un cinema che non si doppia ma si sottotitola, quali “el man” per indicare “quel tizio”, pronunciato però come si legge: el man. Esiste comunque un’alternativa autoctona, “el niero“, diminutivo de “el compañero”.

La vita famigliare, a stretto contatto con le parlate e le espressioni del posto, hanno però insegnato (per bocca di madre di famiglia, va detto) la Perla Geniale, una di quelle espressioni che dovranno essere esportate e globalizzate: “el abrichocho“. Sarebbe il rhum, o un superalcolico in generale. Per comprendere meglio il concetto, è necessario sapere che il “chocho” è…il motore che muove il mondo. Chapeau.

11 Responses

  1. Il Babbo ha detto:

    Mi sembra strano che in meno di un mese il valoroso baltic man abbia “semioticato” l’idioma colombiano. La perplessità mi sorge allorchè si paragona il ligure “belin” a “marica”.
    Come ben si sa il ligure “sgroezu” ha “belin” in bocca quale intercalare comune, mentre mi risulta, dalla mia frequentazione della regione del Huila (alto rio Magdalena), che “marica” ha mantanuto il significato che ha nello spagnolo “classico”e viene usata come insulto e per dileggio.
    Non vorrei che il nostro sia stato ingannato dai burloni locali.
    Più plausibile, anche perchè insegnata dall’anfitriona (donna posata(?) e di sicura esperianza e confermata dal premio nobel Benigni (per la parte chocho), la colorita espresione “abrichocho”

  2. Baltic Man ha detto:

    …intervento accademico.

    A dir la verità, no. “Marica” lo usano veramente tanto, proprio come intercalare in ogni frase per sottolineare qualsiasi cosa. Certo il suo significato principale è quello “classico”, che però inflazionato cosi tanto ha perso il suo significato di insulto.
    Nel dubbio qua sollevato, però, ho chiesto conferma un attimo fa all’anfitriona che placida ha confermato.

  3. Cournot ha detto:

    Mi sento in soggezzione di fronte a cotante disquisizioni di carattere squisitamente lingiustico, il Baltic Man con questi post sembra quasi volerci convincere che i suoi sono viaggi anche di studio… illuso!

  4. Baltic Man ha detto:

    Non so, vorrei sottolineare che si sta discutendo su “marica”… non propriamente su filosofie eccelse…!

  5. ella ha detto:

    hola!!!

    un saluto da questa terra colombiana caro amico :))
    come ti va?

    capisci adesso un pó della magia di cui ti parlavo…?????

    il sito l’ho cambiato e anche il blog–

    quando torni in italia? ma ci torni?
    ;)))
    besos da un migliaio di km, in tierra “fria”, all’interior di questo grande pais che ci accoglie

    chao pues

  6. Flavio ha detto:

    Ciao Sandro. ¿Vuoi far cambio con la lingua chilena? Io ci sto. Sembra che i Colombiani siano tra i più istruiti in America Latina, nonostante non sappiano parlano il Latino. Chissà perchè…
    ¿Come va l’esperienza colombiana? ¿Non ti hanno ancora dato del “huevòn”? È un insulto usato in Chile e anche il titolo di una “pelicula” chilena.
    Tornando alla cultura. Qui c’è una bassissima densità di lettori, tanto che Bolivia e Perù diventano “Biblioteche d’Alessandria” al confronto.
    ¿E in Bolivia?
    Ciao.

  7. Baltic Man ha detto:

    Ahi los sudamericanos!

    Ella: ho visto che il blog è cambiato, il vecchio non funziona più. E’ difficile starti dietro, ¿¿mi mandi il nuovo link?? Per il resto, aspettati una possibile visita nel Quindio in tempo pasquale!

    Flavio: ho conosciuto un paio di cileni e…no, mi tengo volentieri la hablada costeña! Cultura….qua il livello è effettivamente alto, la biblioteca di Barranquilla è quasi “europea”.
    D’altronde, qua vicino è nato Garcia Marquez…!

  8. ella ha detto:

    http://www.ellasicily.blogspot.com

    ti aspetto per pasqua ;))))

  9. Cournot ha detto:

    Una disquisizione su cosa vuole o non vuole dire finocchio è linguistica di alto livello.
    Ridevo tra me e me pensandoti andare in giro a dare del frocio (con tutto il rispetto) alla gente pensando di fargli un complimento…Ah

  10. Baltic Man ha detto:

    Questo blog non ha mai voluto essere serio!

    Il problema, comunque, era di senso opposto: io andavo in giro e pensavo che tutti mi dessero del frocio (con tutto il rispetto)…!

  11. Cournot ha detto:

    🙂

Leave a Reply

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


Ricerca personalizzata