Berluschavez

10 Mar

Lo schermo li racchiude finalmente tutti nello spazio di pochi centimetri. Lì, nel multiplo incrocio del faccia a faccia, troneggiano i Signori della Non Guerra che fanno bestemmiare e incuriosire la massa di tre popolazioni e forse più. Intorno a loro tutti gli altri, gli amici degli amici dei nemici, che applaudono e sogghignano a quest’uno o a quell’altro.

L’immagine del politico inteso come “tradizionale” è offuscata dalla serie di patemi in stile-sudamerica e da ironie seminate qua e là come se si trattasse di una ciarla tra amici, l’inganno comunque non funziona perché il fiume di parole scorre fino ai lidi di altri politicanti, 4000 o 8000 km piu in là.

Si parla di guerriglia, dunque. Problemi grossi, invasioni di confini e documenti segreti in chissà quale microchip. E si decide di risolvere il problema scegliendo di non risolverlo: ogni Presidente, non appena investito del Dono della Parola, si lancia in uno snocciolamento prodigioso dei risultati conseguiti negli ultimi X anni dall’Y paese, ed è a quel punto che il piccolo schermo deve risvegliare il livello di panico collegandosi in diretta con la Guajira. Proprio da quelle parti negli ultimi minuti pare che un’imprudente e stressato camionista venezuelano abbia portato il mondo sull’orlo del disastro decidendo di non fermarsi allo stop, invadendo a suo modo il suolo colombiano. Seguono resoconto della conseguente minisparatoria, il racconto shoccante di una sopravvissuta, la rassicurazione “per fortuna niente vittime” ed il faccione del Guido Bertolaso colombiano che invita alla calma e al buonsenso.

chavez.jpgEd è a quel punto che ti appare Lui. Tronfio, rossocravattato, riempie lo schermo e l’audience. E subito si lancia nel racconto cronologico di questa tremenda crisi, raccontando aneddoti inediti che lo vedono protagonista e benefattore. Fino alla tremenda rivelazione: questa faccenda non ha soluzioni finchè gli Stati Uniti ed i loro presidenti esistono. L’appassionato ascoltatore a quel punto ha un sussulto, ma non è che il preludio al colpo finale: per sottolineare i buoni rapporti tra il Venezuela e il Nicaragua Chavez si lancia nel canto della nenia popolare nicaraguese più famosa. Lì, nel vertice di Santo Domingo, Hugo Chavez Frìas canta. Lo giuro.

Un qualcosa mi tocca il ginocchio. Controllo, è la mano del compare tedesco, Mateo. Mi guarda sogghignando, mi dice: “ehi, dovresti esserci abituato, non fa così anche Berlusconi?”

5 Responses

  1. donquishote ha detto:

    Per Bacco ci assomiglia anche al berlusca…come si riesce a finire chissà dove…

  2. fakunin ha detto:

    Chissà, c’è chi dice che gli auguri in ritardo attirino malocchio e sfortune! Comunque…auguri!Sorry per il ritardo ma mi ero perso il post che lo annunciava.

    Sulla somiglianza Chavez-Berli avrei alcuni dubbielli:
    Chavez sembra decisamente più alto (metterà anche lui le scarpe con il tacco?), ha una capigliatura più folta e osa vestirsi di rosso, cosa che Berli non potrebbe mai fare per non essere abbattuto dai cecchini che proteggono la sua casa dal pericolo comunista.

  3. Baltic Man ha detto:

    E grazie anche a te.

    Bisogna proporre a Silvio la versione italiana di “Alò Presidente” su Rete 4 lunedi alle 20 e trenta e il connubio sara’ perfetto….!

  4. marco ha detto:

    ha ha!!berluschavez!!
    oserei dire anche che sono proprio belli ugualmente!!!

  5. Cournot ha detto:

    Eh no no no! Dovete smetterla con questi paragoni campati in aria: se per caso Chavez fosse un appassionato lettore delle avventure del Baltic Man ora sarebbe estremamente offeso dall’ignobile paragone!
    e chissà che non decida di oscurare questo blog in tutto il venezuela.

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Diary of a Baltic Man

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