Istantanee a pioggia

22 Mar

Mentre tutto scorre. Scorrono diverse tinte di verde, in un mosaico di specie vegetali mai viste nè immaginate che si ammassano più in là della striscia di asfalto. Lentamente sfilano carri, buoi e cavalli, in questo continuo saliscendi che inesorabile caratterizza la Colombia del centrosud. Seduto li a fianco, nel polveroso cassone di una jeep, un militare al termine del suo calvario se ne torna a casa. Nasconde un pappagallo verde e giallo in un sacco, ricordo dei suoi mesi nella selva. Le formidabili “palmas de cera” della Valle di Cocora, roba che cresce solo lì. L’affanno festoso del Giovedi Santo di Neiva, nella sua contrapposizione tra proibizionismo alcolico e Peccato: è proibito l’alcol ma ovunque si sbrana carne. Quel padre di famiglia che accompagnandoti all’ostello ti mostra le foto dei suoi figli. Disquisizioni mentali sull’impossibilità di viaggiare da solo: 15 minuti dopo aver lasciato Barranquilla il tentativo era già sfumato, e adesso ci si muove costantemente in 5. Scorrono le genti e i popoli, dalla terra di San Augustìn affiorano souvenir di popolazioni precolombiane sparite chissà dove. El hijo de puta dell’autobus, che vende 32 biglietti per 28 posti, e allora bisogna discutere e poi litigare e poi sedersi su un gradino e chiudere gli occhi scaraventato di qua e di là dalle curve dalle buche e da Syd Barret. Quell’amico fenomenale che manda email dall’italia dicendo “avevo un amico a medellin, guarda se lo trovi”. Quell’altra amica che stava sperduta nel Quindio, e rivederla è stato un ritorno a Notti Baltiche. La ritrovo come l’avevo lasciata, mi ritrova come mi aveva lasciato. Probabilmente ho anche gli stessi jeans. Le facce, gli occhi e gli accenti, cosi colombiani cosi diversi dalla colombia del nord. Considerazioni perfino sul vento, mi si dice “chiudi gli occhi e spegni i sensi, renditi conto solo dal vento che sei in sudamerica. La gente della strada che ti vende tutto quello che si potrebbe comprare, si capisce quando dalla polvere esce un trattato su “La persecuciòn sovietica en la Iglesia de Lituania”. Musiche che si mischiano si confono ma mai si picchiano tra loro. Simon Bolivar in tutte le sue forme bronzee, a Manizales è un incrocio tra uomo e condor. Scorrono anche le acque, e veloci, e calde e fredde sottoforma di terme e di cascate. Il colombiano che si illumina per spiegarti che ha un cugino a Latina. Tutta quella gente di là dall’oceano, chissà cosa sta facendo, mentre le strade del Sud America lentamente scorrono.

4 Responses

  1. ella ha detto:

    fantastico riincontrarsi 🙂

    buona continuazione amico y cuidate!

    a presto, spero in quel del caribe..

  2. fakunin ha detto:

    Che storia… ti lasciai a Barranquilla e ti ritrovo su un’ignota strada colombiana! Ora mi leggo i post dei giorni precedenti per vedere se capisco dove sei finito! Hai messo delle foto da qualche parte?Buon viaggio

  3. juano ha detto:

    Sandro, fratello, comme vai? non sei ancora kidnapped al chocó?
    yo ya de vuelta en casa, recordando y ordenando en la mente todas las imágenes de este paseo.
    Ya colgué algunas fotos en un nuevo,
    flickr.com/sircanardos/ (no fue sirconnard finalmente… pero ya vendrá!)

    abrazo
    Juano

  4. Baltic Man ha detto:

    Argentinooooo!!!
    Que no, no chocò hasta ahora, lo que pasò el domingo en San augustin es algo increible y ahora “es un mundo dificile…!”
    San Augustin y sus tartas. Ya te contarè!

    Chi vuole foto di locombia, non deve fare altro che seguire il link di cui sopra, tenendo presente che sono frutto di un argentino profesional.

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Diary of a Baltic Man

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