Ocean Breathe (e interferenze moleste)

21 Apr

100_2299.JPG

Invidio il tempo in cui la lontanza era entità tangibile, e gli Oceani erano Oceani.
Quell’epoca ormai andata del “mollo tutto e cambio vita”, self-balla raccontata da milioni di sè stessi ad altrettanti milioni di sè stessi ma che perlomeno lasciava il seme della speranza. Ormai non si può più.
Non si può più costruire un programma e vivere di sogni perchè il Vecchio Mondo s’intromette, non esistono più le barriere, e gli Oceani non sono più Oceani.
Nessuno può più immergersi nelle scuse della lontananza, psicofisicaemotiva, per costruirsi castelli duraturi nel lato di qua: la falla s’incontra nella Casella Mail, tremendo uccello del malaugurio quotidiano, che senza navi e senza aerei non si sa come attraversa gli oceani.
E’ scomparsa la sudditanza agli spazi fisici, precisi contenitori di regole rigide a cui non si poteva scappare, e con lei sono scomparsi non solo i muli e i cavalli ma anche i treni e i piedi, per rimanere agganciati a metalliche ali.
E’ andata perduta l’arte dell’ubiquità, il mistico incedere di vite parallele intercomunicanti su pezzi di carta gialla, è andata perduta nei vuoti telegrammi giornalieri imposti da entità lontane.
Non c’è più niente da raccontare, dall’altra parte del muro, e non perchè si sappia già tutto ma perchè nessuno le vuole più conoscere, ho visto dar fuoco a montagne di libri per produrre batterie al litio.
Tutti insieme abbiamo rinunciato alla magia della solitudine, incatenandoci l’uno con l’altro allo stesso albero di piombo, e scappando tutti insieme e tutti insieme nella stessa direzione ci siamo ritrovati in massa, dall’altro lato dell’Oceano.

Mi parli di cose che non voglio sentire, ti infili in cuniculi bui per raccontarmi metriche complesse, e semplici, e inutili. Mi annoi. Ti ascolto solo quando mi urli addosso i miei fallimenti, mi rendono più dolce la brezza al rhum. Dimmi dove devo essere, scrivimi cosa devo fare, allega alle tue mail un paio di manette. Cercherò di scappare ancora più lontano.

p.s. I piedi son di Leo.

Tags: , , , , , , ,

7 Responses

  1. Henry ha detto:

    Bello, intenso il finale, davvero mi piace.
    Continuo a leggerti – vivitela bene, so che le virtual manette non saranno sufficienti a fermarti.
    Anzi,
    anzi.
    Buon tutto,
    Henry.

  2. Baltic Man ha detto:

    Grazie Henry, anche io continuo a leggerti e ad apprezzarti.
    nonostante il tuo blog stia diventando sempre meno blog!

    Buon tutto!

  3. ella ha detto:

    ma è taganga quella foto…???

    e.. tranqui..non è l’oceano che fa quest’effetto.. sono le 6/7 ore di differita col mondo….
    o forse no

  4. juano ha detto:

    Bravo Sandro, bellissimo. La soledad, el espacio y el tiempo en un fino retrato.

    Hay, por supuesto, quienes no renuncian a la magia de la soledad y la reconocen implacable, infinita.

    TU – J.L.Borges
    “Un sólo hombre ha nacido, un solo hombre ha muerto en la tierra. Afirmar lo contrario es mera estadística, es una adición imposible.
    No menos imposible que sumar el olor de la lluvia y el sueño que anteanoche soñaste.
    Ese hombre es Ulises, Abel, Caín, el primer hombre que ordenó las constelaciones, el hombre que erigió la primer pirámide, el hombre que escribió los hexagramas del Libro de los Cambios, el forjador que grabó runas en la espada de Hengist, el arquero Einar Tamberskelver, Luis de León, el librero que engendró a Samuel Johnson, el jardinero de Voltaire, Darwin en la proa del Beagle, un judío en la cámara letal, con el tiempo, tú y yo.
    Un solo hombre ha muerto en Ilión, en el Metauro, en Hastings, en Austerlitz, en Trafalgar, en Gettysburg. Un solo hombre ha muerto en los hospitales, en barcos, en la ardua soledad, en la alcoba del hábito y del amor.

    Un solo hombre ha mirado la vasta aurora.
    Un solo hombre ha sentido en el paladar la frescura del agua, el sabor de las frutas y de la carne. Hablo del único, del uno, del que siempre está solo”.

    aqui hay una traducción: http://spanishpoems.blogspot.com/2007/01/jorge-luis-borges-t.html

  5. donquishote ha detto:

    Touchè, comunque J.L.Borges riassume bene il concetto: l’umanità è una. E’ vero molte volte ci viene voglia di estraniarci, ma questo è perchè non sappiamo dare il giusto peso a quello che ci si presenta.
    L’uomo vive per imparare a dare il giusto peso, il monaco si sacrifica per noi per insegnarci il modo (voi mi pare non siate monaci…).
    La via maestra per imparare a vivere è il sacrificio e l’ascolto, il rifiuto e la fuga sono da vili o peggio da pigri (il vile per lo meno ha visto qualcosa e ne ha avuto paura).
    Le mail dall’altro mondo recano le manette della realtà che prima o poi dev’essere affrontata, il problema è che vengono filtrate come la brezza del mare nella foto.

  6. donquishote ha detto:

    Scusate da correggere in COME IL RESPIRO DELL’OCEANO, il fatto è che le mail sono brezza mentre i piedi filtrano addirittura il respiro dell’Oceano!!!… quindi finchè ci sono piedi di tale poderosità non temete le mail!!

  7. Baltic Man ha detto:

    Gracias Juano por el contributo fantastico!

    Ahì està la verdad. E la saggezza.

    E comun que, per ascoltare e imparare deve esserci dall’altra parte della barricata qualcuno che abbia qualcosa da dire no?!

    Ottimo Ella non ti sfugge niente, quella è Taganga.

Leave a Reply

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


Ricerca personalizzata