Mariposa Tecknicolor

27 Mag

Stavo parlando con una faccia ignota quando lei entrò. Aveva un bracciale di conchiglie grigie stretto al polso, e legata tra i capelli una piuma rossa le accarezzava il collo. Un incanto di età e di epoche e di sostanze differenti attorno a lei, la accompagnavano altre facce ignote che seguivano la sua scia nella nebbia di cento e mille segnali di fumo degli antichi indios. Aveva un bracciale di conchiglie legato al polso, e ai miei occhi risaltavano come l’immagine di quella cosa abominevole che gli italiani chiamano “manette” e i saggi spagnoli “esposas”. Non mangiò non bevve e nemmeno fumò, almeno così diceva l’apparenza, lei mangiava e beveva e fumava con un’altra scala di valori. Intrugli speziati e ghiaccio masticato a cubetti.

Continuavo a nuotare nel fiume di idiozie che il disgraziato davanti a me bagnava con il rhum a ritmo continuo, e mentre Fito Paez diffondeva magìa e matematica, in sostanza musica, leggevo sotto la sua pelle d’ebano la trama di un copione già scritto. Mentre mi fissava le scarpe e l’anima entravo nei suoi occhi, occhi neri e poi azzurri e adesso verdi e infine spenti; ad ogni flash nell’oscurità corrispondeva un’immagine distinta nel disordinato catalogo totale, e tutte le patine diafane ricorrenti in un’alba che si confonde tra notte e mattino ritornavano a me e sporcavano Fito Paez. C’era un coccodrillo di plastica appeso al muro, sopra la porta dei cessi.
Poi, destra e invisibile, lei lo pensò e io mi alzai, e mentre mi incollava addosso il destino con le dita immaginavo scorrere nel suo sangue un mare di coriandoli colorati e sentivo su di noi il peso di tutte quelle varie amebe e dei loro occhi etilici, fino a buttarmi nel vuoto sperando di atterrare alla fine in un quadro di Gauguin.

Mi risveglio adesso qua, solo e nullo su un pavimento di finto marmo, bagnato da un insieme di ghiaccio che nel frattempo si è sciolto. Sopra di me c’è un’insegna e dice “Neuropharma”, e quando con inerzia i sensi si riappropriano del mondo tutto quel che trovo è un bracciale di conchiglie grigie legato al polso.

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4 Responses

  1. ella ha detto:

    ci sei dentro compare…sei dentro il realismo magico… tutto il resto non esiste..

    fantastica

  2. Donquishote ha detto:

    Ecco perchè vince la realtà, noi ci perdiamo nel realismo magico e quella ci metterà delle manette a volte anche aihmè vere, la realtà ci sopraffarrà? …ma si sa lo spirito è sempre libero di gridare che ci sono tante realtà… ed è quantisticamente vero, fatto sta che per ora i dadi girano in altri versi finchè non verrà Qualcuno che fermerà i giochi sui numeri veri.

  3. Andrea Russo ha detto:

    Guarda il lato positivo: se il sogno fosse continuato probabilmente lei sarebbe venuta via con te, vi sareste sposati. Alla fine dei tre anni di matrimonio necessari ad ottenere la cittadinanza Italiana, avrebbe iniziato a tornare alle 4 di notte a casa dopo essere stata a ballare con amici centroamericani dalla faccia stile-Alcatraz. Infine sarebbe fuggita con qualche tipo losco e tu saresti rinato cervo a Primavera.

  4. Baltic Man ha detto:

    “Tutto il resto non esiste”.

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Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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