Archive for maggio, 2008

Black holes


10 Mag

Scendi per strada cercando la tua moltitudine giusta, in quella fiumana di genti diverse diverse da te. Dritto avanti a passo deciso verso la catastrofe. Hasta ahora todo va bien, hasta ahora todo va bien, hasta ahora todo va bien. Il contorno sonoro è insopportabile, respiri e urla di una città qualunque in un momento qualunque, adesso il contorno sonoro è inesistente o il filtro delle tue orecchie ha cancellato il mondo. Un mototaxi impazzito recita contromano il suo dribbling folle sul marciapiede.
Il fischio nelle orecchie lasciato dalla sua voce è forte, gli occhi bruciano e non è il sole dei caraibi, la pelle è gelata di sudore strano, decisamente fuori luogo sotto il sole dei caraibi. Disgraziate anime si riflettono nella miriade di specchi dispersi lungo la strada.
Dritto avanti a passo deciso verso il chissà, scrollando dalle spalle il peso di un anno e mezzo di vita, scrivendo la parola fine proprio lì dove non l’avresti aspettata mai, dopo mesi giorni e millenni di promesse e verità rinnegate nel fondo dell’etere, dopo fellings continuativi che superavano le montagne e asfaltavano gli oceani.
Il telefono squilla e l’istinto lo spegne, il mondo richiama a rumbe elettroniche che da questa sera segneranno l’inizio di nuovi capitoli, pagine bianche e vergini che con consenziente masochismo s’immolano alla consapevolezza di futuri dolori. Quattro operai affaccendati a lavare un semaforo, la città sprofonda nella sua propria vergogna e quelli si inutilizzano nel fondamentale atto di lavare un semaforo. Piovono dal cielo rimorsi di coscienza, effetti collaterali non del tutto previsti e tantomeno illegittimi. Piovono dal cielo e l’istinto li spegne.

Lì vicino, nella polvere dell’ombra sotto un mango, un cane schifoso si morde le costole e regala uno sguardo d’intesa alle bestie sue simili.

You could never be as good as she...

www.balticman.net


09 Mag

Ebbene si. Da oggi il blog prende vita propria e diventa una roba tutta sua, www.balticman.net. Non è stupenda la cosa?

Grazie, come sempre, al padre ispiratore di questo giocattolino che, lo ammetto, ha reso più belli e condivisi tanti fogli di carta strappati a un viaggio.

Darius – o David – ovvero: in ogni villaggio c’é uno scemo


07 Mag

milhouse.jpgUna grande nuvola nera segnala l’incombere di queste presenze costanti. Le folle si ammutoliscono, e i piú saggi si allontanano. C’é chi sostiene che anche gli uccelli smettano di cantare.

Nei giorni piú freddi di Laisvés Aleja come nel forno a cielo aperto di un mezzogiorno caraibico, Darius – e David – vagano nell’aere con lo stesso costante obiettivo. Una volta individuato, non c’é via di fuga: essi si avvicinano con passo deciso, una luce accende il loro sguardo, piú in lá dell’inestricabilitá della loro complessa vuotaggine cronica e cranica. E’ il preludio. Quello che segue sono le stesse domande di ieri, in attesa delle medesime risposte dell’altro ieri. Dialoghi vuoti, dialoghi costanti, dialoghi pesanti cosí pieni di niente che irritano all’inverosimile. Mi immagino cosí le zecche dei cani. Con la faccia di Darius, o di David.

Certe volte, sorprentemente, Darius – o David – si spingono piú in lá del prevedibile:
Darius (o David): “…e senti un po’, non hai un account facebook o skype o msn?”
Baltic Man: “…no, non conosco queste diavolerie.”
Darius (o David): “come no! Ci permetterebbero di essere amici anche via internet”
Baltic Man: “io non sono tuo amico”.
Darius (o David), accusando la botta dietro l’occhiale ma rialzandosi come il miglior Tyson: “allora dammi il tuo numero di telefono”
Baltic Man: “Perché? Non voglio essere tuo amico”
Darius (o David): “no, cosi, magari possiamo vederci anche di sera, andare al cinema, o ti faccio conoscere tutti i miei amici, sono simpatici sai, e si chiamano tutti Darius, o David”
Baltic Man, sudando ghiaccio: “ah. certo. 301…”
Darius (o David): “Ma questo é il numero dell’altro italiano, ce l’ho giá”
Baltic Man: “Ti sbagli, é il mio. Chiamami pure, questa notte, verso le 3”. E fugge.
Darius (o David), affannato, ricordando l’immagine di una sposa incinta al decimo mese che saluta l’amato sul treno che lo porta alla guerra: “…a stasera, amico mio”

Chinese folklore


06 Mag

chinese-press.jpg

“En la foto, militares chinos se preparan para revestirse con ropas de monjes… tomada, a escondidas, el 20 de marzo por la Agencia de Comunicación de Gran Bretaña.

Los monjes de Lhasa dijeron que ellos estaban encerrados y en absoluto no estaban en la manifestación. Algunos lo sabían desde el 20 gracias a esta foto ‘robada’ en condiciones de control irrefutable. La foto pasó por Italia hasta nosotros, testimonio de la desinformaciòn china”

[aggiornamento – 4 anni più tardi: la foto non c’è più. Al suo posto, una gradevole pubblicità].

Vento di Guajira


05 Mag

sainn-wuu.jpgsainn-wuu.jpg

Proprio nell’angolo del suo estremo nord geografico, il Sud America stupisce ancora una volta e si colora di sè stesso.
Nel desertico scorrere della Penisola di Guajira, le facce della gente parlano di indio, seguendo il ritmo lento della loro genetica che fa di queste terre i luoghi più rilassanti della Colombia e, conseguenza diretta, lontani anni luce dal progresso degli altri.
Fotografie d’altri tempi si compongono là dove finisce la meccanica del pick-up, fotografie che con i piedi al vento non provo nemmeno a rubare alla gente di Guajira e all’istantanea della mente, l’mp3 d’istinto nasconde Audioslave e propone Fito Paez. Con i piedi al vento. Vento che sa di gasolina, si respira nell’aria, il Venezuela con il suo oro nero è dall’altra parte del muro e il contrabbando di energia è lì, tangibile ad ogni kilometro, racchiuso in taniche che impregnano la terra, gli animali e la vita.
L’incanto si rompe e si trasforma quando scompaiono i benzeni e le narici s’inondano di sale, brezza d’oceano un po’ benedetta e un po’ puttana che brucia le pelli e accarezza i capelli.
Lo sguardo al mare nelle grida di Riohacha al tramonto è un’intersezione di arti diverse, fotografia pittura musica e perfino letteratura, tra le pagine di Garcìa Marquez il Grande Tutto è già stato consacrato all’immortalità. Perchè l’atmosfera e i tempi e la primavera ispirano per davvero Amori ai tempi di Colera, tormenti e passioni umane che viste da qua sembrano meno fantastiche e soprattutto più vicine.
Guajira è quel tipico nome che sa di lontano, di vicino, di occhi allungati e di gasolina.

Foto, splendida foto, di “Gomoku”.

Primimaggi alternativi


03 Mag

Il Primo Maggio in Colombia ha un significato ancora forte. L’impressionante tasso di mortalitá tra i sindacalisti rimane, appunto, impressionante, e ben spiega le problematiche politiche del paese. Il sindacalista, “professione” sempre piú discutibile e politicizzata in Italia, da queste parti é un lavoro per martiri.

Il Vallenato é l’identitá culturale per molti colombiani, le basi storiche di una musica semplice che ha reso famosi internazionalmente personaggi come Carlos Vives. Valledupar, ai piedi della Sierra Nevada, oltre ad essere una base storica per molti gruppi paramilitari é la capitale di questa strana musica.  In questi giorni di festival, tra sombreri gialloneri fiumi di ron e personaggi bizzarri dalle fisarmoniche infuocate, Baltic Man soffre ma sopravvive grazie al suo mp3.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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