Similitudini extemporanee extraterritoriali

05 Ago

La cienaga del Magdalena s’impadronisce delle terre. Rassegnati sotto il sole cocente, i contadini di ColombiaCaribe abbandonano le loro mule per canoe e a colpi di machete si riprendono ciò che resta del loro duro lavoro. Facce forti, facce brave, e in spagnolo “bravo” non è il buono ma l’arcigno, il duro. Figli della terra e terra stessa, rapporto profondo e totale coltivato (questa è la parola giusta) senza più contar gli anni o i decenni, solamente le stagioni.

Ricordo un universo lontano. Erano gli anni delle macchie d’erba sui jeans, e io spendevo i miei pomeriggi in campionati di calcio contro mio fratello tra le pietre e la terra delle Langhe. Ritrovo nella cienaga che si consegna lenta alla notte quelle immagini di paradiso perduto. Quell’indimenticabile giorno dove il tramonto si fermò. Il sole rimase sospeso a mezz’aria, imbarazzato come un falso vicino di casa per immischiarsi nella promiscuità di fottute vicende umane. Eppure non abbandonava, nel calore del suo ultimo abbraccio quotidiano, le rughe di quel vecchio – mio nonno, le sue rughe e il riverbero degli occhi all’abbraccio della luce.

Il silenzio fermò il pallone e il motore del camion, violento, s’impadronì della scena. Nel surreale della polvere trasportava via con sé un trattore, un vecchio trattore, uno di quei ferrami da campo che ancora si vedono là dove l’agricoltura è una vocazione generazionale e non solamente un commercio drogato. Io e mio fratello lo vedevamo allontanarsi lento, nell’eterno tramonto dell’estate che inizia, sempre più piccola la nostra astronave arancione scompariva all’orizzonte.

Una lacrima mi bagnò la spalla. Per la prima volta vedevo mio nonno piangere, mio nonno, più duro di quella terra che da sempre combatteva con la forza del sudore. Fu un’occhiata, fu un secondo, fu una vita: “questa volta il mio mulo mi abbandona”.

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3 Responses

  1. ale ha detto:

    rivedere le cose attraverso il filtro del tempo e la polvere di tanta strada percorsa…da tempo immemore le giornate non sono più una uguale all’altra, ad attendere un’automobile che passa o un forestiero inaspettato, quel mondo non esiste più, sappiamo celarne un pezzetto nella memoria. Quasi a non rendere vano il passaggio terreno, a lasciare un segno, a scheggiare una pietra su cui tanti poggeranno il proprio piede.

  2. fratello ha detto:

    complimenti!! c’e’ a cui vecchie immagini ricordano le tue stesse sensazioni e c’e’ chi le descriverebbero come un semplice ‘cambio di trattore’ ..never become like them..

  3. Baltic Man ha detto:

    Argh. L’hai spiegata bene, fratello.

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Diary of a Baltic Man

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