Avevano ragione i Simpson

19 Mar

Vi guardo nascosto dietro uno spioncino, lo schermo di un computer. Sensibile ai cambi d’umore del mondo, dal mio sudicio nido vi leggo e vi osservo, vi ascolto e non vi sento.

Ho incontrato un giornalaio di sotto per strada, mi ha parlato di voi. Vendeva pezzi di carta sporchi d’inchiostro, e in allegato regalavano una bottiglia di rhum. Pacchetto completo. Ho comprato il rhum ed ho buttato il giornale, siamo nel terzo millennio e la depressione ormai si può contrattare via internet. Sono sceso per strada con i miei pantaloni andini bianchi, sporchi di mondo ed intrisi di me. E per strada, in questo villaggio di sconosciuti dalle faccie già viste, salutavo persone che mi guardavano con stupore. C’era il macellaio, l’autista del pulmino, l’artigiano delle bare e la signora col passeggino, come stai e come sta la mamma, salutami tuo padre e passala bene e ciao ciao, ma parlavano in una lingua straniera e non ho saputo rispondere niente. Mi accarezzava il vento nei capelli e bestemmiavo contro il vento negli occhi, impazzivo, poi una macchina scura è passata a ritmo di tunz tunz e ho riconosciuto mio figlio al posto di guida. Voi non lo sapete, non lo potete capire, ma la mia carne profuma di magnetico-mattina. Tra scandalose carezze, morsi di affetto su una crosta di pane dura, dura e vecchia. E’ così oggi qua e così era ieri là, eppure lontani non si stava male, vicini mal non si sta, e un foglio di carta sempre bianco a ricordare l’inconsistenza dei miei pensieri. Fogli di carta, pagine di viaggi, storie di insuccessi e romanzi di vendetta, filosofia di seconda mano, lo scrittore è un personaggio di sé stesso e probabilmente non vale nemmeno la pena incontrarlo.

Avevano ragione i Simpson. Nell’emisfero australe, l’acqua nella tazza del cesso gira in senso inverso.

Tags: , ,

Leave a Reply

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


Ricerca personalizzata