Archive for luglio, 2009

Updates


30 Lug

Già da qualche giorno mi sono stabilito nel pueblo caribeño di Salgar, Colombia. Un’esperienza di solitudine condivisa con il vento e l’oceano (l’oceano, non il mare: l’oceano), in un paese dove 10 km di distanza dalla città assumono un altro significato.

Ho una casita con due stanze una cucina ed un bagno, ho una terrazza ed un patio sabbioso, non ho vetri alle finestre ma ho ottime infereriate, ho l’amicizia di doña Aurelia che mi regala qualche patacòn al sabato, ho acqua gas luce e casa alla modica cifra di euro 61,78 mensili, ho un’amaca appesa a due palme di fronte a casa, ho un tetto che resiste alla tremenda stagione della pioggia che va iniziando, ho due fornelli, un letto ed un ventilatore, non ho ancora il frigo ma ho internet (contraddizioni del nostro tempo).

Nei giorni settimanali insegno italiano all’Universidad del Norte, cercando più che altro di capire per quale assurda ragione undici persone sborsano una cifra considerevole (in Colombia l’educazione è basata sullo stile gringo) per imparare una lingua progressivamente impoverita da chi avrebbe il compito di salvaguardarla, gli italiani stessi. I giorni festivi saranno dedicati alla ricerca di tutto ciò che la globalizzazione (che vorrà dire, poi?) pare dimenticare.

Quando manca la luce e Salgar resiste a luna di candela, vale la pena essere qua.

El Patio

Vota P.E.N.E.


26 Lug

Il prossimo anno, i colombiani eleggeranno il nuovo president. Sì perchè, nonostante il plebliscito che i sondaggi non hanno smesso di accordare al parabastone e la narcocarota di Uribe (robe da 80%, 81,27 come direbbe Berlusconi), il vento dalle parti di Washington è cambiato e questo antipatico negrito non sembra disposto ad avallare un terzo mandato dell’unico presidente zerbinoamericano in America Latina.

Caza d’la Poesia, eccellente angolo di filosofi, pensatori, musicisti, perfettamente incastonato sotto un mango tropicale, ha lanciato il suo accorato sostegno al “partido del P.E.N.E.”. Ossia: “Partido Entreguista Nacionalista Embustero“, dove il principale candidato sarà…Nessuno.

Nessuno infatti tirerà fuori dal terzo mondo questo hermosisimo paese, Nessuno provvederà a ridare una casa ai due o tre milioni di rifugiati interni (seconda tragedia al mondo, dopo la Somalia), sarà Nessuno a guidare la Colombia fuori da una retorica battaglia tra “bene” e “male” dove tutto è, una volta di più, relativo

La Arenosa


20 Lug

Barranquilla è un vecchio nido, un déja-vu in technicolor, un’oasi di sabbia in mezzo al deserto ed al vento. El vividero màs feliz del mundo, un vividero per l’appunto, distesa tropicale ricoperta di esseri umani in eterna, definitiva, speranzosa attesa, cinque bicchieri di aguardiente per accorciare il tempo. Città di poeti ed artisti, di trabajadores e taxisti, sangue d’indigena e sudore di negro si mescolano alla sabbia e al cemento, si fonde il Grande Fiume nell’orgia dell’Oceano Atlantico mentre trecentosessanta giorni di Quaresima separano da un altro carnevale.

Retrogusto di decadenza dei tempi che furono, quando le signore di Spagna dalle piume rosse in testa sbarcavano sul muelle di Puerto. Uomini e mani contro il vento ed il sole; donne e bambini tra leggende e sedie a dondolo. Il Grande Fiume era l’unica strada asfaltata verso la lontana capitale, cultura arte e tecnica s’incontravano tra mare e terra nel disordine di Barranquilla.

Poi fu l’aereo e fu il declino, e Cartagena de Indias scomoda elegante vicina a rubarsi le risorse straniere. Mentre il Grande Fiume, sventrato ed oltraggiato nei kilometri del porto, vomitava acque sempre più sporche nel mar di Barranquilla. Contadini e paesani continuarono ad affluire verso la grande città, che di notte e di rhum respirava la tregua all’eterno sole.

Barranquilla oggi è un vecchio nido, un villaggio transgenico di due milioni di persone e tanti cani negli spazi d’ombra. Rifugiati interni del conflitto colombiano, mercanti, visionari, bianchi, neri e soprattutto mulatti, e  un italiano. Sì perchè Barranquilla non è più – o non è ancora – concretamente presente in nessuna mappa geografica, è un’oasi di pace tra l’affollato e crescente turismo di Cartagena e Santa Marta, cento kilometri a destra e a sinistra sulla cartina. La Miami del sud, dicono quei loro abitanti che  continuano ad inseguire un sogno di plastica e silicone. Quei loro abitanti che non la capiranno mai.

Mxp-Bog-Barranquilla


13 Lug

Né una partenza, né un arrivo, soltanto un altro passo.

Verde Viola


10 Lug

Una scritta su un muro a Medellìn diceva più o meno così: “No puede entender el mundo quien no aprendiò a conocer su tierra”.

Viola Fraz. Castello, settanta abitanti. Valle Mongia, Cuneo.

Argentinite


04 Lug

E’ effettivamente curioso aprire ElPais e trovarci il proprio panettiere, dei tempi di Bernal. Questa foto rende piuttosto bene di quanto l’aria sia diventata irrespirabile a Buenos Aires nell’ultima settimana, da quando cioè l’eterna convalescente Argentina si è resa conto di avere la febbre dei maiali, per gli amici H1N1.

Tra psicosi, terrore, propaganda, populismo, starnuti e insabbiamenti vari il problema pare piuttosto serio. Buenos Aires è una città di quindici milioni di incazzati, e la palese evidenza del “qualcosa di strano” dietro a questa strana epidemia è la voce comune.

Mientras tanto, il Governo rassicura e pontifica. Tra i mille inviti alla calma, an umconfortable truth: “occhio al denaro. E’ il maggiore mezzo veicolatore del virus”.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


Ricerca personalizzata