Uomo mangia uomo

20 Ott

Questa sensazione impotente di vuotismo interiore. La certezza e la convinzione di creare un mondo migliore, e il semplice trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliatissimo come sentenza finale contro ogni buonismo ideologico. Questo non andarsi bene qua, esseri imperfetti in un mondo che sarebbe palesemente perfetto se non fosse che esiste l’Essere Superiore, quell’uomo che ha perfino creato un dio a sua immagine e somiglianza per giustificare i peggiori crimini. Un vasto deserto arido rimane fuori dalle agenzie di viaggio e dai titoli di coda, e noi qui a chiamare “America” un’entità maledetta, tremenda. Non c’è un cazzo da piangere, eppure stai piangendo, lontano da me e vicino al mio inconscio, le tue lacrime calde bagnano la tastiera ed attraverso l’etere raggiungono il mio ghiaccio e lì si posano, in reazione chimica. Tu bella come un fiore nel bel mezzo di un’estate, tu ed un temporale dietro la montagna, la pioggia e la grandine, una moto sbagliata nel momento sbagliato, e la tua bellezza cancellata dal brillare degli occhi. Sì perché, anche se sei sopravvissuta intatta, nello stordimento di cinque secondi hai capito che il mondo in realtà è una merda, che non ha nemmeno senso fare l’amore per pensare di cambiarlo, che esistono i ruoli e i preti e le suddivisioni arbitrarie, c’è chi incula e chi si inchina ad angolo retto, anche l’amore diventa una guerra.

E poteva essere una tragedia, o non poteva essere affatto. Avrebbe potuto non succedere niente, la moto continuare il suo insulso cammino senza accorgersi del sole tra i tuoi capelli, avremmo potuto vivere e morire per niente, o peggio ancora, illusi. Visionari incalliti fino alla fine dei nostri giorni, per poi morire come soldati in una guerra stringendo tra le mani un beffardo ideale. Ed invece no, è arrivata una moto ed hai visto solo una pistola, hai sentito il freddo il caldo il sogno il brivido il déja-vu l’eclissi e un secchio d’acqua in faccia. Poi la moto se n’è andata, e la puzza di olio bruciato ha ucciso la vegetazione ed oscurato il sole, ma svegliandoti dall’anestesia ti ha permesso di vedere le cose come sono, e non c’erano ostetriche e padri commossi. Hai scelto di tornare dentro, ma lì dentro, tornare non si può più.

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Diary of a Baltic Man

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