Prospettive di un palazzo di fronte

29 Ott

Un grande cubo arancione composto da decine di migliaia di piccoli cubi arancioni, questo è tutto ciò che vedo. Undici linee e nove colonne, un sistema perfettamente incasellato secondo geometrie rettangolari. Dentro ogni buco nero, un uomo. Poi un altro, e un altro, e un altro ancora. Decine di piccoli uomini neri con testoline gialle, l’elmo di sicurezza è l’unico placebo per voi che scaricate secchi di sabbia a venti metri dal suolo. “Il mese scorso ne cadde al suolo uno e non é morto, pensa un po’”, dice la muchacha de servicio. Sullo sfondo, flusso di movimento in doppio senso contrario, la nuvola scura tra il Gran Rìo e la via 40, la strada delle industrie, la strada teatro del Carnevale, a febbraio. Stringi con uno zoom quei bagni che stanno costruendo nel palazzo di fronte, sarà mai possibile stirare le braccia senza incontrare un muro, in uno di quegli appartamenti? Si costruisce, e si costruisce su terreno che sprofonda per le assurde il-logiche di un paese per vocazione agricolo, andino, fertile, coloniale. Coloniale. Cemento sul Tropico.

Eppure io vedo inferriate alle finestre nei terzi piani degli edifici, vedo un signore buffo con una camicia blu e un bravo distintivo luccicante sul petto, vedo un revolver appeso alla coscia destra e vedo tutto questo sette piani più in alto, il Dio del Balcone o qualcosa così. Vedo insicurezza, paranoioa, aria di tempesta. Non perderlo di vista. Non perdere di vista quest’attempato Rambo mancato. Quell’inutile. Dov’è il mare. No, ditemi dov’è il mare. Era lì fuori dalla finestra del cesso cinque minuti prima, e in cinque minuti è scomparso. Al suo posto c’è un altro nuovo edificio, gli daranno un nome assurdo tipo “Florencia” o “Torre Golden Montreal” e lo riempiranno di conigli da ingrasso, i cui figli suoneranno reggae e canteranno Freedom con gli amici. Chiusi in scatole di due metri per due. Città in prospettiva città: un mostro continua ad essere un mostro, nonostante il maquillage. Filma questo zoo umano, senza timore. Io me ne torno a Salgar.

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Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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