Archive for novembre, 2009

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29 Nov

In questo articolo un noto profesor de italiano del Tropico riflette sull’aiuto gesuita tributato ai bisognosi.

Systema Solar


26 Nov

Definire l’anima di Barranquilla in italiano: praticamente impossibile. Esistono concetti o sfumature che funzionano solo tra le strade di questo grande villaggio di due milioni di persone, e perdono il loro significato se estrapolati dal loro contesto naturale. Meglio usare altri linguaggi, allora. Come la musica e il baile, vera essenza di questa terra, dove la caratteristica principale risiede del mestizaje, nella fusione di caratteri diversi (africani, indigeni, arabi ed europei) ad opera del Grande Sole.

Systema Solar non fa nient’altro che rappresentare il mestizaje in musica. Mixando i ritmi folclorici locali con l’elettronica, nello scenario naturale della vita en la calle. Ciò che ne risulta, è uno strumento piuttosto utile per intuire ciò che significa Barranquilla.

Io non esiste


23 Nov

Esiste un’alternativa, quando squilla un telefono che si credeva dimenticato. Ed appaiono esseri sconosciuti o semi-conosciuti, che due ore dopo, chiudendosi dietro di sé il lucchetto della porta di casa, si saranno convertiti in amici di vecchia data. Esiste un alternativa per ogni novembre, un soffio di mare per chi ne ha bisogno, esiste un coltello per ogni polso depresso. Ti dicono e che ti ripetono che dio non esiste, che dio siamo noi, che dio è dentro di noi. Non potrebbe esserci niente di più vero. L’arbitrarietà che ci contraddistingue nel definire i colori di un panorama notturno si riduce quando si parla di sfumature, dopo aver assestato un giro di vite alla meccanica dell’anima.

Imparare a volare senza sapere atterrare. Questa è l’unica, vera tragedia.

Senza più speranza, senza patria


21 Nov

Pare che nessuno si renda conto, in quella strana terra lontana, che le crepe nelle pareti stanno raggiungendo dimensioni preoccupanti. Senza voler creare allarmismi, anzi. E’ che a volte pare tutto così paradossale, e il dubbio ti viene. Sarà la mancanza di oggettività di un punto di vista troppo vicino al problema: anche un ciclone può sembrare una tormenta, ai marinai che ci sono dentro. Succede spesso, nei film.

Il problema, però, questa volta pare serio. Tangibile, quotidiano. Soprattutto agli occhi di chi guarda l’italia da lontano, attraverso gli occhi di internet, che si dice sia lo specchio della società contemporanea. C’è una classe politica pallonara puttanara televisiva ignorante incompente volgare e ipocrita, che non ha nemmeno il coraggio di difendere a testa alta i loro valori sessuali promiscui e narcodipendenti. Poco più in basso, tenuta buona a colpi di crocifisso, una mandria di aspiranti puttane e puttanieri ingrassa leccando i deretani dei “personaggi vincenti”, un po’ mangager di formula uno un po’ camorristi, un po’ lampadati e un po’ ciarlatani.

Si intravede un popolo, attraverso la rete, piuttosto grottesco: gente che si scambia le rose di buona notte allegando messaggini da rincoglioniti, mentre i puttanieri privatizzano l’acqua e i transconsulenti muoiono nelle stanze d’hotel, in circostanze misteriose. Gente di cinquant’anni, persone che nel millenovecento e settantacinque avevano vent’anni, persone nate vissute e cresciute nell’europa del dopoguerra (che da queste parti chiamano “il primo mondo”), godendo di ogni privilegio sociale ed economico possibile per evolvere come si aspetterebbe da un essere dotato di un cervello, incollate allo schermo a scambiarsi la canzone di tiziano ferro con le nipotine. Studenti al quarto anno d’ingegneria che dialogano attraverso insulti a sfondo calcistico. Cosa ci si potrà mai aspettare da un dodicenne, a questo punto.

C’era un documentario emblematico, nell’Argentina che scivolava verso il disastro degli anni Settanta. Una frase s’inseriva violentemente tra le immagini, con un messaggio chiaro: “ogni spettatore è un codardo o un traditore”. L’italia di oggi è una tragedia decadente. Per ogni tragedia, i suoi spettatori.

Analisis del discurso retorico


19 Nov

DISCURSO COMPLETO (EN ITALIANO)

Por Xéh

Primer enunciado: Fingimiento

Es el inicio del discurso, y comienza con haciendo uso de la técnica de “fingimiento”(convención que incrementa su potencial persuasivo ante el público) que hace uso de un tono de confesión o familiaridad para lograr que el receptor se sienta identificado con él, pueda hallar en él al ser humano, hijo, trabajador e italiano.  En esta primera frase el candidato trata de ponerse al nivel de su público, haciendo uso de la primera persona y de los valores católicos.

Segundo enunciado: Acusación-Persuasión (causas del anterior fracaso)

“scendere in campo” que en español significa “bajar al campo de juego”, lo hace ver como un ser humano superior, que gracias a su status económico muy elevado posee cualidades y potencialidades intelectuales que le permiten gobernar un país como nadie podría hacerlo. Es una frase egocéntrica, que seguidamente acusa y mueve la balanza a su favor, culpando a un grupo político de los anteriores fracasos de Italia y persuadiendo a su audiencia de que él es el mejor candidato para la Italia.  Una cosa es prometer con honradez y otra es convencer

Tercer enunciado: Identificación (adhesión política)

Nuevamente la frase “scendere in campo” hace referencia a su nivel de empresario exitoso que lo hace estar por encima de la clase media italiana y que lo aleja de los verdaderos problemas del país.  Sin embargo, seguidamente cae en una antítesis, que es vista como una reivindicación. Es decir: la frase “scendere in campo” por principio lo sitúa en la cima de la pirámide social, pero continúa con “y si ahora les pido “scendere in campo” también a ustedes, a todos ustedes” reivindicándose con la sociedad, por haberse hecho ver superior.

Figuras patéticas: Las frases siguientes de este enunciado se refieren a los “sueños” del político, que son, los sueños utópicos de cualquier sociedad (cae en la figura patética)  y que además son los valores católicos.

Cuarto enunciado: Afirmaciones, Promesas y Prevaricación.

Es tìpico del discurso político caer en las promesas, pues hace parte de la naturaleza compromisiva del discurso político, sin embargo el candidato en cuestión no hace uso de argumentos sólidos para sostener dichas promesas, lo que le hace perder la credibilidad de quienes atienden con atención a su discurso pero ganar adeptos, siendo estos aquellos que se dejan conmover fácilmente. En este enunciado la superficialidad del razonamiento político (que se ve desde el inicio del discurso) se hace mucho más evidente pues este hombre asevera algo tan evidente como gratuito.

La prevaricación, en este caso, es la capacidad de mentir y hablar sin sentido. Aplicándola a este análisis, el político en ausencia de razonamientos lógicos y argumentos sólidos que le permitan dar fuerza y credibilidad a sus promesas, cae en el uso de lugares comunes: “la criminalidad,  la corrupción, la droga, la seguridad, el orden, la eficiencia”. Todo este enunciado representa un gran ejemplo de prevaricación, pues aunque bien sea legítimo el hecho de prometer en un discurso político, no debería haber espacio para expresar ideas utópicas que no pertenecen a un campo de acción político claro.

Si las afirmaciones políticas están ligadas a un sistema de valores y a una concepción de la acción, las promesas son su expresión canónica, es decir, de aplicación ordinaria.

Quinto enunciado: Promesa y afirmación

Para finalizar el candidato promete “Les digo que podemos” y seguidamente afirma “debemos construir juntos para nosotros y para nuestros hijos, un nuevo milagro italiano”. Esta última expresión hace uso de una ejemplificación que logra nuevamente, siendo una figura patética,  generar confianza, esperanza e identidad colectiva en el pueblo italiano que previamente consiguió salir de una fuerte crisis económica, obviando que hoy no es más una república próspera. Sin embargo aunque si bien las afirmaciones y promesas pueden incurrir en tales infracciones, su discernimiento en el discurso político no es inmediato ni preciso.

No future for the world


17 Nov

Nel 2010, non avrò più nessun rispetto per una ventenne incinta. (Anonima colombiana).

Fanno figli. E’ spaventoso, l’indice di produzione di pargoli, qua dalle parti della Casa de las tres piedras. Non ci pensano per niente, che le case sono senza vetri alle finestre ed i neonati, proprio per la loro condizione di neonati, piangono allle cinque e mezza della mattina (o della notte, dipende dai punti di vista) per i più ignoti motivi. No. I miei vicini di casa fanno figli perché sì, perché i bambini sono belli e sono teneri e un giorno ci aiuteranno quando saremo vecchi, il che, se ci riflettete su un attimo, non è proprio il massimo dell’altruismo. Io ti do una vita in comodato d’uso, ma quando un giorno mi servirà per cambiarmi la flebo sarò libero/a di riprendermela. Fanno figli per dare un fratellino o dare una sorellina a. Le donne per intrappolare nella loro rete l’uomo, gli uomini per manifestare il loro essere macho fecondando una donna. Che non sarebbe una brutta abitudine, anzi. Il gioco della natura, come direbbe un vecchio saggio piero angela. Se non fosse che questo continuo giocare dissennato, ha portato il barrio de las piedras agli estremi di un preoccupante indice di tre-quattro bambini per casa, cioè, tre-quattro (moltiplicati per n) benzinai o cassieri di supermercato in più nel mondo tra vent’anni circa, a loro volta dotati di organi riproduttori per moltiplicare per tre-quattro la popolazione del barrio de las piedras. Non funziona bene, così.

Desde una ventana


12 Nov

No hay ninguna razòn en el amor. Y tampoco en una fresa en el congelador, y tampoco en las nubes electricas allà detràs de boca de ceniza, no hay razòn en el planear un “mañana” bajo la luz irreal de una cancha de tenis. Piano y violines, detràs de nosotros. Mientras las caras son dibujos desenfocados, y las vidas de los demàs fluyen, en pantalones negros con camisitas blancas, hacia el aire acondicionado del cubiculo I-25. Existe la serenidad? Observad la realidad, elaborad los hechos, consideren proyectos desechados y la mentira del sentido comùn. El mundo desarrolla su cancer alrededor de una enfermedad originaria, los continentes hace diez millones de años tenìan todos la forma de un gran ?

Piano y violines en ràpida caìda cromàtica, violines firmes ejecutando la masacre, violines còmo cuchillos oxidados. Muerte en sol menor.

Mangia come parli


10 Nov

Pigmalione è un film del 1938, diretto ed interpretato da Anthony Asquith. Narra le gesta di un fonologo e linguista, inorridito di fronte all’abominevole dialettica del “volgar popolo”, altrimenti detto “la gente”. Un problema che, nonostante i progressi sociali ed un maggior accesso all’istruzione, è vistosamente peggiorato con il corso degli anni. Settant’anni dopo, l’inglese è ormai un mix insonoro di “fuck” e “shit” e “wanna” e “gonna” in perfetto stile hollywoodiota, il francese è diventato la lingua del rap, lo spagnolo ha perso la metà della sua grammatica originaria e l’italiano è definitivamente travolto da inglesismi gratuiti (“il meeting dei leaders nel loft del premier il prossimo week end”) e da adolescenti convertiti all’uso del Nn so xke. Confermo che mio nonno, che pensa in piemontese e parla l’italiano dei testi di quinta elementare, ha un vocabolario più pregiato di qualsiasi neodiplomato alla maturità.

Scientificamente, si definiscono le lingue come “entità vive”. Le stiamo uccidendo.

Per citare una battuta del film:

Ricorda che sei un essere umano, con il dono divino della parola. Una persona che si esprime come te, non ha diritto di stare da nessuna  parte.

La cultura del tortellino


07 Nov

In Colombia come in Lituania, una prerogativa costante: i francesi colonizzano il mondo con i loro “centri di cultura francese”, gli italiani con “pizzeria nonna rosa” (con la possibile variante del “nona rosa”, quando si tratta di “italiani di seconda generazione”. E chissà poi perchè, tra tutti gli elementi distintivi di un popolo, debba essere proprio la lingua il primo a scomparire).
E così uno si chiede: è così che ci ricorderanno? Francesi gente di cultura, italiani popolo di pizze, muzzarelle e ristoratori? Non potrebbe essere al contrario, visto il paté de fois e un certo passato rinascimentale?

Potrebbe, SE. Se esistessero anche nel Belpaese politiche lungimiranti. (Se esistessero anche nel Belpaese politiche). Se qualcuno iniziasse a comprendere che quando un popolo è fottuto, può almeno provare a giocare la carta di un passato glorioso, da vendere in giro. Se un (uno solo) ambasciatore iniziasse a convertirsi in un essere tale da giustificare il suo prezzo (a Vilnius l’ambasciatore italiano godeva di uno stipendio più alto di un parlamentare lituano). Se la gente capisse, magari spegnendo la televisione, che la cultura italiana sta scomparendo in patria, prima ancora che nel mondo. Soppiantata dal pecorino.

Cuento colombiano


05 Nov

– “Papà, soy gay”.
– “…còmo asì? Te volviste un pintor, o un arquitecto?”
– “No, soy gay”.
– “…eres un amigo del hijo del Presidente?”
– “No, soy gay”.
– “Entonces, no eres gay. Eres solamente un pobre marica”.
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– “Papà, sono gay”.
– “Come sarebbe a dire?? Sei forse diventato un pittore o un architetto?”
– “No, sono gay”.
– “Sei allora un amico del figlio del Presidente?”
– “No, sono gay”.
– “Allora non sei gay, sei solamente un povero finocchio”.

Cuento Colombiano

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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