Come difendersi da un luogo in cui gli unici segnali di passaggio del tempo sono rappresentati da Pasquette Capodanni e Feste delle Birre spesi ad annebbiarsi, dove la vitalità si misura sugli ettolitri di alcol vomitati o dai record di coma etilico segnati nella festa di compleanno del ’95, un luogo dove i gggiovani votano in massa leganord e riescono a dimostrare una qualche forma di interesse solo di fronte ad oggetti che si muovono da soli, nei quali investono anni di sudati stipendi e, a volte, muoiono?
Semplicemente, fuggendo.
E’ la Provincia, la provincia di sempre, raccontata dai ligabue, dai vaschi, dagli storici finti maledetti di sempre. Dai maledetti di provincia. Ma è anche una provincia che significa, vagamente, “casa”, e che rappresenta un baricentro costante tra il romanticismo bucolico e l’isteria postmoderna, tra la genuina grezza semplicità e le dinamiche ipocrite del mondo degli altri.
E c’è anche una Festa della Birra, nella mia Provincia. O meglio: c’è SOLO una Festa della Birra, nella mia Provincia. Le maiuscole sono d’obbligo. Storica, rassicurante, devastante, anestetizzante, alcolizzante, massiva, identitaria, eccetera. La Festa della Birra è semplicemente “la festa”, “l’evento” intorno a cui tutto ruota. E’ il “soma“, la droga ideale descritta nel romanzo di fantascienza Il mondo nuovo (Brave New World) di Aldous Huxley. Capace di bandire qualsiasi forma di sofferenza, di annullare la percezione dei propri bisogni ed in particolare, delle necessità umane. Prima su tutte, quella espressiva. Attiva o passiva che sia.
Sì, perchè il problema sorge nel momento in cui, nei giorni immediatamente successivi alla Festa, con gli ospedali ancora caldi di barelle da coma etilico ed i carabinieri che si fregano le mani per le quantità di punti decurtati, gli iscritti al gruppo su facebook ricevono un messaggio tipo questo: “Centinaia di fotografie raccontano 5 giorni di un’avventura alcolica…gli stati piu’ pietosi sono diventati arte per mano della nostra “anima dei ricordi” che non ringrazieremo mai abbastanza….soprattutto per quello che NON ha pubblicato! Cercatevi e taggatevi…se nn siete sicuri di essere PROPRIO VOI…ricordatevi che con ogni buona probabilita’ eravate abbastanza ciukki da prendere quella forma!!“.
“Gli stati più pietosi sono diventati arte”. Ora: è proprio questo il problema. Considerare “arte” l’immagine di se stessi claudicanti e deliranti, così fantasticamente, artisticamente ciukki come Bukowski, o Bon Scott. Una notevole ammissione di decadenza nel Paese di Michelangelo e Pasolini, perbacco. Ma soprattutto, una notevole occasione sprecata per canalizzare la naturale (e legittima! Sacrosanta! Ammirevole!) voglia di evasione di un’intera popolazione giovanile verso qualcosa di più profondo, ed “evasivo” per davvero (Concerti seri. Installazioni artistiche. Proiezioni video. Notti di musica elettronica vera. Danze tribali africane. La discografia di Albano trasmessa in loop per cinque giorni consecutivi. Qualsiasi cosa che non sia una coverband, per favore).
Viene in mente la mail di un caro amico, un osservatore professionale. Curioso di conoscere la famosa Festa della Birra, quest’anno ha partecipato in prima persona. La sua mail “a freddo”, in parafrasi della sopracitata Soma: “Curioso come, attraverso l’alcool distribuito con grande generosità da capitalisti parassitari, si riesca a trasformare un parcheggio nell’evento mondano più importante di un’intera vallata“.
Detto questo, andate in pace. Cercatevi e taggatevi.
Tags: alcolismo, cerveza, Ceva, Cuneo, disagio, fest, provincia, soma
Concordo pienamente con l’articolo, mi piacerebbe tantissimo vedere una proiezione seria in questa “festa della birra” come per esempio heima – sigur ross
in modo che ci sia silenzio in piazza e bocche spalancate , con le persone che si guardano negli occhi e si pronunciano frasi tra di loro del tipo : cos’è sta roba? che bello!! ma che cos’è??? mi piace , ma preferisco una band di affemminati che mi cantano cicale-cicale. personalmente a me piacerebbe tantissimo vedere le facce delle persone in quel momento , visto che capolavori del genere li ho visti più e più volte.
ho letto l’articolo e capisco parte della critica, tuttavia mi permetto di spezzare una lancia in favore della “festa della birra per eccellenza” menzionata, e lo faccio perch… Mostra tuttoè credo di poter fare questo genere di discorsi con te, che sei tutt’altro che uno stupido…
Trovo scorretto che vi sia una riflessione negativa sul “parcheggio” mondano, forse sarebbe più corretto dire che l’arte non va ricercata in un parcheggio mondano ma dovrebbe invece essere cercata nei nostri musei, nelle nostre chiese (che sono ricchissime di opere), nei nostri stupendi paesaggi naturali, nelle nostre tradizioni culinarie e prodotti tipici coltivati nelle nostre terre. Questa è arte e qui va ricercata, non in un parcheggio ma in questi posti, arte ricercata e pubblicizzata nei luoghi e momenti opportuni. Da non confondere assolutamente con i momenti di ritrovo, magari anche alcolici, che, con tutti le limitazioni del caso che condivido e accetto, sono nel DNA della nostra gente, i quali non commettono alcun peccato nel promuovere momenti di incontro, a base di buona musica, come quelli avvenuti a Ceva negli ultimi 17 anni…
Insomma, forse bisognerebbe scrivere di arte quando davanti agli occhi si hanno opere d’arte e non feste paesane o pasquette o capodanni e così via.. forse bisognerebbe scrivere di arte nei posti giusti, e chissà , magari anche un frequentatore di “parcheggi” potrebbe appassionarsi alla vera arte (in tutte le sue sfaccettature) e dedicare più tempo ad essa. Sicuramente non troverà modo di dedicarsi ad altro se le critiche sono fuori luogo come in questo caso..
Grazie Marco, il tuo commento è in linea con le intenzioni del testo (e di ogni testo): e cioè, generare riflessione.
Si tratta, ovviamente, di punti di vista.
Per come la vedo io, la festa della birra ripercorre un po’ gli esempi della televisione. Dà alla “gente” ciò che “la gente” vuole. E, in questa sua funzione, ha una piena logica ed un riscontrato successo.
Ma. Visto che si tratta di “risorse” – ampiamente guadagnate autonomamente e meritate – utilizzate per creare qualcosa di “sociale”, perchè non pensare ad un’evoluzione, ad incominciare a proporre e costruire qualcosa di nuovo??
La cultura del ritrovarsi, demolirsi e magari anche cantare tutti insieme le canzoni degli alpini fa effettivamente parte dei nostri luoghi e del nostro DNA.
Ma deve essere così per sempre?
@ LoBo: non oso immaginare.
Ma comunque meglio cicale cicale
😉
[…] El Diario del Hombre Bà ltico » Sul concetto di “arteâ€, in Provincia […]
Quanto ha ragione quell’ “osservatore professionale” di nostra conoscenza…secondo me (osservatrice interessata a sfruttare l’Evento per beneficenza…al meno che se ne cavi qualcosa di utile…) non che non sia lecita una festa della birra..per quanto per come è organizzata e vissuta sconfini un po’ nello squallore… Ma il problema è che ci si ferma lì. In questa provincia adolescenti e giovani la sera escono solo per per bere e bevono per vantare la ciucca due giorni dopo, visto che the day after magari lo passano a letto o a vomitare… L’alcool qui non è il piacere di qualche bicchiere di buon vino, magari nostrano, assaporato e gustato in compagnia…o di una birra rinfrescante. Forse è il tentativo sbagliato di colmare un vuoto, ottenendo unicamente il risultato di renderlo ancora piu’ profondo…e il limite è quel vortice che ti trascina sul fondo e non ti permette di scorgere nulla al di là dell’orizzonte…un vortice che restringe il campo…peccato che quest’onda sia limitata al contenuto di un bicchiere…manco lo immagini da Ceva cos’è una marea in confronto.
Credo mio vecchio amico di capire da dove viene la tua riflessione… da quel senso di “soffocamento” verso la provincia del nord Italia (che provo anche io).
Non credo però che la provincia dalla quale veniamo significhi solo vagamente casa, ma che lo sia nel senso più forte del termine, e che le siamo legati da un filo indissolubile, che non potremmo mai tagliare.
Nel bene e nel male, la tua formazione, la tua cultura, la chiave di lettura che dai alle cose ed al mondo è da li che vengono, e quando hai iniziato a viaggiare e girovagare avevi già una testa sulle spalle.
Il dialetto e le sagre di paese, il vino e le salsicce fatte in casa, le sagre ed i bar di paese rappresentano una “cultura”, un “arte” ed una “storia” del quotidiano e del vissuto, ben diverse dalla Cultura, dall’ Arte o dalla Storia che appartengono ad altri lugohi, sono il prodotto di ben altre persone, ed hanno tutt’ altro valore.
Per molti dei tuoi e dei miei comprovinciali l’ unica cultura è quella con la minuscola, ed è da li che credo venga il nostro senso di soffocamento… la comunicazione è per forza limitata ed incompleta. Non si tratta per nulla di complessi di superiorità , credo sia superfluo spiegarlo.
Credo come ti dicevo che la tua nausea mentale da provincia abbia le stesse cause della mia, correggimi se sbaglio. Dissento però sulla tua critica alla festa della birra, nonostante sia un orribile mix tra tradizioni paesane e commercial-kitsch. I momenti leggeri ci stanno, cosìccome le bestemmie della sbronza come opera d’Arte, della serata con gli amici come evento Storico, e della Cultura musicale sfoggiata dalle cover band… se, come ben saprai fare, sai distinguere e dare il giusto peso alle cose.
Il concetto di ricerca dell’evasione tramite lo “sballo” (come lo chiamano i telegiornali) però non l’ho mai capito, nè il colmare il vuoto come dice annina, a me è sempre sembrato pura routine. Il senso di soffocamento non se ne è mia andato, nè attenuato, durante nessuna sbronza provinciale settimanale.
La tua speranza nel portare qualcosa di veramente evasivo (leggo migliore) che si sostituisca al banale ed al cheap credo sia mal riposta. E’ un concetto vecchio e socialisteggiante, che abbiamo visto falsificato da qualche secolo. La Cultura non viene dalla massa e non è per la massa. La massa non apprezza Sigur Ross (nemmeno io che musicalmente sono ignorante come una capra), ai concerti di quel tipo ci vanno una moltitudine di individui che condividono un interesse comune, non il C.A.P.
Dovresti venire a fare un giro da queste parti, il paese offre diversi spunti di riflessione sull’argomento.
P.S. : le sviste e le ripetizioni dipendono dalle mie attuali precarie condizioni psico-fisiche in seguito all’energica bevuta di ieri sera in uno dei posti che più tremendamente corrisponde alla definizione di “posto di provincia”… sono riuscito a trovarne uno anche a 3mila chilometri da casa, forse si tratta di un’ eterna condanna.
Non mi trovo concorde. Almeno non in maniera totale. Parliamo di parzialità . Come parziale è la visione della società che può offrire la Festa della Birra. Insomma mi piace pensare di poter partecipare ad un evento simile dove la cultura e il confronto si nascondono in una conversazione alcolicamente sfocata con uno sconosciuto come in un museo o durante una performance.
Ogni luogo ha il suo target, le sue esigenze, i suoi bisogni.
Molto semplicemente il popolo di Ceva si rispecchia in una manifestazione simile non perchè abbia una mentalità provinciale, ma perchè magari non conosce altro o comunque lo conosce e ha optato per qualche boccale di birra.
L’esistenza delle “feste della birra” che spadroneggiano in Piemonte come altrove rendono possibile apprezzare un buon quadro, una buona musica, un buon bicchiere di vino, un piatto saporito senza per questo dover essere necessariamente ripudiate o denigrate con violenza.
E pensate a quanto una fotografia di un ragazzo scattata durante la Festa della Birra possa essere evocativa e artisticamente accettabile se letta nella giusta prospettiva.
Non credo che l’arte sia esclusiva di un museo o di un libro patinato pubblicato e risposto in qualche scaffale in libreria.
Mi appoggio al movimento Fluxus degli anni 60′, basta con il vizio di recludere l’arte in vetrine e bacheche elitarie. Siamo in un’epoca in cui solamente guardandoci attorno troviamo spunti e schizzi d’arte a volte più emotivamente coinvolgenti di un’abusata Gioconda o di un taglio fontaniano.
L’arte deve stravolgere, dilaniare, impressionare, l’arte deve provocare cambiamenti. E’ per questo che penso che anche una festa in un parcheggio possa in qualche modo essere assurta a forma d’arte. L’arte della vita quotidiana. Condivisibile. Come no.
Grazie figlioli.
Fantastici!
Continuo comunque a sperare nel trionfo finale della Bellezza.
Ed accetto le giuste osservazioni: si può nascondere nei parcheggi e nelle serate dementi con gli amici “carnali”, che sono quelli con cui si è andati alle elementari insieme.
Però Bellezza si nutre di Bellezza, e per come la vedo io, “cicale cicale” e canti alpini all’unisono stonato, alla fine, abbruttiscono.
Boh. Lo dice uno che è appena tornato da suonare con la BBBanda e che suona in una coverband!
😀
No dista mucho del resto del mundo. Es a través del alcohol como todo desaparece, el mundo parece divertido y fantástico. No es más el mundo real, para pasar a ser un mundo simulado. Y entre menos tiempo vivamos en el mundo material más felices seremos. Dejemos que las masas se emborrachen hasta perder el sentido, al fin y al cabo, con o sin él, la conciencia no existe, al menos con el alcohol se vuelven un poco más divertidos.
Lastimosamente esa finalidad del arte con la que soñamos, que menciona “Marti” en su post, no existe ni existirá ya más. El arte de hoy radica todos sus esfuerzos en su propia desaparición. Asà cómo las masas, encuentran su lógica, en su propio exterminio. Hay que ir superando las crisis finales de la modernidad, amigos mÃos.
Lastimosamente esa finalidad del arte con la que soñamos, que menciona “Marti” en su post, no existe ni existirá ya más. El arte de hoy radica todos sus esfuerzos en su propia desaparición. Asà cómo las masas, encuentran su lógica, en su propio exterminio. Hay que ir superando las crisis finales de la modernidad, amigos mÃos.
Non credo che non esista e mai esisterà . Se si cerca negli anfratti delle città , negli angoli di paesi che spesso non si conoscono ci si imbatte (o almeno così mi è capitato spesso) in personalità che fanno dell’arte e della sua espressione un monito di vita. C’è davvero gente che ha rinunciato al tipico lavoro a lungo termine per dedicarsi in maniera quasi esclusiva alle proprie doti creative e credo che questo sia un esempio eclatante di come l’arte non sia scomparsa ma si stia trasformando in qualcosa di nuovo, di più potente.
Vedo giovani appassionarsi realmente alla pittura, alla musica, alla fotografia improvvisandosi artisti perchè forse si è riusciti a comprendere che non è prerogativa di alcuni specifici circuiti.
Poi ovviamente rileggendo il titolo “Sul concetto di arte, in Provincia” ci si rende conto di quanto incida il luogo che viene preso in esame. Una provincia sarà radicata ad una visione piuttosto tradizionalista delle cose, una città è in genere più propensa al movimento, all’evoluzione per una questione di necessità ed esigenze inevitabili.
Non si deve fare di tutta l’erba un fascio.
I personaggi di cui tu parli sono, effettivamente, gli “artisti” della nostra epoca.
Eroi moderni.
Eppure, a quanto pare, sempre più nascosti. Soprattutto in Provincia, si arroccano in case o cascine sempre più lontani dagli altri, e soffrono malattie di solitudine – l’uomo, anche “l’artista”, è comunque sempre un animale sociale.
Perchè? Perchè c’è un muro invisibile che li separa, contro il loro effettivo volere, dalla società degli altri, c’è un’effettiva incompatibilità comunicativa che non gli consente di confrontarsi con i loro compari.
Voglio dire. Perchè non si può invertire il rapporto tra Provincia e Città ? L’esperienza personale di chi ha toccato con mano ciò che significa vivere in un contesto naturale insegna che la qualità della vita è nettamente superiore in campagna. Le tecnologie attuali consentono a tutti di accedere a conoscenze e mondi che un tempo richiedevano la presenza fisica in città .
Ies ui ken!
http://cervezafest.blogspot.it/2012/07/edizione-19-istruzioni-per-l.html
Quando ho letto questa pagina mi sono cadute le braccia.
Toda joya toda belleza.
“per farci fare un po’ di festa anche a noi”