Azzurro, arancione e nero

21 Gen

Aurora boreale. Tre pennellate forti e definitive: azzurro, arancione, nero. Senza passato né futuro, senza terra o destinazione, solamente emozioni sospese nell’aria a diecimila metri d’altezza.

Non credo negli dei, negli angeli e nei miracoli. Però soprattutto non credo nella terra, nel senso ultimo di un qualcosa che sei miliardi di persone si ostinano a cercare nell’infima miseria della vita quotidiana. Credo nel cielo, spazio aperto e infinito, che inizia dove finisce la nostra carne e cosa nasconde chissà.

Credo nel cielo, è meraviglioso e tangibile fuori dal finestrino. Laggiù sotto le nuvole c’è la groenlandia, la terra del ghiaccio, e il freddo arriva su fin nelle ossa, in questo risveglio improvviso. So perfettamente che non stavo sognando, che è tutto vero, che è vero che non è vero niente. So perfettamente che il sogno è questo, io sospeso in una capsula metallica che mi porterà là dove tu non ci sei più.

Pensieri? Pochi e confusi, vince su tutto l’immensità azzurra e arancione, e l’ultima stella della notte. Solo adesso per esempio mi rendo conto che non abbiamo mai parlato di morte. Di niente, di bici, di amici, di coerenza, di sogni, di sesso, d’amore, d’assurdo, di tutti gli altri, di noi, di tutto questo abbiamo parlato, e mai di morte.

Forse era meglio così. Eravamo giovani, e lo saremmo sempre stati. Tu ci sei riuscito; io, da oggi, sono improvvisamente più vecchio.

Poi viene su una strana sensazione di sopravvivenza. L’inizio di un gioco beffardo, una roulette russa che si risolve in un uno-contro-l’altro, un conto alla rovescia. Fuori dal finestrino c’è un vuoto, ma è un vuoto che in qualche modo scalda e conforta, muove la speranza verso una forma di consapevolezza in un certo senso superiore. Forse non c’è niente dopo la morte, forse sì. Sicuramente non c’è niente giù su quella terra, tranne una linea di tempo effimera che brucia tra le mani.

Sarà stata l’esperienza mistica di crescere insieme, e guardare il mondo che prende forma ed aver voglia di fuggire. Oggi che tu te ne sei andato, questo spazio definitivo che toglie il respiro è molto più di una tentazione. Il cielo esiste, e noi non ne sappiamo niente.

Il cielo esiste, è tutto ciò che realmente possediamo. Esiste ed ha una voce ed è una vibrazione, troppo debole o immensamente forti per le nostre orecchie di membrane ed ossa. C’è chi lo chiama dimensione e chi lo chiama paradiso, chi ne ha paura e chi aspetta di arrivarci. Io rimango incollato al finestrino e contemplo questo nulla pieno di tutto. So che da qualche parte, tra questo azzurro, questo aracione e questo nero, ci sei anche tu.

Goodbye
Testo: Somewhere in the sky, 17 gennaio 2010.
Foto: Somewhere in the earth, Marco in un giorno in cui si viaggiava verso nord. Ottobre 2006.

Tags: , ,

2 Responses

  1. Ilaria ha detto:

    bello, vero.

  2. Emanuele ha detto:

    Credo che quello che sentiamo è vero,
    Credo che Marco ha fatto tanto per noi,
    Credo che fa male.
    Non credo a chi dice che c’è qualcosa, ma forse credo che qualcosa ci sarà.
    Non credo a chi dice che è andato via per un motivo, ma credo che un motivo verrà.
    Non credo a molto, ma a te Marco, continuerò a credere.

Leave a Reply

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


Ricerca personalizzata