Archive for settembre, 2011

Controsole


28 Set

Coloured shock

E’ tutto vero; non è vero niente.
Quello che abbiamo vissuto, quello che siamo stati.
Così veri, così intensi. Così pieni di un “noi” che non riesco a racchiudere in una forma, dipingere di un colore, fischiare tra le labbra.
Siamo musica violenta, siamo una melodia che ritorna nell’inconscio della più spietata lucidità, siamo la musica di Frank Zappa, imprevedibile e costante, onirico onanismo, palliativo della realtà.
“Eppure un giorno tutto questo è stato”, mi dirai – sottoforma di visione?

Ricordo la tua voce, ricordo la tua saliva, ricordo il calore della tua anima nel contatto epidermico con i miei segreti. Ricordo di averti vista nuda, di aver dipinto un’immagine indelebile, di stringere tra le mani un paradiso che è già altrove. Ricordo cinque minuti fa.
E ricordo il sapore delle tue lacrime, il peso delle tue parole, la mia leggerezza nel raccontarti chi sono e chi vorrei essere, chi sei e chi vorrei.

Ricordo un tempo sospeso sulla vita degli altri, e io e te che succedevamo a lume di candela, e la tua bellezza e la tua poesia, e una primavera che ha dato un senso a tutto, anche a noi.

Comunicato stampa n. 2


24 Set

Da buon politico qual è, il Coniglio Lapo, portavoce e leader del Movimento, ha subito preteso un’auto di rappresentanza. Allo stesso tempo, ha smentito ancora una volta la sua intenzione di candidarsi alle prossime elezioni.

Il Coniglio, inoltre, accoglie con piacere tra le fila del Movimento Indipendentista per la Tanaria la nuova corrente esoterica e monregalese proposta dal Prof. Lorenzo Manassero, nella quale si sostiene che “l’ermetismo ligure si ispira alla mitica Caduta di Fetonte: il principe egizio (anche lui, dunque, un Negrone), sottratto il Carro Solare al padre, il dio Helios, sarebbe caduto sulla confluenza dell’Eridano con un altro fiume, luogo convenzionalmente identificato con Torino”.

La supremazia del Tanaro, a questo punto, appare più che mai palese, e anche per questo il Coniglio Lapo, ha proposto l’apertura di un’Ambasciata Tanàra nelle Isole Tonga; la creazione di un Governo Provvisorio di Emergenza e di Riprogrammazione Strutturale Applicata; l’istituzione del Ministero del Piacere (detto anche “della Famiglia”) e del Ministero degli Intrighi di Corte, in sostituzione del Ministero della Cultura (la gente della Tanaria travaja) e il ritorno al Tallero, per difendere l’economia Tanàra dalle speculazioni internazionali di Lira, Euro e Dollaro.

Tema centrale della protesta continua ad essere la denuncia degli atteggiamenti della gente dell’Est che negli anni Settanta ha invaso la Tanaria rubando il lavoro nella nascente industria automobilistica tanàra. Padovani, Trevigiani e Vicentini che hanno tentato di farci mangiare la loro “polenta e osei”, a scapito della tradizionale “pulenta saracena con bagna ‘d pori”.

Il Comitato per l’Indipendenza della Tanaria Libera invita inoltre la cittadinanza a sottoscrivere il referendum per l’abolizione del Porcellum, al fine di agevolare il sistema elettorale del Coniglium.

Il coniglio Lapo

Omaggio ad Henry Miller


22 Set

Tropico del Capricorno e’ per davvero perdizione, spazio vuoto, promiscuita’ di sentimenti, meteoriti che caddero dal cielo e pezzi di amore lasciati a metà.

Homenaje a Henry Miller

Biutiful


18 Set

Superati gli effettismi narrativi con cui aveva firmato Babel, il regista messicano Alejandro Gonzáles Iñárritu ci restituisce integro il suo gusto per un dramma devastante e convincente, ritrovando quell’inconfondibile stile che aveva saputo esprimere in 21 grammi. Nessun raggio di luce entra tra le fessure dei 138 minuti di narrazione di Biutiful, nessuna speranza per un insieme di figure che strisciano sullo sfondo di un paesaggio vagamente simile a un quadro impressionista, oscuro e desolante. La Barcellona che ritrova Javier Bardem non è più quella allegra e colorata raccontata in Vicky, Cristina, Barcellona, ma un collage multietnico dove gli stranieri sono immigrati clandestini e non più turisti, impegnati in una lotta per la sopravvivenza che coinvolge e assorbe tutti i protagonisti del film. E l’amore messo in scena è quello di un padre verso i suoi due figli, nel momento in cui la condanna di una malattia incurabile lo spinge a spendersi fino all’ultimo, pur di garantire la sopravvivenza dei suoi piccoli. Oltre che una conferma del talento di Inárritu, Biutiful è però un monumento a Javier Bardem. L’attore spagnolo si carica sulle sue spalle il peso dell’intera trama, mettendo in scena un personaggio completo che riesce ad esprimere, al tempo stesso, energia e sensibilità, bontà e contraddizione, speranza e disperazione. Una dualità di elementi contrastanti espressa per tutta la durata del film, in una sorta di zig-zag continuo, in bilico tra un mondo tremendamente materiale e l’assoluta pace della morte, che si sposta costantemente dalla realtà al desiderio, dai capannoni dei quartieri portuali di Barcellona alla fotografia intima che esalta la bontà del protagonista, Uxbal. Biutiful è probabilmente uno dei film meglio riusciti della stagione, quasi sicuramente, il più pessimista. La dichiarazione di intenti, dopotutto, è chiara fin dal titolo: l’errore ortografico sembra comunicare un abbaglio cosciente e sottile, come a voler sottolineare che anche in ciò che può apparire “bello” si nasconde in realtà un qualcosa di sbagliato. L’unico pensiero positivo che può ricavarne lo spettatore, insomma, risiede nella consapevolezza di tornare a casa e ritrovare un letto e un pasto caldo. Al prezzo però di scoprire, una volta di più, che presto o tardi la vita potrà presentare il conto.

[Recensione premiata al concorso Scrivere di cinema 2011]

Comunicato stampa del comitato per l’indipendenza della Tanaria


15 Set

In occasione del malcapitato Giro della Padania, transitato a Mondovì in data 6 settembre, abbiamo rilevato un certo sentimento di sorpresa e stupore, da parte dell’opinione pubblica, nei confronti della nostra presenza. Si rendono quindi necessarie alcune precisazioni, non sufficientemente chiare, nonostante gli esaustivi titoli dei giornali.

In primis, occorre evidenziare l’errore storiografico che impedisce alla verità della Tanaria di trovare spazio, nel panorama politico nazionale. Un falso geografico storico. Infatti, essendo il fiume Po considerato come tale fin dalla sorgente, al momento della confluenza con il Tanaro millanta di essere più lungo, arrogandosi così il diritto di affibbiare il suo nome al fiume che sfocia nell’Adriatico, e conseguentemente all’intera pianura cosiddetta “padana”. Lo stesso trattamento non è riservato al fiume Tanaro, la cui lunghezza è conteggiata a partire dalla confluenza tra il Tanarello e il Negrone, anziché dalla sorgente. I motivi politici sono evidenti: si dovrebbe ammettere che il Negrone è il vero padre della Nazione.
Il nostro movimento trova la sua ragione d’essere proprio in questo falso clamoroso, con l’obiettivo di affermare la realtà della Tanaria e proporre Ulmea Capitòa, anche in virtù di essere stato fondamentale crocevia del sovrano e militare Ordine dei Cavalieri di Malta, già Ordine di San Giovanni di Gerusalemme.
Principale promotore della protesta è il coniglio Lapo, che precisa ancora di non ragionare in termini di “destra” o “sinistra”, bensì in “anteriore” e “posteriore”, rivelando una certa lungimiranza politica.

Il coniglio Lapo

P.S.: la stampa nazionale ha finalmente rotto la censura nei confronti della causa Tanàra. In quest’articolo si parla di Lapo.

Portare il pesce o insegnare a pescare?


13 Set

Gianluca l’ho incontrato tra i pini e l’acciaio dei Monti Carpazi. Era lì con sua moglie Rosa, e una generosissima segretaria, a cercare pertugi da trasformare in autostrade, tra le fila serrate della burocrazia romena.
E’ lì da vent’anni, con un gruppo di buoni amici, e tanta voglia di fare. Portano medicine e quaderni, supporto morale a chi ha solamente diciassette anni e la colpa di esser nato – di esser nato lì. Il principio è semplice: si aiuta a camminare chi vuole imparare a correre, non si obbliga nessuno.

Dal 2008, Gianluca e i suoi amici hanno adottato la frazione di Bradet, comunità dimenticata da dio e dagli uomini tra Romania e Serbia. Il primo passo è stato la ricostruzione della scuola elementare, simbolo di una generazione che dovrà recuperarsi il proprio futuro. Tutto il resto, è sospeso tra sogno e utopia. Anche per questo, Gianluca e gli amici de il Giocattolo hanno bisogno di aiuto.

Endlessy


09 Set

Room 

Tra le vibrazioni del subwoofer e gli applausi di chi ha appena visto arrivare un amico coreano travestito da Spike Lee.

Mi parli di te, mi racconti i miei peccati e la tua storia, mi racconti un’epoca in cui tutto succede.

L’Unione Sovietica dei tuoi genitori, gli anni novanta di tuo padre, in cui ha perso tutto ed è fuggito a Londra. Gli occhi di tua madre nel momento in cui ti dice “cerca un matrimonio e fuggi, fallo per me”.

Cerco di immaginare la faccia di quel soldato statunitense e psicopatico sposato su internet mentre la festa raggiunge la sua ventesima ora ormai. Francesi e russi beveono insieme la stessa vodka di quell’appartamento che hanno vissuto quattro anni fa, sul Baltico.

Tu continui la tua storia ed è la loro storia, è la nostra storia, il nostro Sessantotto generazionale, una rivoluzione in cui non c’è più niente da conquistare ma solo qualche detrito da difendere, non più false illusioni ma la certezza di qualche migliaia di realtà virtuali, mondi possibili da immaginare, costruire e distruggere.

Domani sarai in Catalogna, dopodomani in aer per la California. Nessuno sa bene quel che sarà di questo novembre, nessuno, al nostro tavolo, ha una vaga immagine del domani.

E’ un tarlo, non credere che sia quel che io voglio, mi dici. C’è sempre qualcuno che decide per me, qualcosa che mi spinge e mi attira, e non ha senso chiamarlo destino. Non credere che sia facile rendersi conto che negli ultimi dodici mesi non ho trascorso più di cinquanta giorni in uno stesso luogo, ma anche se avessi voluto…. visti, permessi di soggiorno, sessanta giorni di contratto al massimo, google che disegna nuovi scenari possibili.

E una volta ogni sei mesi, a Pietroburgo, a cercare tracce di una casa o una famiglia, a cercar tracce di quel che rimane, a spingere fino in fondo l’acceleratore dei giorni nostri.

O forse solamente a cercare qualcuno che possa raccontarti una favola, mentre ti addormenti nel blu.

Canela


07 Set

[Cenni di autoreferenzialità]

Il racconto “Canela”, ispirato dalla storia che ha ispirato Autunno Viola, il nostro documentario ambientato tra le montagne della Valle Mongia.

Canela è un personaggio realmente esistito, un raggio di sole del Caribe insinuato tra pietre e legno, un’anima sfuggente che per un po’ ha scaldato la vita di un branco di vecchi dimenticati dai santi e dalla morte, esseri superiori allo scorrere del tempo. Canela è un personaggio realmente esistito? Rimane traccia del suo passaggio tra le ragnatele e la polvere della casa di quei vecchi contadini, nel colore delle rughe che improvvisamente si scaldano di chi timidamente chiede notizie di lei. Canela è quindi un passaggio che tuttora (r)esiste, è la speranza di un suo ritorno che continua a dare vita a due fratelli ottantenni, è tutto quel che dà un senso alla vita, niente più, niente meno.

Canela. Primo premio al concorso letterario Wine on the road.

Profondo Verde


05 Set

Un raro esempio di Università che funziona.
Un impulso naturale che diventa idea che diventa approfondimento che diventa incontro che diventa tesi di laurea e sfocia in un libro.
“Profondo verde” è un’opera che si propone (che ti propone) di iniziare a costruire il cosiddetto “futuro”, riconsiderando, dalla base, quelle poche certezze (sbagliate?) su cui si è appoggiato l’uomo fino a generare questo mondo in cui viviamo.

La concezione antropocentrista, per esempio. L’idea, cioè, che l’essere umano sia stato posizionato, per volere divino – un dio creato dall’uomo a sua immagine e somiglianza, dopotutto – al di sopra di tutte le altre creature naturali, con pieni poteri di distruggere e sottomettere l’esistente in nome dello “sviluppo”.
E lo “sviluppo”. Termine vuoto, limitativo, ingannevole, termine criminale. Profondo Verde si scaglia contro gli “sviluppi ecosostenibili” vomitati dalle televisioni di mezzo mondo, osservando come l’unico modo per andare avanti sia tornare un passo indietro, almeno fino a quando la “crescita” non si converta in “decrescita”, in nulla più che armonia e sopravvivenza.

Non è materiale rivoluzionario, non dovrebbe esserlo. Miliardi di dita indici si alzano timidamente da decenni, cercando di dire che forse non si è sulla buona strada, che vivere per consumare e consumare per sentirsi vivi non è l’ambizione più grande che si possa perseguire. Ma sono dita di mani nere, nerette e gialle, e la loro opinione è eresia. Dio è bianco, maschio e con la barba lunga, così come i grandi filosofi della Grecia antica, che poi sono i primi ad aver smarrito la bussola, ad aver proiettato l’uomo tra le stelle, dimenticandosi che spesso le stelle sono già parte integrante del pianeta su cui accidentalmente siamo capitati.

Irene Borgna propone così la deep ecology, un movimento filosofico nato nella coscienza di molti intimi e sviluppato, come un libro aperto, tra gli eretici dell’era dello Sviluppo selvaggio. Arne Naess, Alex Langer, Günther Anders smettono di essere i nuovi profeti da seguire a capo chino, e si convertono in imput, in stimoli, perchè ogni essere cosciente formuli la propria “ecosofia”, la propria guida etica per vivere in sintonia con il pianeta. Così come fu all’origine: “syn-tonia”, oscillare alla stessa frequenza.

Tanaria libera!


01 Set

La eterna rivalidad

 

Fermate tutto! Grave errore di fondo nella costruzione della nostra futura e prospera Nazione. Il Po, quel che credevamo fosse il nostro sacro fiume, è un furto di quei ladroni di Milano o di Venezia, l’ennesimo furto di quella gentaglia dell’Est. Sì, sempre il solito Est, quello che da cent’anni non paga le tasse perché evade (e noi lavoriamo), quello che ci sporca con il sangue degli extracomunitari (da quelle parti anno tutti una moglie extracomunitaria ancora più dell’est di loro, i traditori), quello che viene qua a rubarci il lavoro (alla Fiat negli anni Settanta erano tutti immigrati da Padova o Treviso o Vicenza, lo dico io!). L’Est infedele e scansafatiche, che poi se stiamo a vedere sono stati dominati dai spagnoli anche loro, sangue latino, razza grama, l’Est mafioso che già nel cinquecento commerciava con la Turchia, altro che le nostre radici cristiane.

Ci anno rubato il fiume! Se lo sono presi nell’Ottocento, quando uno dei loro dipendenti pubblici ha fatto le misurazioni. Hanno fatto che decidere che la lunghezza del Tanaro deve essere conteggiata dal punto in cui il Tanarello e il Negrone, che sono i suoi due affluenti, si uniscono, poco più su di Ponti di Nava. Non hanno conteggiato i chilometri del Tanarello e del Negrone, no, ci hanno mangiato sopra anche lì. Hanno detto che il Tanaro inizia dove si unisce, forse perchè non volevano ammettere  che il Negrone sarebbe il vero Padre della Nazione. E invece il Po lo contano eccome dall’inizio, fin da dove esce dalla roccia, e questo perché tanto comandano sempre i soliti.

Cosa succede allora? Succede che quando il Tanaro e il Po si uniscono, giù dalle parti di Alessandria, nella bassa, hanno più o meno la stessa portata d’acqua (che poi, se andassimo a controllare bene, sicuramente questi fagnan dell’Est un po’ d’acqua ce la aggiungono, se la studiano tutte, pur di mangiare alle nostre spalle). E allora per decidere quale dei due fiumi è affluente dell’altro, controllano la lunghezza. E già che il Po è più lungo, se non conti quei chilometri che ci anno sempre rubato! Se contano i chilometri dall’inizio del Tanarello o del Negrone, non importa quale perché noi ce n’abbiamo due, sarebbe più lungo il Tanaro. Ce l’abbiamo più lungo noi!

E il Po sarebbe un affluente del Tanaro. E la pianura padana si chiamerebbe Pianura Tanàra. E tutti noi saremmo dei Tanàri, giovani Tanàri, vecchi Tanàri, donne Tanàre, forti Tanàri e Tanàri forti, questi siamo noi! Tanàri! Tanàri! E non padani, e nemmeno italiani. Noi siamo Tanari, e piantatela lì di dire che i nostri avi sono celtici o visigoti, i nostri eroici antenati sono i Liguri, niente poco di meno che Liguri, quell’antico, glorioso popolo che abita le nostre verdi montagne dal 2000 a. C. almeno. Non importa quel che dicono quei comunisti scansafatiche che stanno nelle università, e cioè che il popolo dei Liguri sia stato uno dei pochi a non aver mai sviluppato una scrittura scritta. Noi Tanàri siamo gente che fa, non che scrive!

Lo diciamo non per far polemica, ma perché adesso ci siamo stufati. Prima che sia troppo tardi, prima che stampiamo le monete, le banconote, le bandiere, i passaporti, le tessere sanitarie, le tessere elettorali, le bandiere, i marciapiedi nelle piazze del paese sotto i buoi grassi, i fazzoletti, la carta igienica, le chiese, il nuovo parlamento, i ambasciatori, i ministri, i piatti che danno in regalo al sidis, basta con questa gente dell’est, Venezia ladrona! Milano ladrona! La Tanaria non perdona!!!

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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