Back (after readin’ Jamaica Kincaid)

05 Apr

Raccolgo quattro libri, infilo il biglietto del treno nell’agenda, metto il bicchiere di plastica nel contenitore della plastica, metto il fazzoletto di carta nel contenitore dei fazzoletti di carta, metto la bottiglia di vetro nel contenitore del vetro, guardo la televisione che mi mostra angela merkel e nikolas sarkozy, apro la porta alla signora che vuole entrare dove io penso di uscire, il tardo pomeriggio è freddo, il metallo delle monete è freddo, i colori nel loro insieme sono freddi, freddi come un’umidità sottile che s’insinua da dentro, una giovane donna seduta al tavolino scrive cose con un dito, il furgone del macellaio passa in strada inseguito da una nuvola bianca, l’asfalto si muove sotto i piedi e sembra composto dallo spazio esistente tra le sue diverse pietre, una signora legge il suo nome nello spazio riservato ai manifesti dei morti, la famiglia della casa gialla non ha ancora disfatto l’albero di natale sul balcone, le montagne all’orizzonte sono diventate più alt, il cane legato alla catena ha voglia di abbaiare, la signora sul balcone forse ha voglia di abbaiare, gli immigrati sulla costa di lampedusa hanno voglia di raccontare il deserto, giusy calzature svende tutto al cinquanta per cento, l’erba è addormentata sotto i piedi del gatto, il gatto è disinteressato al movimento del vento, il vento è disinteressato alla traiettoria del sole, la serratura del cancello scatta solo se sollevi leggermente la porta sinistra.

Sono tornato.

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One Response

  1. Xeh ha detto:

    Esas pequeñas cosas

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Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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