Archive for maggio, 2012

Il vetro non contiene solo una fuga ma anche un riflesso


27 Mag

Questa mattina non c’erano, nessuno li aveva percepiti.
A dir la verità non c’erano nemmeno ieri, e nemmeno l’altro ieri, e l’altro ieri ancora.
Non c’erano, e adesso sono lì, non si schiodano.

Ancora una volta, bisognerà studiare una contromossa.

Quattro milioni di evangelisti, quattro miliardi di evangelizzati


25 Mag

Tutto era iniziato la prima settimana, mentre attendevo l’ombra alla fermata del bus. Il vecchio si è sistemato i capelli, si è guardato due volte entrambi i lati, ha accomodato elegantemente la sedia. Appena sono entrato nel suo spazio d’azione, mi ha offerto un bicchiere di fragole con zucchero, e si è interessato alla mia presenza da quelle parti e alla mia esperienza passata. Qualche battuta più tardi era lì che si chiedeva cosa intendessi con il termine “serenità”. Due minuti più tardi è passato a chiedermi se conosco la grandezza di dio, e non ha aspettato la mia risposta, perché in qualche modo la conosceva già.
Si è proposto di salvarmi, di iniziarmi alla verità assoluta della bibbia.

Ce l’ho già una bibbia, gli ho risposto io, e lui, che si è dimostrato scettico, mi ha chiesto di mostrargliela.
Il giorno successivo mi sono presentato con L’idiota sottobraccio. E’ questa la mia bibbia, gli ho detto, così, per provocare. “Questa, ma non solo. Anche Tolstoj, o Henri Miller, o Dante, o quel libercolo di racconti del tizio dell’altra sera. E’ riduttivo limitarsi a una sola bibbia, ho aggiunto, quando ce ne sono così tante, e tutte rivelatrici, in giro.
Il vecchio mi ha ascoltato con curiosità. “Allora se la metti così anche i libri di Gabo* sono una bibbia, secondo il tuo ragionamento”. Anche i libri di Gabo, perché no. Mi scruta con sguardo vispo, bello attorcigliato intorno a un pensiero che lo stuzzica ma non lo convince.

“Non può essere, ti sbagli”, mi dice, e mentre me ne vado verso il bus lo saluto con un cenno della mano.

* Gabo: Gabriel Garcia Màrquez.

Emerson, Lake and Palmer


22 Mag

La più grande colpa dei metalmeccanici dell’hard rock e di tutto il music-business che ha generato le grandi band da concerti negli stadi è aver offuscato tutto questo.

Anima


20 Mag

“Dica, lei, signorina, lei crede di avercela, un’anima?
E se crede di avercela, dove la sente? Qui, tra la schiena e le spalle, dove si carica tutto per poi coricarcisi sopra, o lì, nel ventre morbido che se avessi trent’anni in meno potrei ancora sognare? O forse qui, sotto le ginocchia, un’anima dura che però ci trascina?
Ah, signorina, io glielo posso garantire senza intenzione d’ingannarla, io ho più di ottant’anni e questa anima non l’ho mai trovata, ho ottant’anni e ho le gambe che non mi reggono e i nervi che non funzionano più, ma il dolor dell’anima, glielo posso giurare, il dolor dell’anima, non l’ho mai sentito”.

Dilinger è morto


17 Mag

Sulla scena del delitto, solo cartacce di caramelle e sigarette straniere. La vittima indossava un giubbotto di salvataggio arancione, insolito abbigliamento per una casa di montagna in una sera di primavera, e aveva i capelli sporchi. Nel frigo, marmellata di castagne e pancetta scaduta nel novembre 2011. I dischi sparsi sul tavolo contenevano musica d’altri tempi e riportavano nomi insoliti, strani simbolismi che la polizia non riuscì mai a decifrare. Fuori dalla porta, un’oca impazzita accoglieva ogni movimento dei poliziotti con uno strepito nervoso, un suono agghiacciante che probabilmente voleva comunicare qualcosa. Era strano a pensarsi: quell’oca sapeva, sapeva più di tutti loro.
Non era l’orribile gusto nella scelta delle poltrone a incuriosire il lavoro degli investigatori, né la bizzarra presenza di souvenirs dall’evidente richiamo fallico presenti sul caminetto. Non era nemmeno un foglio di appunti scritti a mano sul retro dello scontrino Conad lasciato sul tavolo. Era lo strano ghigno presente sul volto della vittima, un’espressione tanto innaturale quanto già vista in un film delirante di qualche anno prima, un film di cui il maresciallo conservava una traccia diretta nei cassetti della memoria.

Quel che lo incuriosiva, è che non riusciva a ricordare di quale film si trattasse.

cricric


12 Mag

questa sera mi sono fermato ad ascoltare i grilli.
sono usciti di casa per la prima volta: un’altra estate è arrivata.
escono i grilli, e si riduce all’ennesima potenza la dimensione delle cose, si stringe lo sguardo del mondo che conta, improvvisamente si smette di essere “qualcosa”. I grilli: quelli dell’infanzia. quelli dell’umanità bambina. quelli tra il fieno che cresce e profuma di terra.
il canto dei grilli, e il movimento circolare dei pensieri.
l’aria d’estate come se fosse rimasta chiusa in un armadio, tra i vestiti già indossati, che da domani serviranno ancora.
le parole rovesciate contro gli scogli, tra le onde eterne di un mediterraneo che non ci ascolterà mai.
un sogno in cui non si ha più fede, una fede senza più sogni, l’ebbrezza del vuoto sulla nostra pelle giovane. Ma allora tu… ma allora noi…

Ascolta i grilli che cantano: un’altra estate è arrivata.

Credere. Obbedire. Comprare.


07 Mag

Andrew Pole è un genio contemporaneo. La sua arte è la statistica, e cioè la capacità di prevedere l’effettiva realizzazione di un evento, partendo da una metodica osservazione. Nell’epoca porca in cui è nato e vissuto, Pole si dedica ai pannolini. Nel 2002 il suo cervello è stato acquistato dalla multinazionale statunitense Target, impegnata nella grande distribuzione. La missione affidata a Pole è stata chiara fin dal principio: gli esseri umani effettuano acquisti seguendo le loro abitudini. Le abitudini degli esseri umani sono modificabili. Tu devi modificare le abitudini degli esseri umani, perché i loro acquisti possono essere soddisfatti integralmente all’interno dei nostri grandi magazzini.

Per realizzare il proprio scopo, Pole ha addestrato una squadra di occhi e orecchi elettronici, collegati a microchip collegati a “carte fedeltà” e “carte di credito”, collegate a loro volta ai profili anagrafici demografici grafici lavorativi sociali di chi si recava nei grandi magazzini. È emerso che una fascia di pubblico propensa a cambiare le proprie abitudini, per cause che non sarà difficile immaginare, era formata dalle donne incinte. A quel punto si è trattato di individuare le donne incinte. “Abbiamo osservato i registri acquisti dei nostri profili. Elaborando i dati, è emerso che dopo il terzo mese di gravidanza, le donne smettono di comprare creme per il corpo profumato. A poche settimane dal parto, invece, iniziano ad acquistare asciugamani, e pacchi di cotone di grandi dimensioni”.

Da lì in poi, la strategia è in discesa. Le future mamme ricevono una campagna pubblicitaria preventiva, in cui le si guida a comprare i prodotti di cui presto avranno bisogno (o meglio: le si guida ad aver bisogno di quei prodotti). “Abbiamo cominciato a far comparire, a fianco delle caselle mail dei nostri profili, pubblicità di un tosaerba accanto a quella dei pannolini. Così sembrava che tutti i prodotti fossero scelti a caso. E abbiamo scoperto che se una donna incinta non pensa di essere spiata, alla fine compra quello che le proponiamo”. Poi, una volta che la vittima (o il cliente, o il profilo) entra nel negozio Target, trova altri stimoli, e compra lì quel che normalmente cercherebbe altrove.

La precisione di Pole e del suo esercito non è uno scherzo. Un giorno nel negozio Target di Minneapolis si è presentato un uomo su tutte le furie, mostrando le pubblicità ricevute dalla figlia adolescente, che raffiguravano prodotti per i neonati. Si lamentava perché, a suo dire, in quel modo si incitava le adolescenti a restare incinte. Quando il direttore del centro commerciale ha controllato il profilo della ragazza, ha consigliato al padre di fare due chiacchiere con la figlia. Due ore più tardi questo ha richiamato: “ho parlato con mia figlia. Ho scoperto qualcosa di cui non ero al corrente. Partorirà in agosto”.

Il capitalismo ha vinto perché ha annientato tutto e tutti. Uomini, donne, bambini. Perfino i neonati, e i nascituri, e i moribondi. Ha sconfitto dio, ingrigito il papa, distrutto l’immagine del paradiso terrestre. Nemmeno gli Stati Nazionali, delirio tremens del secolo appena morto, si sottrae all’inganno. E i governi si sono convertiti in una schiera di segretari che firmano commesse e operazioni finanziarie di cui non comprendono i meccanismi. Una nuova religione ha conquistato il suo trono, un nuovo Credo, con i suoi rituali, le sue simbologie, nuove utopie. E a tutti noi, alzandoci e sedendoci insieme a tutti gli altri, non resta che

Credere

Obbedire

Comprare.

 

Pens


07 Mag

Se davvero pensi quel che pensi, fai bene a pensarlo.
Ma non pensare che io pensi quel che tu pensi dovrei pensare.

Per non svegliarti


03 Mag

Vertigo

Immagina una panda
una macchia bianca che si fa strada nel bosco
due fasci di luce per spezzare in due l’oscurità:
tutto quel che ottengono, è di farla sembrar più grande.

Immagina quella casa vuota
là in fondo alla finestra.
Dove son finiti i suoi insetti?
Ora che non c’è più l’uomo a sorprenderli
in un certo senso
non ci son più nemmeno gli insetti.

Immmaginati le mie mani incrociate
la luce di uno schermo a illuminare la pelle immobile.
vorrei che tu fossi qui, anche solo per accorgermi
che dietro il monitor
stanotte
è luna piena.

Immagina
immagina il deserto, con tutte le sue parole che lo riempiono
immagina il thé verde, il fumo nero, l’assenzio
e illuditi ancora che sia solo immaginazione.

Immagina questo soffitto, sopra la mia testa.
C’è stato un tempo in cui anche tu l’hai vissuto.
E hai visto facce strane, maschere, giochi nel legno
hai visto gli alberi che furono, riprendersi la loro vita.

Immaginati la notte, sempre la stessa.
Immaginami qui, a dover scrivere per raccontarti qualcosa di più grande.
Una bugia come le altre, in cui credere davvero
una favola senza finale
da leggerti sottovoce
per non svegliarti.

Pioveriggio


01 Mag

Ma tu credi veramente in quel che fai? Voglio dire: quando racconti alla gente i dettagli della tua attività, quando ti scaldi nel tentativo di spiegare agli altri chissà quale meraviglia, sei realmente convinto che tutto quest’ingegnarsi abbia un senso? D’accordo: sei bravo. Ci metti passione. Lavori d’ingegno e di competenza. I tuoi lavori esprimono il meglio della tua capacità. Eppure mentre mi parli non riesco a non seguire quel tuo neo sulla fronte, e le mie orecchie rimbombano in un supremo nulla, e la mia memoria improvvisamente si ricorda di quel lumacone che ieri sera strisciava lento sull’asfalto, davanti alla panchina, e si chiede se ce l’avrà fatta, a raggiungere l’altro lato della strada. E intanto tu parli, tu mi racconti il tuo lavoro, e in un certo senso, devo ammetterlo, mi convinci.

Se un giorno avrò mai bisogno di un’illusione, comprerò la tua.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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