Archive for luglio, 2012

Per lavar via la polvere


31 Lug

Penso a questo bisogno senza fondo, a questi tre colpi di rullante che risuonano tra le mie tempie. Penso al tuo male ai piedi, alla mia voglia di accarezzarli, a quella notte in cui ti ho letto Cortàzar senza riuscire a farti addormentare, come una favola della buonanotte all’incontrario. Penso a quel che ti direi se riuscissi a farti avvicinare, al discorso finito che non siamo mai riusciti a lasciare a metà. Penso a quella voce triste che sembra un quadro illuminato da un raggio di sole tra le persiane. Penso a questa farfalla notturna che passeggia sulla “y” di “Diary of a baltic man”, e a quel letto d’albergo anonimo che un giorno ci conterrà. Penso a tutto quel che non ti avrei detto se avessi saputo, a quel che dovrei dirti se un giorno sapessi, a quel che oggi saprei, se avessi per una sola volta ascoltato. E penso a prenderti da dietro in una casa di pietra abbandonata, mentre fuori è solo grandine e cielo di luglio che si sfalda, terra di luglio che diventa profumo e sale su di noi. Non penso al tuo nome perchè non mi interessa dartene uno.
Ma penso a te.

Brucia Paradiso Brucia

Esercizi di stile


30 Lug

Esercizi di Escopetarra

[manuale disegnato da Anonimo Banzurna]

 

Tutto scorre, niente muta


27 Lug

[Una gradita mail di recensione alle “Voci del Tanaro”]

finalmente visto!
un piccolo gioiellino!
ovviamente “piccolo” in quanto prezioso e raro.
L’idea e’ da subito vincente, un viaggio nel tempo e negli spazi remoti di valli in continua trasformazione attraverso il “verbum”, la parola.
“Negli stessi fiumi siamo e non siamo”, diceva eraclito, tutto scorre e allo stesso tempo non muta mai.
Il “logos”, il linguaggio appunto, ci abita ma da sempre gli uomini non hanno intelligenza. La parola sfugge, non si comprende, eppure tutte le cose accadono secondo questo linguaggio.
Si parla nello specifico di dialetto, l’idioma di pochi e di molti, e ci si perde nelle mille svariate possibilità di dire la stessa cosa.
Affascinante, sorprendente, a tratti pirandelliano come nel caso del dottore che danza e canta freneticamente.
Nella lingua si cela un mondo. Il mondo come tensione; non annula, né concilia ma lo fa essere il contrasto.

“Voce mia tua chissa’ la voce,
voce mia tua chissa’ chiamare questo…”
C.B.

Sul retro di una fattura verde e bianca


22 Lug

Quanto rimangono attaccati i cani, durante l’accoppiamento?
E il vento fuori dalla finestra. E il cielo in bianco e nero. E luglio che sembra marzo.
Milù ha saltato il cancelletto, Roger ha aspettato. Aspettava da due settimane, Roger. Paziente.
Tanta voglia di vederti sorridere.
Pensi agli ultimi mesi e dici che quel che importa è il momento.
Pensi a questo momento e dici che quel che è importa è il tutto.
Ma se “il passato e il futuro sono semplicemente storie, nient’altro che una e più storie”, dice il libro che stai leggendo.
Ieri sono andato a rastrellare le foglie e l’erba secca. “Ci sono due lavori inutili”, dice mia nonna. “Suicidarsi, e tagliar l’erba. Moriresti comunque, e l’erba, comunque, ricresce”.
Milù ha saltato il cancelletto, e chissà se Roger ha avuto il tempo di finire. Ma quant’è, poi, la possibilità di fecondazione, in un accoppiamento?
[Gli umani. Illusi di essere diversi dai cani].
Tanta voglia di dire qualcosa. Qualcosa: qualsiasi cosa.
E quel vagabondo là al piano di sotto, e una cena fredda riscaldata male intorno al tema della nostalgia.
Quella domanda che ti facevi da bambino, sulla settimana enigmistica in bagno, tra la lavatrice e il bidet.

Perchè è così difficile unire i puntini?

Serendipity


20 Lug

Serendipity

“Al vero anarchico non interessa cambiare il mondo”.

Lettere da Bucarest


10 Lug

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La videocamera come un dildo con cui distrarsi, inseguire morbosità, regalarsi un po’ di inutile piacere.

Tre mesi di passeggiate in solitudine tra i marciapiedi bizzarri della metropoli straniera, la luce improvvisa del mondo fuori dalla stanza che si fa stimolo e diventa un’immagine. L’immagine, l’immagine intesa dal punto di vista semiologico, l’immagine con il suo significato più ultimo, che è quello che li vorrebbe contenere tutti, “ma non fa altro che escludere”. Il ponte sospeso dall’altra parte del mare, ponte di parole e di ferite, di unghie per grattarsi via i crosti e voglia di accarezzare. Poi un amico che viene a trovarti, si stappano le birre e le immagini diventano parole, e tutto insieme cristallizza in una melodia – in accordi minori.

Lettere da Bucarest non è un cortometraggio, non voleva esserlo. Sono tre mesi e un momento, un gatto e una gatta che si annusano e non si riconoscono, irrazionalità di condivisione. Una voce sconosciuta ne ha letto i testi, un amico lontano ha risposto, tutto il resto è venuto fuori inseguendo un gioco. La versione integrale dura 18 minuti, e può essere spedita in cambio di un commento.

[qui c’è qualche frame].

Ex – libris


09 Lug

Si el volumen o el tono de una obra pueden llevar a creer que el autor intentò una suma, apresurarse a señalarle que està ante la tentativa contraria, la de una resta implacable.

Julio Cortàzar – Rayuela

-logìe


02 Lug

– Si spogli, signorina, si spogli.
Non abbia timore.
Ecco, brava, via quel passato da giustificare, da chiamare in causa sempre, quel passato da risolvere e assimilare. Può essere che un giorno le stava bene addosso, quel passato, ma all’epoca aveva un altro nome, si chiamava presente, e probabilmente non si accorgeva nemmeno di indossarlo.
Via anche quelle considerazioni ridicole sulla psicologia infallibile, i pipponi da grandi illuminati sul modo in cui questa o quella categoria di esseri umani dovrebbe ragionare, via il falso pudore di esprimersi cercando di svestire gli altri, via tutto. Se vuole coprirsi veramente, se vuole proteggersi dalle violenze degli altri, non abbia paura di provocarli, di invitarli a conoscere la sua vera pelle.
Via tutti gli orpelli, gli accessori, le chincaglierie. Non c’è bisogno di parlar troppo per dichiarare al mondo la propria frequenza d’onda, molto meglio qualche minuto di vero silenzio, o una passeggiata tra i prati, lontani dai grandi saggi.
Si tolga anche quella fascia colorata tra i capelli. Non ci deve essere niente da nascondere, niente che possa rimanere legato a un ipotetico standard. Se non si slega i capelli nessuno potrà passare le sue dita lì in mezzo, e allora non avrà senso tanta bellezza, senza la sua dimensione pratica, quotidiana. Via anche la fascia colorata, su.
– E lei, dottore?
– Io? Io non posso espormi. Senza il camice, non sarei più un dottore.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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