Lettere da Bucarest

10 Lug

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La videocamera come un dildo con cui distrarsi, inseguire morbosità, regalarsi un po’ di inutile piacere.

Tre mesi di passeggiate in solitudine tra i marciapiedi bizzarri della metropoli straniera, la luce improvvisa del mondo fuori dalla stanza che si fa stimolo e diventa un’immagine. L’immagine, l’immagine intesa dal punto di vista semiologico, l’immagine con il suo significato più ultimo, che è quello che li vorrebbe contenere tutti, “ma non fa altro che escludere”. Il ponte sospeso dall’altra parte del mare, ponte di parole e di ferite, di unghie per grattarsi via i crosti e voglia di accarezzare. Poi un amico che viene a trovarti, si stappano le birre e le immagini diventano parole, e tutto insieme cristallizza in una melodia – in accordi minori.

Lettere da Bucarest non è un cortometraggio, non voleva esserlo. Sono tre mesi e un momento, un gatto e una gatta che si annusano e non si riconoscono, irrazionalità di condivisione. Una voce sconosciuta ne ha letto i testi, un amico lontano ha risposto, tutto il resto è venuto fuori inseguendo un gioco. La versione integrale dura 18 minuti, e può essere spedita in cambio di un commento.

[qui c’è qualche frame].

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4 Responses

  1. Vera ha detto:

    praticamente un haiku. è davvero stupendo, complimenti.

  2. Claudia ha detto:

    Very beautiful. So beautifully made that I almost forgot Romania is not entirely like that. (Guarda la luna)

  3. Deborah ha detto:

    Ho intenzione di intraprendere un viaggio a Bucarest a settembre munita di macchina fotografica ero curiosa di vedere la versione integrale grazie!

  4. Baltic Man ha detto:

    Deborah, fornisci un indirizzo e ti spedisco un dvd.
    [Se vuoi, la mail è geronimocarbono at gmail.com
    ,-)

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Diary of a Baltic Man

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