Archive for aprile, 2013

Senza Titolo


28 Apr

Lobo.

[davanti a un carretto che vende crèpes alla nutella]
Sai dov’è la stazione?
No. Ma so che non ci sono più treni. Comunque anch’io sto andando lì.
Ah. E perché vai lì, se non ci sono più treni?
Per fare una foto.
Vuoi fare una foto ai treni, che non ci sono più?
No. Ci ho provato cento volte, ma viene mossa.
Hai provato ad aumentare l’esposizione?
Credo sia un problema di fuoco. E’ difficile mettere a fuoco qualcosa che non c’è più.

[sull’autobus tratta urbana C]
Ma cos’è quel libro che stai leggendo?
Si intitola “bibbia”. Credo che in qualche lingua antica significasse “corteccia interna del papiro”.
Ah. Anch’io dovrei averlo da qualche parte. Ma una versione diversa. La mia ha la copertina blu.

[di fianco a un manifesto con il faccione di shimon peres]
Quindi anche tu sei un pellegrino.
No, assolutamente. Guardami. Io oggi sono qua, ma domani a quest’ora sarò a Tirana.
A Tirana? E che ci vai a fare a Tirana?
Boh. Suppergiù, quel che faccio qua. Annuso. Mi muovo. Guardo la gente. Musica nelle orecchie.
Quindi vuol dire che sei un pellegrino.
No. Un pellegrino guarda la terra. Pellegrino. Non lo senti, cosa significa? Peregrinare. Per agro andare.
E quindi?
E quindi, per esempio… guardati intorno. In questi precisi giorni potresti fare una mappa dei ciliegi, dei meli, dei peri. Fioriscono tutti insieme, e questo è il momento. Tutto il bianco che vedi, sono loro. Un pellegrino guarda queste cose, ci fa attenzione. Io no.

[sotto la sede provinciale dell’a.n.p.i.]
Ma perché prima hai detto che sono un pellegrino?
Boh. Perché è una parola che nessuno usa più.
E come dicono adesso?
Viaggiatore. Freelancer. Videomaker. No, aspetta. In effetti non dicono più niente. Non si usano più in senso generale, quelle parole.

[E chi darà occhi ai fabbricanti del gelo?]
Bella, questa frase. Ma non ci doveva essere l’indicazione di un luogo, lì sopra?
Perché? Che c’entra?
Non so. Fino ad ora mi sembrava che ci fosse sempre.
C’era, infatti. Ma questa frase è meglio.
E’ bella davvero. L’hai scritta tu?
No. L’ho letta su un libro scritto da un prete.
Ah, sempre quello della corteccia e del papiro?
No. Un libro che ho trovato nella portiera della macchina di un amico, cercando il cavo dell’ipod.
E come fai a sapere che era un prete?
C’era la foto. Aveva il colletto bianco.

[alla fine del discorso]
Però io lo vedo come un discorso di bellezza.
Non esistono i discorsi di bellezza. L’ho visto in un film. C’era una ragazza, nuda, e diceva che sentiva estasi e calma. Abbracciato a lei c’era un ragazzo, nudo, e diceva che sentiva prudere e tirare. Il tema del film era l’incomunicabilità tra uomini e donne.
Quel film parla del mondo com’era una volta. Prima della Sesta Umanità.
E come sarebbe la Sesta Umanità?
Le donne prendono consapevolezza del loro potere, e lo usano per prendere per mano gli uomini e raggiungere, insieme, l’Unione. C’era scritto su un libro.
Quello del papiro o quello del prete?
Ma è la stessa cosa. Per scrivere un libro, in ogni caso devi essere un prete.

Appunti per progetti futuri


25 Apr

 

Tutto deve rimanere sommerso, quasi soffocato, dalla totale incapacità
di dare una minima importanza a qualsivoglia storia e/o vicenda umana.

 

Coffee broke


16 Apr

Ciudad Fantasìa

dieci minuti per respirare.

nove finestre da cui vedere.

otto uomini lì a lavorare.

sette giorni ancora da riempire.

sei fogli di carta per provare a giocare.

cinque faccende che non si possono rinviare.

quattro parole che sarebbe meglio cancellare.

tre pensieri sempre da smaltire.

due figli e un certo vizio da mantenere.

un momento come un altro che si potrà dimenticare.

s’esbiner


08 Apr

Hiver

Il lento viandante di remota eleganza
giacca baverese e cappello nero in testa
solo un’armonica e un pezzo di legno in tasca
silenzioso s’avvicina a qualcosa da trovare.

Dal lato opposto della valle un peccatore sale stanco
un cane giovane è al suo fianco
fiore vergine all’occhiello di una giacca ormai vetusta
da tante fughe consumate
nell’arte di scappare.

Lì nel mezzo è la montagna
sole e nebbia che la bagna
spazio aperto spazio vuoto
anche il tempo più non c’è.

Uno cerca, l’altro insegue.
Sul crinale c’è l’incontro
uno è biondo, l’altro è nero
tutto intorno è già tramonto.

Due parole tra i viandanti
come i cani che s’annusano
come prede che si osservano
come ladri che ritornano.

Lingue diverse, lo stesso sguardo in faccia.
Uno ha il tabacco e l’altro il vino,
uno ha la sera e l’altro il mattino
e per il pane,
la montagna ci penserà.

E poi cosa succede?

[Immaginare una trama.
Qualcosa.]

Esperando a Inaniel


02 Apr

Era lì, alla fontana vicino al palo della luce.

Aggrappato con le unghie a questi scampoli d’inverno, dice.
Ci potresti credere?
Aria fredda.
Foglie cariche d’acqua.
Fango ovunque.

Buahahahahaha.
Sei impazzito?
Primavera.
Prova ad andare a piedi,
di notte,
verso il ponte.
Mille voci tutt’intorno.
L’acqua si scioglie, ma si scioglie in mille suoni diversi.
[Succede anche di giorno, ma di giorno non lo vedi].

Si guardavano come se fossero stati rinchiusi, tutto l’inverno.
Lì, a dieci metri di distanza.
Qualche contatto sporadico, ma non avevamo niente da raccontarsi:
entrambi stavano vivendo la stessa storia.

Eppure ti dico che preferisco l’inverno, meglio così.
Mancanza assoluta di colori: chi l’ha detto?
Io d’inverno invece riesco a godere meglio delle sfumature.

Quante volte ce lo siamo detti?
L’anno scorso, forse a ruoli invertiti, ci stavamo menando le stesse fiabe.
E’ la notte la cornice di tutto, è nel buio che si avanza a passo più forte.
E lo sai perché?
Perché di notte ti riesci a scrollare dalla pelle tutto il superfluo.

Poi si sono salutati.
Non mi lasci niente?, le ha chiesto
Hai bisogno di qualcosa?, gli ha risposto.

Io ho bisogno di una canzone.
Io ho bisogno di una preghiera.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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