Poi, finalmente, una parola.
Un nome.
Quel nome.
Allora mi sono avvicinato e ho scrollato l’albero finché è stato vuoto.
Tutti i frutti sono caduti per terra,
tutti,
anche quelli non ancora maturi.
Anche le foglie sono cadute per terra
ma scendendo giù, hanno iniziato a ondeggiare.
Come se la caduta fosse il loro unico scopo.
Quel nome, che è albero, che è foglia.
Che è frutto solo perché tornerà ad essere albero.
Quel che rimane nascosto, esiste con forza ancora maggiore.
Poi, finalmente, diventa una parola.
Un nome.
Quel che rimane resiste sempre con forza maggiore.
Come quel albero senza foglie, senza frutti, che è solo legno secco – resistendo.