Archive for febbraio, 2014

Cuento impostor


26 Feb

pero

como podìa ser la viuda Tobòn,
siendo el senor Tobòn allì presente?

Le virtù del fuoco


17 Feb

Eccedenza di combustibile
vitale consumo di forza motrice.

L’impossibilità di prendere sul serio qualsiasi forma di inerzia,
impossibilità cinetica.

Viviamo succhiando il sangue del nostro passato,
dice Lacarne in un file .wav,
materia buona.

Le virtù del fuoco
segnano ogni passo lungo il cammino.
Bruciando i tappeti,
purificando il suolo,
generando cenere,
si congelano in cicatrici.

Le virtù del fuoco
divorano l’aria intorno.
Assorbono ogni profumo
rilasciano ingannevole calore
distorcono ogni immagine reale,
nel loro gioco attraverso la luce.

Non c’è niente di più potente,
e per alcuni curanderos kitchwa,
il fuoco è prima di tutto una cura.

Il fuoco trasforma, devasta, annerisce, riscrive.
Il fuoco colpisce, si spegna, diventa rosso e poi muore.
Il fuoco rinasce, non scorre, si accende e non chiede.
Il fuoco unisce gli elementi,
separa la materia,
il fuoco è qualcosa che prima non era.

Ma tra tutte le sue virtù,
il fuoco non dimentica:
di saper spostare l’aria,
di riuscire a essere un vortice.

Noapte bună pentru tine


12 Feb

Vaga inquietudine d’azzurro
accade nel crepuscolo di un mediterraneo di provincia
quando le dita si atrofizzano tra le lamiere di un sms
mentre il circo dei gitani si insedia, in caravane milionarie, interconnesse al satellite
e l’uomo dei comandi solo dice: “fai cosa vuoi”.

Faccio l’azzurro perché azzurro è quel che voglio
il colore dell’ombra nell’isometro del display.
Le pozzanghere si allargano di acqua crespa nel parcheggio dei gitani
io faccio l’azzurro, è l’azzurro che fa me.

Metteremo insieme parole inseguendo il caso,
le nostre parole preferite, o chissà, le più scontate.
Parole che si ritorceranno contro, diventeranno materia
carne e cervello e fondi di thé.

Tutto appare confuso all’una e diciassette di un mediterraneo di provincia
tutto appare così chiaro, e irrimediabilmente azzurro.
mentre il circo dei gitani si insedia, in caravane milionarie
l’uomo dei comandi non riesce ad andare a dormire, e solo dice:
“io ho detto tutto, adesso fai cosa vuoi”.

 

Svendita totale. -50%.


07 Feb

Sarà qualcosa che ritorna e costantemente ritorna,
dall’altro lato del mare,
dal decimo piano di una finestra su  nebbia.

Qualcosa che semplicemente accade
nel sovraffollamento di nomi, di volti, di ombre, di momenti a luce blu.

Aurore boreali di quando eravamo piccoli, e il mercoledì era il mercato.
Prima che inventassero l’America.
Prima che scoprissero gli aerei.

Nomi fantastici riempiono di colore i cartelli, al fianco della lunga linea d’asfalto.
Humahuaca. Maimarà. Tilcara.
Micromondi significativi quanto un intero universo, galassie lontane interconnesse da una falla nel sistema.

Intere legioni di bambini scorrono lungo le loro strade polverose, popoli di indiani e cow-boy così immaginari da diventare tremendamente veri.
Ancora una volta, il paradigma del “paese” va sottobraccio con quello di “infanzia”.
Sono complementari, intercambiabili.
Ma non possono prescindere l’uno dall’altro: non può essere stato veramente “piccolo”, chi è nato in una città.

Manifesti pubblicitari appena sostituiti ai margini della Provinciale.
La memoria evolve in fantasia, ricostruisce mentalmente la geografia di luoghi e storie che improvvisamente appaiono fantastici e lontani –  Humahuaca è più reale. Ottomila kilometri più in là, è possibile disegnare ogni curva ripercorsa e ripetuta nei scivolosi anni dell’infanzia, scrivere la mappatura delle buche nell’asfalto.
Non è normale. Non dovrebbe esserlo. Lo è.
Il concetto di “casa” diventa un’astrazione in qualche modo limitata.
Superate certe prove, oltrepassati i confini di Merica, l’irrazionalità diventa un surrogato necessario, la terra degli antenati.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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