Bacatà

20 Mar

E’ cambiato l’aeroporto, è cambiato il tono di certi graffiti, non è cambiato nulla.

L’odore di benzina bruciata che sparisce dopo dieci minuti di assuefazione, il costo della corsa sugli autobus urbani, la camminata precaria con cui le ragazze dal tacco lungo ci salgono sopra.

Verrebbe addirittura voglia di dire che si riconosce l’autista, e la moglie dell’autista che ritira il denaro, quattro anni più tardi.

Bogotà e tutto quel che si porta dentro,
la Colombia come un rifugio sincero.

Vaga sensazione di chimerico idealismo,
le storie lette sui libri degli altri che diventano possibili.
Questo è il luogo in cui tutto è
Questo è il mio essere, privato di un “dove”.

Le strade della capitale si portano addosso il movimento e il sudore di un intero Paese
si portano appresso avanguardia e storie possibili.
Perdersi nel crogiolo tra fumi e veleni e l’immagine dell’oasi
tra film piratati e in un unico grande concerto.

Lì intorno si snoda una terra e un tempo alterato.
Sono cambiati i nomi di alcune cose; non è cambiato nulla.

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Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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