Le reti alle finestre. I suoni di clacson per strada. Lamiere grigie sui tetti delle case. La domenica strade deserta, canti e tamburi in prossimità delle chiese. Venditrici di banana per strade. Donne ovunque, con qualcosa in equilibrio sulla testa. Una capra che si fa largo tra plastica e cemento. Cibi fritti, cibi freddi, cibi caldi. Mangiare con le mani un po’ dappertutto. Odore di gasolio bruciato da motori non catalitici. Le strade bloccate dal traffico alle 6 del pomeriggio. Insegne colorate, piene di dettagli e dense di scritte. Giardini tropicali protetti da filo spinato. Persone sedute ovunque, con il telefonino in mano e due cuffie nelle orecchie. Strade di terra rossa e strade d’asfalto, i segni della pioggia che rimangono impressi per mesi. Capitali finanziarie, centri industriali, mercati provinciali, capoluoghi regionali di popoli diversi. Le città d’Africa nella loro struttura si somigliano tutte. Quel che nascondono, inizia più in là .
Archive for marzo, 2015
Kumasi
Mezzanotte.
Suono di generatore elettrico.
Da sette ore manca la luce, e inevitabilmente la notte diventa più notte.
Voci di ragazzi e ragazze che gridano.
Ovattate, lontane.
Come se festeggiassero un gol davanti alla televisione, davanti a un bar per strada, là sotto.
Ma festeggiare un gol è impossibile: anche stanotte manca la luce, non c’è calcio e non c’è televisione.
E allora suono di generatore.
Viene di là , dietro il muro bianco, sotto la tanica dell’acqua.
La casa di fronte ha bisogno di luce, per i condizionatori d’aria, per la connessione wireless.
La connessione wireless serve anche di qua, e quando manca quella, inevitabilmente la notte diventa più notte.
Ecco cosa succede di notte, nella seconda città del Ghana.
Urban literature
Do you suffer sex dysfunctions?
Now everyone can afford a digital TV.
Jesus is the answer
to give a new softness to your skin
in the new maternity yard in Nairobi Hospital
just dial +522# to see your new incomings.
Don’t forget who is waiting for you at home
and bring us your toner, we will regenerate it.
Thank you for choosing to travel with us
soon 30 new modern comfortable flat will be released.
Color you world.
Color your world.
When you’ll order the next one, you’ll get 5% discount.
[interamente tratto dai cartelloni pubblicitari lungo le strade di Nairobi].
Emak Bakia
.
Tu che sai come si fa
portami via
senza aspettare che le onde abbiano cancellato ogni traccia
prima che il vento si sia ripreso la sua scia
prendimi
inseguimi
accarezzami
mostrami il fondo della tua verità .
. .
Perché tu che sai cosa si sente
raccontami
cosa vedi quando guardi dietro di me.
Parlami di quei mostri eterni che appaiono nel riflesso delle tue pupille
mentre aspetti che io ti raggiunga
in quel tuo costante essere dieci passi più in là .
. . .
E tu che sai cosa vuol dire
spiegami
perché dovrei smettere di camminare sulla sabbia
rinunciare davvero a giocare con l’aria
per sfuggire a quei mostri che son parte di me.
. . . .
La banana
Lì sulla porta erano appesi dei frutti a me sconosciuti, simili per aspetto a cetrioli di media grandezza. La buccia, come nelle fave, in alcuni era verde, in altri gialla. “Che cos’è”, domandai. “Banane”, mi risposero. “Banane! Il frutto tropicale! Datemele!”. Mi diedero tutto il mazzo. Ne staccai una e la sbucciai: la buccia viene via quasi appena la si tocca; l’assaggiai e non mi piacque: non sa di niente, in parte è dolce, ma d’un dolce fiacco e smaccato, un gusto farinoso, simile un po’ alla patata e al melone, però non così dolce come il melone e senza aroma e con un profumo suo proprio, un po’ grossolano. E’ più un legume che un frutto, e tra la frutta è un parvenue.
I. A. Goncarov, Fregat “Pallada”