Parallax

23 Nov

La madonna della Meris

Seduto su un masso. Il gregge mi ha lasciato indietro.
Cinquecentonovantadue cilindri bianchi adesso sono laggiù in fondo, a trecento o forse quattrocento metri di distanza, un unico organismo liquido che scorre nell’erba, tra le pietre, sulle vecchie strade militari.
La nebbia sale dalla Meris, la montagna si fa fredda appena il sole sbiadisce.
La vita si allontana progressivamente, gli insetti spariscono e cala il silenzio, tutto si riduce a un’eco di latrati di cani, di campanacci e di belati osceni.
Il cielo non ha nient’altro da dire. Solo il rombo di un aereo.
Dal crinale di cresta, nella luce delle cinque e mezza del pomeriggio, scendono otto camosci, come angeli oscuri inviati per controllare che non sia rimasto più nessuno, che tutto sia effettivamente diretto verso il regno della notte e dell’inverno.

[Tratto da qui che è tratto da qui].

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Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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