Archive for maggio, 2017

Faudä


28 Mag

Riempiva il vuoto della piazza, presenza nera presenza incerta
presenza certa tra i comignoli spenti.
Sotto le pietre, la pietra.
L’uomo aveva scavato e poi costruito tremila anni di quotidiano calcare.
Tre millenni e un secolo: il medioevo, solo storia di ieri.

Antonia custodiva la chiave,
la chiave della grotta.
Custodiva il telaio e filava tappeti,
filava tappeti e nutriva i suoi galli.
Antonia custodiva anche la chiave,
la chiave nera del pollaio.

Franava la montagna e tornavano le rondini.
Chiudevano i bar, anche la strada era lisa.
Ma Antonia prendeva le chiavi e riempiva il vuoto della piazza:
filava tappeti, i tappeti del tempo.

Non furono i siculi, né i greci, i normanni.
Non furono gli arabi, i tedeschi, gli assedi.
Furono “i francesi, col loro strano dialetto”
a lasciar spazio a una leggenda,
un intreccio di fili.

Così Antonia prendeva la chiave e azionava il telaio.
Prendeva la chiave e nutriva il pollaio
e tra un momento e l’altro, lo spazio di un giorno
un passaggio sull’altro a riempire la piazza,
nel tempo nel vento del paese che verrà.

[Scritto a Sperlinga (EN), sacca di resistenza della lingua gallo-italica].

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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