La rivoluzione al virtuale

02 Ago

 

In parallelo al caos sin solución che ormai definisce lo stato-delle-cose in Venezuela, sui social network di un amico – venezuelano – appaiono commenti e proclami.

L’America (intesa come Stati Uniti) imperialista, la vostra classe borghese, la rivoluzione del popolo come priorità, le menzogne della stampa.

Inutile aggiungere: si tratta di commenti ad opera di pensatori italiani, senza alcuna relazione con la realtà quotidiana del Venezuela o di un paio di suoi abitanti rimasti laggiù. La falsariga è quella dei “castristi a oltranza”, che si potevano ancora ammirare nei bar di provincia negli anni Novanta: quel che conta è il fine e non i mezzi, la battaglia è impari, la moretti è più buona della peroni.
Solo che in questo caso si tratta del chavismo, o per essere ancora più grotteschi: di Maduro, per essere più precisi di Nicolás Maduro Moros, e di quegli altri bolivarianos del siglo XXI che il fine della rivoluzione paiono averlo ben chiaro.

E’ il vecchio tarlo dell’ideologia.
Pare incredibile, ma così molti provano nostalgia verso i morbillivirus, c’è ancora spazio per le ideologie.
Per dirla con Mr. Lacarne, il principale problema del Secolo XXI è tutta questa gente del Secolo XX che ha deciso di trasferirsi fin qua.

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Diary of a Baltic Man

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