Archive for ottobre, 2017

Il professore


28 Ott

El profesor

Il professore scrive con inchiostro rosso. In corsivo. Dice che dovrebbero proibire la bellezza, e che nei suoi sogni ha visto ragazzine ferirsi in faccia per essere meno belle. Dice che le critiche fanno crescere. Dice che suo padre creava piccoli prototipi dell’origine dell’universo e che li appendeva sulla testiera del letto. Dice che crede nella forza della vulnerabilità. Dice che dovrebbe esserci un nome per le persone che hanno condiviso lo stesso partner. Dice che gli uomini possono aggredire con la forza o con il patrimonio, mentre le donne invece lo fanno attraverso la distruzione dei rapporti sociali. Dice che sua madre è la sua forza. E sa, senza dirlo, che è la donna della sua vita. Dice che un filosofo spagnolo di cui non vuole ricordarsi il nome gli ha suggerito che la forma di amore più puro è la compassione, ma che con la compassione non è mai andato troppo lontano con le ragazze. Che ha finito per diventare lo psichiatra del suo psichiatra. E abbiamo riso dei portfolio e delle lettere di raccomandazione. Dice che esistono due modi di ingannare la morte, una con il lavoro, l’altra con l’affetto. Dice di aver relativizzato la sua opinione sul consumismo quando ha iniziato a capire che le cose che la gente colleziona sono come lettere dell’alfabeto. Si rende conto di aver perso gli occhiali per vedere lontano, e allo stesso tempo sa che il 95% delle cose che dice parlano di lui, e questo gli pare una metafora perfetta. Molte sono state le lezioni, e poco quel che ho scritto. Spero che la mia testa da qualche parte abbia registrato tutto. Mi fido di lei.

Lituania – Bogotà // Agosto 016 – Ottobre 017
Testo originale by Xeh su Xehismo.

 

Per quest’ultima mezz’ora


25 Ott

Geometree

Per quest’ultima mezz’ora io ho vissuto la giornata intera.
Ho lasciato la montagna, son sceso verso il mondo, mi son contaminato d’inchiostro
e ho pianto.

Ho pianto in silenzio, senza lacrime e senza lamento
ho pianto tra l’asfalto e il cemento
e poi anche nei frutteti, nel montaggio, tra il verde acido e il formaggio
tra le pieghe di un movimento contro il sole e contro il vento
ho pianto senza lamento e senza un’opinione
ho pianto come mi sono alzato, ho tentato di fare ed ho fallito.
Ho pianto a centodieci all’ora tra le strade della pianura
Ho pianto per saluto, non certo per paura.

Saluto al vento, e alle cose che si spostano.
Saluto al sole, e agli alberi che restano.

Poi son tornato tra boschi e caprioli
e pietre senza voce, pietre ancora fredde e uomini soli.
Son tornato verso l’alto, che non è così in alto e c’è notte e fumo.
Ho chiuso la porta senza chiave, per l’assenza di un qualcuno.

E per quest’ultima mezz’ora io ho vissuto la giornata intera
in una notte senza fuoco, notte buia calda e nera.
Rimangono carta e inchiostro, e un qualcuno a cui pensare.
E l’inganno del non sapere, ma di provar comunque a dire.

 

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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