Per quest’ultima mezz’ora io ho vissuto la giornata intera.
Ho lasciato la montagna, son sceso verso il mondo, mi son contaminato d’inchiostro
e ho pianto.
Ho pianto in silenzio, senza lacrime e senza lamento
ho pianto tra l’asfalto e il cemento
e poi anche nei frutteti, nel montaggio, tra il verde acido e il formaggio
tra le pieghe di un movimento contro il sole e contro il vento
ho pianto senza lamento e senza un’opinione
ho pianto come mi sono alzato, ho tentato di fare ed ho fallito.
Ho pianto a centodieci all’ora tra le strade della pianura
Ho pianto per saluto, non certo per paura.
Saluto al vento, e alle cose che si spostano.
Saluto al sole, e agli alberi che restano.
Poi son tornato tra boschi e caprioli
e pietre senza voce, pietre ancora fredde e uomini soli.
Son tornato verso l’alto, che non è così in alto e c’è notte e fumo.
Ho chiuso la porta senza chiave, per l’assenza di un qualcuno.
E per quest’ultima mezz’ora io ho vissuto la giornata intera
in una notte senza fuoco, notte buia calda e nera.
Rimangono carta e inchiostro, e un qualcuno a cui pensare.
E l’inganno del non sapere, ma di provar comunque a dire.