Archive for luglio, 2018

Site-specific


28 Lug

Site-specific

Tutto bene dall’altra parte del crinale.

Anche qua c’è vento forte e un cielo che si sposta, ma c’è sentiero e strada, è un paesaggio vasto eppure a volte non basta.
Ogni luogo è troppo vicino e troppo lontano per pensare di fermarsi.
Ogni storia è incarnata nel posto, e rimane lì finché un altro non passa.

No-Day


16 Lug

 

Disagio.
Gente che parla.
Dappertutto gente che parla.
Parlo anch’io.
Scrivo.

La carta non risponde.
“Scrivere è come parlare a se stessi”, dicono
ma se stesso non mi ascolta.

Via Castello 57


06 Lug

Quattro minuti, cinque di silenzio.
La stanza azzurra, il colore dell’inverno, la caffettiera, smembrata in pezzi, che asciuga al caldo sopra la stufa.
“Addestrava i cani a non mordere. Gli si sono rivoltati contro. Lo hanno mangiato”.
La signora F. aveva parlato all’improvviso.
Guardava verso il pavimento, e lentamente si massaggiava le gambe.
Aveva detto solo quello, senza aggiungere altro. Una notizia sul giornale, portato dal postino il giorno prima, ricordata tra le altre. Un messaggio dal mondo. Ecco quel che succede laggiù.

Poi aveva aggiunto: “Se fosse stato a casa, non sarebbe successo”.
Lo diceva per tutto: incidenti in montagna, vittime del terrorismo, uomini sbranati dai cani.
Era un rimprovero cinico, ma anche un dato di fatto. E non voleva dire nulla.

Nulla.
Il totale disinteresse verso le cose del mondo. La piena dissociazione.
Come se non volesse assumersi più responsabilità. Come un tentativo di dire: “ci hanno provato. Non ha funzionato”.
La signora F. pareva dire così ogni volta che il postino chiedeva informazioni circa i suoi clienti. Gli abitanti della borgata.
“Bernardo? Aveva un bel parlare, lui…”
“Delfu? Questa volta si è fermato. Non balla più”.
La signora F., che aveva passato gli ultimi quarant’anni della sua vita dietro la sua finestra. Lentamente aveva visto tutti gli altri raggiungerla, perdere il passo, rallentare. E sorrideva del loro destino. Un “loro” comune, che includeva un plurale indefinito, una sorta d’ironico “noi”.
Ecco, ad essere sincera con se stessa, forse non si sarebbe mai aspettata di poter condividere, un giorno, un “noi” con quella gente. Così diversa, ostile, lontana. Uomini. Uomini del paese. Quelli con cui aveva condiviso un particolare e definito tempo storico, ed era quello che adesso li riuniva, tutto quel che gli apparteneva.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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