Ti scrivo.
Ci sono.
Non cercarmi: ci sono.
Oggi sono venute tre macchine uguali.
Tre colori diversi, a cercare qualcosa.
“Wir sind nicht allein”.
Ed è come dire: non siamo soli qua.
Non siamo soli su di qua.
La prima macchina è arrivata alle 8 del mattino.
Nebbiolina fine. L’autunno inizia così.
Era una macchina arancione e l’uomo che ne è sceso non stava in piedi.
Diceva frasi sconclusionate, il suo cervello girava anni luce lontano da qui.
Ho pensato a Emel Mathlouthi, a montagne lontane.
All’Atlante.
Alla lingua dei berberi.
Ho cercato di rispondere al tipo schiumante.
“Quel che cerchi non è qui. Quella è la strada. Tre chilometri più giù”.
La seconda macchina è arrivata alle 11.
Si è persa nel bosco, wind non ha network su di qua.
“E quelle, sono due pale eoliche quelle?”
“Sono quattro. Ma wind non ha network su di qua”.
Cercava di far luce su dinamiche sedimentate.
Sul perché non ci fosse un mulino di comunità .
Sul perché ogni famiglia facesse la farina per sé.
“Non cercare di scavare, non troverai nulla”.
L’ha sentito dire tante volte.
Ogni volta ha iniziato a scavare, e ha trovato di tutto.
La terza macchina ti ha portata quassù.
Era nera e rovinata dalla grandine.
L’hai lasciata alle intemperie, e ti capisco: lo faccio sempre anch’io.
E sei rimasta un attimo a guardare, poi hai detto semplicemente: Wir. Sind. Nicht. Allein.
Non siamo soli, su di qua.
Ora tutto questo sembra lontano
ma siamo già stati qua
e gli altri ancora ricordano.
L’acqua che ci avvolge è già stata intorno a noi.
E la nuova luce, è solo un po’ più adulta.
Tutto intorno resta il buio.
“Resta il buio, dio tirchione”.
Resta il buio.