Due amici

20 Ago

La vedi, quella vecchia panchina.
Un’asse di legno appoggiata su due blocchi di pietra.
Ogni casa aveva la sua. Stavano sempre lungo la parete più calda, e guardavano a sud.
Erano elementi centrali: stabilendo una pausa, davano un ritmo alla giornata di lavoro. Nelle ore più calde, o nell’ultimo spiraglio di luce, ci si rifugiava lì. Con gli occhi chiusi ad ascoltare il vento marino. Con la schiena appesa al muro, ad assorbire ciò che restava del calore del giorno.

I due vecchi che abitavano in quest’angolo (l’ultimo dei due è morto quest’anno) si incontravano ogni sera, ognuno sulla sua panchina. Il primo che arrivava chiamava l’altro come un fischio. Erano come due uccelli, o due ghiri, due animali che vivevano la loro casa come un elemento in più nella natura circostante. E che vivevano la natura circostante, addomesticata, come un prolungamento della loro casa.
Quando entrambi si erano seduti, rimanevano così, in silenzio, a passare insieme l’ultima mezz’ora di luce.
La schiena appoggiata all’intonaco caldo, ad assorbire calore.
Non avevano niente da dirsi, e allo stesso tempo si stavano dicendo tutto.

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2 Responses

  1. Enrico ha detto:

    Sarò eccessivamente romantico, ma mi piace pensare che quei due vecchi s’incontrino ancora: proprio lì, su quella panchina, con la schiena appesa al calore del giorno.
    Che siano ancora lì, su quell’asse di legno, oltre ciò che è il limite del nostro sentire, oltre ciò che i nostri sensi possano percepire.

    E’ un dipinto, questo tuo articolo.
    Un dipinto speciale, con un che di tridimensionale.

  2. Pamparese ha detto:

    Pampará Pampará Pampará

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Diary of a Baltic Man

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