Non è facile trovare, nella cosiddetta “saggistica locale”, una pubblicazione articolata completa scorrevole che si muova su discipline diverse pur mantenendo ferma e coerente la prospettiva di sguardo.
“Alle sorgenti del Tanaro”, di Roberto Moriani, pubblicato dal sempre ottimo Fusta Editore, invece è un capolavoro. Il libro esplora lo spazio reale e immaginario di quella terra fuori da ogni mappa che sta ai margini tra la zona Brigasca, la val Tanaro e la Liguria Alpina, affondando le sue radici nella toponomastica (“le Viozene” e non “Viozene”) e scrutando nei dettagli e nell’insieme l’eredità di un sistema culturale meraviglioso e unico.
Tutto questo forse è reso più semplice dalla conformazione stessa di quei luoghi, luoghi di frontiera e di transizione, di passaggio e di incontro, luoghi rimasti sempre ai margini dei vari sistemi di potere, con le loro brame totalizzanti. Ma l’autore, portando alla luce la lunghissima catena di eventi che dalla preistoria definisce il panorama odierno, ricostruisce, intatta, una dimensione evocativa e magica che rimane evocativa e magica anche quando è puramente materialistica.
Scopriamo così quel che già si intuiva, e cioè che nelle lunghissime traiettorie di passaggio sulle Alpi Liguri si nascondono dinamiche ben più ampie rispetto alla semplice scala locale. Sistemi di vita e di pensiero all’interno dei quali la modernità è solo un trascurabile intoppo. Basti pensare al termine “Fea”, pecora, dal gotico “Faihu”, che significa ricchezza mobile, denaro, mezzo di pagamento. Oppure ai miti fondativi dei paesi nella Tanaria brigasca, che spesso riconducono a capostipiti femminili, donne invincibili sopravvissute all’inverno.
Tutto questo ovviamente è sparito per sempre, o forse rimane nascoso tra le arme, le fuùzë, le caranche, le bandìe. Il lavoro di Moriani, che è etnografico, storico, cartografico, letterario e anche illustrativo, ha l’enorme merito di tramandarlo nel tempo. Come un ulteriore passaggio sugli antichi ponti, come un rattoppo su un muro che forse cade o forse non cade, come il tassello di un’enciclopedia.
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