Rimani un attimo distratto,
ti assenti un momento dallo schermo,
ed ecco che tutto si riempie y se llena otra vez.
Funzionano così i flussi e i riflussi del tempo
a uno sembra di guardare il paso delle stagioni
autunno, inverno, primavera, estate,
– e nuovamente autunno –
e invece si potrebbe osservare ogni aspetto da una scala più grande,
una valle per esempio,
o forse una vita
e la valle si riempie e si svuota
anche la vita si svuota e si riempie di nuovo
e così avanti con il ritmo delle pulsazioni e del respiro
fino alla fine del tempo,
o forse anche prima,
chissà.
Dicono che il nostro Sole ha una vita media di cinquecento miliardi di anni
insomma il tempo è limitato,
presto finirà.
Cinquecento anni, cosa vuoi che siano cinquecento miliardi di anni.
Ogni giorno accadono le stesse quantità di tempo.
Cinquecento milioni di secondi. Moltiplicati per la gente che vive quaggiù.
Senza contare i gatti, i tassi, i canarini e anche le quaglie.
C’è una volpe che gira attorno a casa mia, ha sentito l’odore del formaggio.
Rimani un attimo distratto,
ti assenti un momento dallo schermo,
ed ecco che tutto si riempie y se llena otra vez.
Questa mattina mi sono svegliato e mi sono accorto che stavo sognando Piero.
Insieme prendevamo un autobus diretto verso il Belgio,
chissà cosa andavamo a fare, lassù?
Sull’autobus non c’era nessuno: solo io, Piero e l’autista.
Così quando mi sono svegliato ho scritto a Piero e gli ho detto: potevamo andare in macchina.
Non abbiamo nemmeno dormito,
perché è bello viaggiare con Piero,
è bello anche nei sogni.
Ma adesso è notte fonda ed è dall’altra parte dello specchio.
Una giornata intera è accaduta,
una giornata intera attraversando le valli, le stagioni e i continenti.
Nel lato mediteranneo del mondo festeggiavano la fine della guerra, ma era un’illusione.
Festeggiavano il quattro novembre, di centosei esatti anni fa.
I bambini cantavano, c’era anche il prete che benediva.
Ecco come sono andati alla guerra,
ecco come siamo partiti tutti.
C’era chi ci faceva cantare,
chi ci faceva benedire.
I più coraggiosi si distraevano guardando i raggi del sole colpire il metallo
i più curiosi scrutavano le facce degli adulti, ne ricavavano mostri.
È bello lavorare con i ragazzini di dodici anni perché non sembra che credano a tutto, anzi: forse sono gli unici che non si bevono davvero tutte le stronzate che gli raccontiamo.
I ragazzini e le ragazzine di dodici anni sono gli adulti dei bambini, conoscono la magia di raccontare storie e la reazione isterica che ne può derivare quando le storie si fanno vere.
Non ha troppo senso cercare la comprensione reale della gente, ragazze e ragazzi.
Meglio rimanerne alla larga. Restate nei boschi.
Appeso al muro c’era un articolo di giornale locale, diceva “riaperta la scuola per sei bambini di montagna”.
Il messaggio conteneva anche una nota triste, diceva: ma in quel dato sobborgo di mare, ai confini della cittadina di provincia, un’altra scuola chiude, perché gli iscritti bambini sono sette, e sei di loro sono stranieri. Non ci può essere integrazione possibile.
Ci può essere integrazione possibile quando tuo figlio è uno e gli altri cinque sono stranieri?
Chissà, forse così funzionano le strade del mondo.
Uno solo è la sua casa, gli altri cinque son stranieri.
Rimani un attimo distratto e ti si riempie d’estranei la vita.
Ma ti volti dall’altra parte e c’è Piero sul bus, in viaggio verso il Belgio.
Cosa andremo a fare, poi, laggiù.
Ci sono solo pianure.