Archive for the ‘Arte’ Category

Emerson, Lake and Palmer


22 Mag

La più grande colpa dei metalmeccanici dell’hard rock e di tutto il music-business che ha generato le grandi band da concerti negli stadi è aver offuscato tutto questo.

Junìn


19 Mar

Soy, pero soy también el otro, el muerto
El otro de mi sangre y de mi nombre,
Soy un vago señor y soy el hombre
Que detuvo las lanzas del desierto.

 

(Jorge Luis Borges di fronte alla statua di suo nonno, ufficiale d’esercito nella battaglia di Junìn).

2012


20 Feb

“che succede se la Apple vale più della Grecia?
che mondo è quello in cui il valore di un’azienda
simbolo dell’Occidente è superiore a quello del paese
dove l’Occidente è nato?…

walter mariotti

I wasn’t born to follow


11 Feb

Oh I’d rather go and journey where the diamond crest is flowing and

Run across the valley beneath the sacred mountain and
Wander through the forest
Where the trees have leaves of prisms and break the light in colors
That no one knows the names of

And when it’s time I’ll go and wait beside a legendary fountain
Till I see your form reflected in it’s clear and jewelled waters
And if you think I’m ready
You may lead me to the chasm where the rivers of our vision
Flow into one another

I will want to die beneath the white cascading waters
She may beg, she may plead, she may argue with her logic
And then she’ll know the things I learned
That really have no value in the end she will surely know
I wasn’t born to follow

El túnel


09 Feb

Maria Iribarne soy yo.
El hombre violento que se vio obligado en matarte, el ser incomprendido que destruye cada rayo de luz que podrían salvarlo.
Soy yo, Juan Pablo, pintor, alma solitaria en la búsqueda de una limosna de comprensión; posesión animal y humanos celos, porque al final eres tu quien no entendió que tu sol podría ser yo, y mio el calor que derramará tu hielo. Maria Iribarne es el verdugo que inspiró la mano que la mató.

Maria Iribarne eres tu.
La hembra fugaz, la aparente apatía de quien siente algo para todos,  y nada hacia nadie. El rostro ilusorio de la libertad, la melancolía frente a un cuadro que dibuja algo que al final se esfuma, se insinúa solamente. Eres tu, palabras que fluyen sobre el vidrio, instinto de jugar con la soledad de los demás. Maria Iribarne es la victima inocente de sí misma.

Maria Iribarne somos nosotros, todos.
Solitarios por decisión de los demás, causa y consecuencia de un solo malestar intrínseco.  Somos nosotros, que nos defendemos atacando, que atacamos cayendo, que caemos por culpa de quien construyó el balcón. Es por esto que El Túnel es una obra maestra: en el tormentoso dañarse reciproco de Maria y Juan Pablo, Sábato propone una metáfora perfecta de la condiciòn humana, a travès del filtro mejor: la relaciòn de amor.

(questo testo in italiano qua).

De calle


02 Feb

C’è un qualcosa di sensuale nella parlata delle ragazze argentine, un qualcosa che non è l’accento e nemmeno traccia di peccato, c’è un qualcosa che assomiglia a un torrente di montagna, e trascina, e bagna, ed è musica che attraversa i diversi colori e risale le origini, è un qualcosa di vivo ed è una forza che attraversa gli stati d’animo, va più in là delle parole, è un’altalena sul piacere dell’esprimersi e obbliga a rispondere.
Ma soprattutto è musica.

Home Cinema


14 Gen

Quel che si apprezza, in luoghi come Quito – e tutto il nord del sud america in generale – è l’iniziativa imprenditoriale nel campo della distribuzione cinematografica. In pratica funziona così: tanti piccoli negozi di “Cinema d’autore”, scaricano a ritmo serrato ogni genere di film, che poi trasferiscono su elegante dvd – con relativa custodia e copertina. Tali templi sono gestiti in prevalenza da trentacinquenni con i capelli lunghi e magliette inneggianti al rock o alla promiscuità sessuale, pronti a consigliare un autore piuttosto che un altro, a guidare nella selva dei loro scaffali, a segnare sulla lista degli “ordini” ogni tuo desiderio.

Un’operazione ipercollaudata (molti di questi negozi forniscono addirittura un timbro-garanzia in stile “soddisfatti o rimborsati”, per certificare la qualità del prodotto), in barba a ogni regola sul diritto d’autore, su imposte, su regole di distribuzione cinematografica (molti film presenti nel banco delle “ultime novità” devono ancora uscire in sala). Il risultato è che giovani, studenti, squattrinati e ogni genere di persone possono accedere, al modico prezzo di un paio di dollari, al grande cinema di tutti i tempi.

Geronimo Carbonò


06 Gen

Perchè?

Perchè la crisi.
Perchè la crisi, e il mondo cambia.
Perchè la crisi, e il mondo cambia, e succedono cose.
Perchè la crisi, e il mondo cambia, e succedono cose strane.

Geronimo Carbonò è una maschera. Una scusa, uno sbaglio. Un nome e un cognome rubati alla storia, un nome e un cognome dimenticati dalla storia. Il nostro nome e il nostro cognome, “nostro” di un noi aleatorio e infinito, labile e confuso, concreto.

Geronimo Carbonò ha voglia. Di fare, di distruggere, di andare avanti e tornare indietro. Ha voglia di fare l’amore in maniere strane, a lume di candela o con cera incandescente che gocciola sulla pelle. Ha voglia di analizzare e manipolare, stimolare e svanire, sognare di partire per poi tornare.

Geronimo Carbonò sono occhi, mani, piedi, meraviglie e sudori. Persone diverse, persone. Profondamente sbagliate, intimamente simili, contraddizioni univoche disperse su mille pianeti diversi scaldati da un unico sole. I nomi e i cognomi che si nascondono dietro la maschera di Geronimo sono frutto della fantasia di uno scrittore annoiato.

Geronimo Carbonò è musica, immagini, parole. Fondamentalmente, è bugia. Geronimo Carbonò è una bugia, raccontata a fin di bene. E Geronimo Carbonò è un’utopia, un tempo senza spazio, un qui che diventa adesso quando Geronimo Carbonò è.

E poi Geronimo Carbonò è anche un’Associazione Culturale. Così dice la legge. Che poi non è così male, perchè “Associazione” significa “unire insieme”, significa tanto, significa tutto, mentre “culturale”…. beh.

Ma Geronimo Carbonò è soprattutto tutto il resto. Quel che rimane da fare, quel che ancora deve essere detto.

Benvenuti a casa Geronimo.

duemilaeboh


01 Gen

Le immagini

Le parole

La musica

sono

         Femmina.

Xehismi


21 Dic

Into the psychedelìa

Di Cecilia Reyes.

Il tempo e lo spazio, l’“essere qui” e l’“essere cosciente” di “stare qui”, l’esplorare la nostra esistenza attraverso entrambi, interessanti questioni esistenziali.
Il primo è quest’entità in cui esprimo la mia mente cercando di trovare le parole per decifrarlo, il secondo invece è già decifrato attraverso i sensi: i 2800 metri sul livello del mare, l’odore a pesce fritto della cena, la temperatura dei miei piedi, il sapore a vino della lingua, la sedia su cui mi siedo e a loro volta tutte le molecole che vibrano e la compongono. Questo è lo spazio, molto più semplice da comprendere, ma senza il quale non potremmo nemmeno essere, voglio dire, pensiamo e siamo coscienti della nostra esistenza nell’universo, ci vediamo in uno specchio, mangiamo, cresciamo, amiamo, nasciamo, moriamo, tutto questo grazie al fatto che siamo un cumulo di cellule, di materia percettibile. Il tempo invece è molto più mistico, scorre o trascorre (in italiano è quasi onomatopea), fluisce. Molti pensatori lo paragonano a un fiume che non è mai lo stesso fiume. Facciamo l’esercizio mentale di sederci sulla sponda di un fiume, piccolo, grande, come lo vorrete immaginare. Osservate con ferma attenzione un solo punto del fiume: l’acqua che sta arrivando in questo momento in realtà se n’è già andata, è già lontana, e quella che viene in questo nuovo momento è l’acqua che nel momento precedente stava ancora arrivando. So che sono troppe parole, e chiedo scusa. Voglio solo sottolineare una cosa: questa acqua che vediamo in ogni momento è passato ed è futuro, il presente non può esistere senza entrambi. Nel preciso istante in cui scatti una fotografia del momento presente, è già passato. Nelle parole di Borges, assistiamo “all’agonia del tempo presente disintegrandosi nel passato”.

E il futuro è sempre l’oggi, è il ritorno all’eternità. L’idea di un futuro è ciò che ci alimenta, per questo lo costruiamo a partire dal presente, con pezzi di passato e con giochi di memoria. Platone diceva che il tempo è l’immagine mobile dell’eterno e il futuro sarebbe il movimento dell’anima verso il futuro. Tornare alla non-esistenza, all’eternità. Mi viene in mente una scena per spiegare l’astrazione: immaginiamo una corsa di macchine che partono da un punto A per raggiungere un punto B, noi siamo in tribuna osservando la corsa, semplicemente osservando, seduti senza nessun genere di movimento, nell’“eternità”. Il tempo trascorre sotto forma di sequenza, i secondi sono particelle di eternità, una dopo l’altra in fila, è movimento. La corsa inizia e finisce, come la vita, e subito dopo, torniamo ad essere semplici spettatori fuori dallo spazio della corsa, immobili nel tempo.

Noi, come viaggiatori verso l’eternità, sopportiamo tutto il peso del cammino con le sue incertezze, anche se fortunatamente sappiamo che esiste un nuovo sole che arriverà domani, e dopodomani, e il giorno dopo dopodomani, dandoci il tempo per comprendere il viaggio. Immaginate per un momento che tutto il carico dell’esistenza ci fosse dato tutto in un immenso pacchetto: aperta la confezione, ci sono centinaia di lettere, libri, documenti, film, numeri che ti spiegano tutto. Sarebbe possibile divorare tutta quest’informazione contemporaneamente? No. Per questo ci è stato dato il tempo, per assimilare con calma ognuno di questi libri, lettere, film, informazioni; per leggerli, comprenderli, connettergli gli uni con gli altri. Il rompicapo non si può risolvere in un secondo: ogni tassello è al suo posto, uno dopo l’altro, in successione.

Mi piace scoprire che tanto Borges, come Nietzsche, come Einsten e Hawking, Platone e Sant’Agostino si appassionarono a questo tema come me. Lo stesso Borges diceva che se riuscissimo a decifrare il tempo, decifreremmo tutto. Perché se il tempo fluisce dal passato verso il futuro, ed è infinito, deve avere un’origine. Se fosse eterno, il futuro potrebbe muoversi verso il passato, e non è così che funziona. Un’origine del movimento del tempo, un’origine dell’universo, potrebbe essere la nostra stessa origine. Per questo mi piace studiare e pensare alla meraviglia del tempo, perché è intimamente connesso al nostro problema più profondo: Chi Sono? Chi Siamo? Che facciamo qui? Il tempo è ciò che si scompone mentre penso all’origine del tempo.

Amo il mistero dell’esistenza. Come bene ha detto Sant’Agostino, “sapere che la mia anima arde per sapere tutto”. Essere io stessa è una prova palpabile dell’esistenza del tempo, crescere come qualunque altro essere vivo, cambiare, essere diversa dal giorno precedente, fisicamente e mentalmente, essere cosciente che lo scalino dove appoggio il piede oggi è lo scalino che si abbandona e che davanti ai miei occhi – nascosto? – c’è quello su cui si sta salendo, attraversare mille circostanze che ti conducono verso un destino che nel frattempo è già fuggito, e nonostante tutto questo continuare ad essere sempre io, rimanere senza che importi lo scorrere del tempo, come chi rimane in piedi in mezzo a una tempesta che minaccia di travolgerlo. Siamo sempre noi, fermi in ciò che è mobile, ma mobili dentro ciò che è veramente ferma, l’eternità. Come ho scritto da qualche parte in passato, ogni giorno è un No all’eternità… E non per niente abbiamo giorni e notti, non per niente la terra gira intorno al sole a causa di tale forza. Contiamo i numeri, viviamo e ricordiamo la nostra vita sotto il mandato del sole. Tra un giorno e l’altro, ci prendiamo la notte per dormire, per sognare, io aggiungerei anche per morire, per poter ogni mattina tornare a nascere in un nuovo giorno che scorrerà sempre verso la direzione della notte, come la nostra vita scorrerà sempre verso la morte. Per questo è così magica la notte quando rimaniamo svegli, è un pezzo di oscurità che possiamo vedere. E per questo è così magico il sogno, perché è ciò che più assomiglia alla morte, nel nostro universo conosciuto. E per questo è così magico il tempo, perché mi permette di pensarlo a sé stante, mentre vedo l’orologio trasformarsi in futuro, avvicinarsi al lunedì, al domani.

Ed è già domani.

Traduzione Baltica.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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