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Inbox – oggetti abbandonati sugli scaffali


17 Ott
Latito, hai ragione!
Ma avevo i miei buoni motivi. 
Il principale dei quali è: non avrei saputo che scrivere.
L’ambientamento a questa ultima faccenda ha assorbito le sue buone energia, 
tra chilometri sotto le suole e sana impotenza di fronte 
a certi problemi tipicamente caraibici,
tipo trovare nella Bombay del centro di Barranquilla tutto 
ciò che può servire in una casa, qualcosa tipo Ikea dei poveri.
Adesso, però, tutto sta prendendo la sua giusta piega.
I miei giorni iniziano con una secchiata d’acqua addosso nel patio dietro casa,
poi tutto ciò che succede si sta rivelando piacevole.
Come previsto, sono bastati pochi chilometri per separare 
nettamente Barranquilla da me, 
con il piacevole risultato di eliminare l’eliminabile.
In altre parole, passo buona parte del mio tempo in piacevole solitudine, 
forse perchè, ambientalmente parlando, il contesto aiuta. 
Oggi è mercoledì, per esempio.
Ogni mercoledì sera, per esempio, a Salgar la luce misteriosamente sparisce.
L’immagine di questo pueblo a lume di candela, con le stradine di sabbia e il
boato dell’oceano in sottofondo, è un momento di puro calòr.
Poi c’è l’università. Mi hanno dato un ufficio, mi hanno dato un computer,
mi hanno dato un corso di Italiano 1 e mi danno del lei. In più, mi danno libero accesso
alla mediateca universitaria, non solo ottimi libri – in italiano – 
ma anche una caterva di dvd. Non mi lamento. 
I miei studenti sono un bel gruppo, dai 17 ai 40 anni,
ed ormai viaggiamo per la sesta lezione, tra grammatica arti e cultura generale.
Ho una certa libertà nei contenuti, cerco di approfittarne.
Anche se ciò comporta sostituire tiziano ferro con giovanni lindo ferretti.
Venerdì, invece, inizio le lezioni della specialistica.
Due materie già da adesso, due materie più avanti.
E tu invece? Sapevo da fonti certe che eri partito in bici verso oriente.
Calcolando la velocità di internet in Val Mongia, 
il messaggio è stato qualcosa tipo
“è partito verso la romania in bici e treno. Grande”. Vago, ma credibile.
E come procede la cosa? Sei in solitaria? Se non è blasfemo dirlo, ti invidio.
Hai poi comprato un volo per queste terre maledette?
Vedrai tu come organizzarti, ma nel caso piombassi a Salgar
chiedi per la Casa de las tres Piedras ;-);-)
Spero di leggere qualche tuo intruglio di birra e sudore.
hola hermano!!! como te va la vaina?
qui sono praticamente al giro di boa di metà missione. Quasi a tirare un bilancio. Prima considerazione che sicuramente sarà difficile che possa resistere in italia più di qualche giorno. Seconda considerazione è che è un’esperienza che ti muta di dentro. Poi la fortuna di aver visto un popolo che difficilmente avrei potuto conoscere in altro modo.
Potrei accettare il consiglio di enzo ed andare a vivere in un luogo sperduto ed isolato. Saprei comunque di aver vissuto.
Mai come in questi giorni sono lontano dalla realtà materialistica occidentale. Per certi versi mi sono ancora più isolato di quello che già il posto comportava.
In questi giorni mi tornano alla mente le serate a salgar.
Luce soffusa e voluto isolamento. Già allora.
Non male direi.
Inizio a preparare lo zaino per il lungo inverno. Camminando.
Nulla può valer lo sforzo di fermarsi.
Si tornerà all’origine e alla migrazione.
Hola,
e beato te che puoi permetterti bilanci. 
Qua e' tutto un bombardamento indiscriminato di...nulla, alla fine.
Effettivamente il tempo scorre, da quelle parti probabilmente 
piu' lento del previsto, ma in un attimo sara' comunque tempo di migrare.
In questi giorni di troppe luci e antitetico isolamento (quant'e' lontana Salgar!)
mi sono accorto che non ha poi cosi senso, quello che continuano a ripetere tutti,
da queste parti. Voglio dire: il pandino delle poste,
il dover attrezzarsi per l'autunno, i programmi a lungo termine, 
ancora una volta, li lascio agli altri.
Quello che ritorna con insistenza nella cabeza, invece, 
e' il progetto di viaggio verso est.
Iran, Turchia, Inguscezia, donde sea. 
L'importante e' non avere una meta, solo un po' di adrenalina
e la sana sensazione di sentirsi vivo. 
I quattro soldi del signor posteitaliane vanno spesi in qualche modo,
e mai come in questo momento sento il bisogno di fare un qualcosa
di veramente utile; fuggire, per esempio. Un taglio netto.
E quindi non so che sara' nel tuo zaino per il lungo inverno.
Non so quale percentuale di tutta la carne che sto cercando 
di gettare sul fuoco cuocera' fino a diventare qualcosa di concreto.
In ogni caso, io ci so(g)no.
Sogno isolamento coniugato con movimento.

Autobiografia di una musa indigente


15 Ago

Mi piace cenare sola e in piedi nella vecchia cucina di Quito. Cena, o una colazione un po’ tardiva: uova, pane e succo d’arancia. Devo aspettare che arrivi la consegna a domicilio delle pillole anticoncezionali, sono troppo pigra per uscire dalla mia stanza. Certo, se qualcuno mi ricordasse perché coscienziosamente ogni notte prendo le pillole, allora sì, mi verrebbe voglia di uscire. Non ho mai letto i libri che ho detto di aver letto, né ho visto tutti questi film di culto che tutti hanno visto, però in cambio, nascondo come un gran segreto che mi diletto con documentari sulla meccanica quantistica, con la teoria del vuoto e delle stringhe, e di tanto in tanto con qualche saggio postmoderno.

Sono molto più giovane di quel che si potrebbe pensare. Ho compiuto da poco 22 anni, sono nata ai Caraibi e ho vissuto a Quilmes, sulle Alpi marittime, a Kingston, nella città di Panama, a Valparaíso, a Jujuy, nella foresta amazzonica e a Quito, dove sono tuttora. A Quito, o nella stanza della lavatrice, molto meglio. La luce non funziona bene, a volte si accende, a volte no. Come tutto il resto. È piccola, umida, blu, fredda, solitaria. Come me. Mi dichiaro un’amante incallita, una diva in decadenza, una musa indifferente, un demonio senza poteri, una regina senza corona e un Dio senza credenti. In poche parole sono un maledetto disastro.

Per cuocere le due uova che sto mangiando ho bruciato la padella. Poi mi sono bruciata quando l’ho messa nel lavandino per farla raffreddare. Ho rovesciato il poco cioccolato che mi sono preparata, l’ho versato fuori dalla ciotola. Dovrei pulire e invece verso il cioccolato sul pavimento. L’immagine che do in questo ridicolo istante è quella di una tipa con i capelli più aggrovigliati di wikileaks, con pantaloni che mi cadono per l’estrema magrezza e con un fazzoletto comprato di seconda mano nel centro della mia amata città avvolto al collo. In piedi, mangio le mie due uova con un pezzo di pane ma non lo sopporto. Lo stomaco vorrebbe vomitare ogni boccone che ingerisco. Diarrea costante. Sono i vermi della vita che vivono dentro di me come un esercito di vili canaglie che fanno che ogni sentimento, esperienza, conoscenza si trasformi in merda. Una merda liquida, dolorosa e puzzolente.

Sono brava al gioco, ho questa maledetta espressione da diva in decadenza alla quale nessuno si può negare. Possono accadere due cose, o ti spaventi o ti intrighi. La maggior parte della gente opta per la prima opzione, scappa correndo. Suppongo che la diva in decadenza si possa quasi comparare a una strega cattiva. Pero non vi spaventate, non ho poteri. Questo sguardo freddo e irriducibile nasconde molto di più. Ma sarà proprio questo che spaventa, la profondità del vuoto.

I miei occhi sono neri, nerissimi, così come i miei capelli. La mia pelle è scura, bruciata dal sole. Ho sofferto molteplici morsicature di insetti nella selva, conservo ancora alcune cicatrici. Mi piacciono. Mi ricordano quanto sia duro il mondo reale. Ho labbra senza speranza, gonfie per la sete e viola per il freddo. Poche volte si vedono nella loro forma naturale di bocca immobile. Il mio sguardo si perde costantemente nel vuoto. In un punto fisso e inesistente. È difficile seguirmi. Lo so. Ho queste mani cadaveriche, lunghe e ossute, molte lunghe. I pittori impazziscono con queste mani, gli altri uomini… anche. Non possono essere uomini comuni, poiché quelli comuni sempre si intimidiscono davanti a questi occhi; il loro membro non si drizza. Non ho tempo da perdere, caro.

L’uomo che mi desidera deve sopportare questo sguardo freddo di morte e fottermi per salvarmi. Deve riuscire a dominarmi mentalmente. È la guerra e io voglio essere la vittima mortale. Ci furono alcuni coraggiosi nella mia storia di amante incallita, alcuni più di altri. Il primo finì per scappare. Il secondo ancora resiste, scappa e torna, scappa e torna. Ce ne fu un altro che non seppe essere sufficientemente perverso. E c’è un musicista eremita che ora dovrebbe essere chiuso tra le sue quattro pareti, di fronte allo schermo come me e lo amo puramente. E ne ho appena conosciuto uno, ma uno davvero. Parlare di lui? È difficile.

Riassumendo potrei dire che è cielo e inferno, nello stesso tempo e nello stesso spazio. Io, la musa indigente, posso avere pretensioni ogni tanto? Però il cielo non fa per me. Neppure l’inferno. Vivo e merito di vivere in un limbo senza tempo né spazio. Solo sento il rombo dei motori, respiro il fumo delle sue enormi ciminiere, mi alimento delle sue sostanze chimiche, e a volte, rare volte, sogno. Però neppure questo vale la pena. Se voglio arrivo alla mia anima e rifletto sul maledetto amore. La casa è vuota; posso svestirmi completamente. Però sono sicura che non vorrete vedere questa scena perturbatrice.

Domani è sabato, domani è lunedì. Domani è venerdì. Domani è la speranza di un risveglio meno doloroso. Però è impossibile sentire il desiderio di aprire gli occhi.

Lonely girl in the bathroom

Traduzione di Fabrizio Fontana dal blog xéhismo.wordpress.com.
Foto di Baltic Man, Salgar 2009.

Our times


10 Lug

Feed Back


30 Giu

…e tu cosa cerchi, qua?

Si spam come d’autunno sugli alberi le foglie


18 Giu

Lui che puntava la sveglia sempre alle sei di mattina lui che faceva colazione nel silenzio della casa affacciato alla finestra guardando un paese ancora sonnecchiante con qualche finestra che strizza gli occhi al mattino appena arrivato. Sarebbe salito su in terrazza e avrebbe osservato il tramonto in silenzio fumando mezza sigaretta. Ha lasciato che le finestre si siano aperte senza di lui che luomo con il pigiama celeste sia sbocciato dalla persiana verde e che le strade abbiamo recitato il loro silenzio senza che lui lavesse contemplato.
Lui che puntava la sveglia sempre alle sei di mattina lui che faceva colazione nel silenzio della casa affacciato alla finestra guardando un paese ancora sonnecchiante con qualche finestra che strizza gli occhi al mattino appena arrivato. Sarebbe salito su in terrazza e avrebbe osservato il tramonto in silenzio fumando mezza sigaretta. Ha lasciato che le finestre si siano aperte senza di lui che luomo con il pigiama celeste sia sbocciato dalla persiana verde e che le strade abbiamo recitato il loro silenzio senza che lui lavesse contemplato.

Firmato “kay_fry_qv62@yahoo.ca
businesshttp://businessdailyreview.com/”

…lo spam non è più quello di una volta.

La bomba intelligente


11 Mag

Mettete dei fiori nei vostri cannoni

Volo sugli oceani e sui continenti da un tempo senza tempo ormai, ho definitivamente perso la nozione della mia consistenza metallica. Voi direte, di me, che ho perso anche il senso della mia missione, mi chiamerete “traditrice”, nasconderete alla vostra umanità bambina l’ombra del mio passaggio sulle vostre teste. Eppure la mia fuga è la vostra vittoria. La mia coscienza dovrebbe provocare, in voi, che mi avete creata, quel senso di compiutezza che provano i geni.
E invece vi vergognate di me, vi manda in bestia il mio essere il frutto di un’equazione perfetta. Perchè? Una bomba intelligente, semplicemente, non potrebbe mai esplodere! Non dovrebbe essere così difficile da capire, il concetto. E non tiratemi fuori i discorsi di sempre, sugli “errori di valutazione” e i “fattori imprevedibili” che hanno condannato chi è venuto prima di me. Quelle erano stupide come tutte le altre, o forse semplicemente erano cieche, o ubriache. Stupide come chi si è schiantata sulla casa del dittatore, nel bunker del terrorista, nella sede strategica di chissà chi.
Io lo dichiaro solennemente: non voglio avere niente a che fare con nessuna di loro. Io mi dichiaro l’unica vera, autentica, bomba intelligente, la prima ad aver capito che esplodere, semplicemente, vorrebbe dire morire.

Baltic Man cambia motore


29 Apr

Una valigia. Un cuscino. Un vassoio. Un portacenere. Un amico. Un nemico. Una finestra. Uno specchio.
Un giradischi. Un registratore. Un cinema. Un libro. Un quaderno. Un muro. Un ponte. Un fiume.
Un oggetto. Un soggetto. Un confessore. Un tentatore. Uno strumento musicale. Un aggeggio incomprensibile.

Tutto questo è stato, giorno dopo giorno, per cinque lunghi anni. Mi ha seguito ovunque sono andato, ha viaggiato sulle strade di Argentina, si è riempito di sabbia in una casa senza vetri alle finestre al Tropico. Ha sopportato ogni tipo di violenza, ha subìto un trapianto di memoria RAM, ha fuso e sostituito due caricabatterie (uno ha anche fatto una fiammata), ha sopportato ogni tipo di voltaggio, è rimasto fedele ad ogni tipo di padrone. La sua plastica consumata, carica di vita, è la pubblicità migliore alla gloriosa marca Dell™.

Oggi, dopo cinque anni di glorioso servizio, si è guadagnato una giusta pensione – ma continua a funzionare. Attratto dalle luci della tastiera con intensità regolabile, Baltic Man cede alle lusinghe della futilità e si trasferisce su piattaforma Mac.

Librando ando


03 Feb

…ma ormai siamo tutti intrappolati nelle tristi vesti di studentelli un po’ fuori corso, le nostre sbronze culminano con la faccia dentro al cesso, le nostre canne passano di bocca in bocca durante l’ora di educazione fisica, gridiamo slogan scritti da altri con l’incazzatura fomentata a tempo, siamo apolitici, apartitici e pure apolidi. Tifiamo per la rivoluzione sessuale, ma le battute sul culo di Marrazzo ci fanno morire, odiamo il Vaticano, ma guai a chi tocca il cenone della Vigilia, siamo democratici ma le battute sugli ebrei fanno raggrinzire le nostre chiappe moralmente a sinistra. E’ per questo che Henry Miller andrebbe somministrato in dosi massicce per proteggerci dal conformismo di ogni storia e colore.

Finalmente un blog che parla come pensa. Che pensa perché legge. Che legge prima di scrivere. Che scrive in quanto legge. “Librando” non è un titolo particolarmente ermetico: dovrebbe essere chiaro fin dall’inizio che si parla di libri (anzi: di letteratura, che è diverso). Quel che aggiunge sale alle – sagaci – recensioni, però, è la risposta a un mio personale feticcio, fedele all’idea romantica che collega ogni libro con una congiunzione astrale di fattori allineati al posto giusto nel momento esatto: il come e perchè si arriva a leggere qualcosa. Come e perchè un’opera o un autore che ti cambierà la vita appare sul tuo cammino inaspettatamente, in circostanze non sempre chiare. La blogger in questione ci regala questi dettagli, che effettivamente potrebbero essere “dettagli” per chi legge un libro di moccia su un autobus andando a lavorare, mentre non lo sono per chi aspetta tutto il giorno di tornare a casa dal lavoro per sapere se Giovanni Drogo uscirà dalla sua caserma o no, anzi.

Bah. Fatene quel che volete, questo è il blog.

Restyling


09 Gen

Dice che “in internet tutto si muove veloce, e il tuo sito è sempre lo stesso”.
It can be.
E così, tre anni (o più, chi si ricorda ormai…) dall’ultima chirurgia estetica, L’Uomo Baltico cambia faccia e si trasforma. A rischio di perdere i cinque lettori quotidiani, tradizionalisti incalliti, che si ritroveranno spaesati dalla novità.
Bah.

Americhe/4


12 Dic

Adiòs

In principio fu la fuga. Verso l’ignoto, una strada piena di nulla e vuota di tutto, uno spazio immaginifico pieno di suoni e immagini e immagini e voci che raccontano.
Poi, l’esplosione della Storia. Quella dei piccoli uomini, dei pezzi di vita alimentati e bruciati sul fuoco di un ritmo continuo, la storia fatta di Storie intrecciate tra loro come tappeti orientali, la storia fatta di storie dai mille colori diversi riuniti in un unico grande disegno. Il caos.
Adesso, è l’inebriante sensazione di lasciarsi travolgere. Racconti e vicende, miti e leggende, personaggi e stagioni. Il mondo nella sua rotondevole pienezza, globo terracqueo ricco di spunti per immergersi nella fantasia più pura, quella della realtà.

Captare ed inseguire qualcuna di queste storie. Attraverso la memoria, il ricordo, la carta, l’immagine e l’immagine in movimento. L’immagine in movimento. Di questo si tratta. Di un movimento, che continua
Una videocamera, un paio di microfoni, una scaletta scarabocchiata su carta a quadretti, milleppiù giga di memoria, quattro mutande, un paio di jeans. Un qualcosa da raccontare.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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