Archive for the ‘Realtà virtuale’ Category

Il caffè


12 Apr

Piero

Il sogno finisce quando lui si ritrova in una moschea.
È tutto bianco intorno,
È tutto caldo,
È tutto ovattato e tutto è lontano.

C’è un pezzo di plastica collegato ad un filo. Una freccia verso l’alto e una freccia verso il basso. Un puntino nero in mezzo.
Premendo il polpastrello su una di quelle frecce, si muove la tenda che nasconde il cielo e sparisce la moschea.

Adesso tutto ha a che fare con la guerra e con le cose del mondo.
I ragazzini nelle case, fino a quel momento pacifici e disinteressati, hanno imbracciato i loro fucili virtuali e si confrontano in un videogioco con la distruzione del nemico. Ecco il ritorno del maschio virile, ecco la fine dell’epoca fluida, ecco dunque realizzato quel che voleva il presidente dell’urss.
Ma anche le ragazze non scherzano: ragazze di vent’anni con le trecce e con i maglioni colorati, eccitate dalla retorica della guerra, realizzano fiori di carta per sostenere da lontano i movimenti di truppe là  al fronte.

Anche il gatto si chiama “Guerra”.
Si chiama “Guerra” o si chiama “Guerro”, perché è nato il 24 febbraio e non è ancora chiaro se si tratti di maschio o di femmina.
In ogni caso Guerra – o Guerro – guarda tutti con quella faccia che hanno i gatti quando non si capisce se stanno con i russi o con i cinesi.

La vita, insomma, procede come sempre
tra vecchi estremismi e il desiderio di prendere parte a qualcosa di più grande, un sogno collettivo.
Nell’illusione del giusto e nella certezza di poter individuare, con scientifica chiarezza, il profilo di un “nemico”.

Quando tutto è finito,
alla fine del grande sogno,
ho acceso la videovisione e ho visto un’esperta governativa parlare del suo programma contro le droghe.
Mentre esponeva il suo piano, con asfissiante supponenza,
sorseggiava beata la sua tazza bianca e rossa,
senza sapere che lì  dentro conteneva il narcotico più potente del mondo,

il caffè.

La civiltà va contronatura


17 Nov

La civiltà va contronatura.

Breve riassunto di come funziona il mondo


02 Gen

Così.

A way to go


20 Giu

Sinners

Un personaggio sintetico si muove in un mondo reale.
Possiamo farlo correre, decidere che salti di fronte a un ostacolo sul cammino, possiamo immaginare che si fermi ad osservare quel che lo circonda.
Lo spazio che attraversa è frutto della sua esperienza, i diversi sentieri iniziano a ramificarsi mentre la storia scorre sotto i suoi piedi.
Possiamo decidere tutto di lui.

Il colore dei suoi capelli, la nobiltà della sua missione, il suo ruolo in questo mondo. Possiamo decidere tutto.

“Quanta autonomia permettere all’utente, in un universo narrativo altro?”
E dove muoiono, in quel mondo, le vittime che lasceremo sul terreno?

Immaginatevi di essere collegati a sensori di emozioni, di frequenze cardiache, di impercettibili sudorazioni incontrollate, e comunque lì, a piantare nella pelle il freddo.
Saranno le nostre emozioni a segnare il cammino. Il nostro inconscio a scegliere tra diversi finali.
E forse qualcun altro, là dietro, studierà il nostro cammino a sua volta, registrando ogni risposta.

“Possiamo decidere tutto di lui”.

Il linguaggio, diceva Borges,
“Il linguaggio è un’altra cosa”.

Dans le jardin digital


20 Ott

A desert tale

Tra gli steli di rosa del giardino digitale crescevano verdi i fiori del tempo
rispondevano ai richiami dei procuratori
mantenevano in vita priorità di amori
tra gli steli di rosa del giardino digitale.

La luce bianca illuminava i loro volti.
Incorniciati nell’oblò nero di un cappuccio di feltro resistevano al freddo e alla sete
e controllavano il mondo,
interagivano con la speranza,
contribuivano a mantenere pulita la nostra coscienza.

La valle immensa d’autunno rimaneva grigia dietro le loro spalle,
semimascherata di codici strani.
Esibita e nascosta tra le distrazioni del miraggio
avrebbe potuto scovarla solamente una webcàm.

Eppure
Tra i rami di melo del giardino digitale
invecchiavano rapidi i giorni del tempo.
Riflessi nello schermo di retine sofferenti
cercavamo anche noi una connessione ed un senso.

Cuentos de verano


14 Ago

Stripes

Ho aperto una “birra artigianale pastorizzata ri-fermentata”
[sembrava un vulcano di schiuma]
mentre due gatti litigavano fuori dalla finestra
e i cani di Viola commentavano la scena.

Dal piano di sopra, amori spagnoli:
la magia della quotidianità trasposta su Skype.
Camicie piegate ancora umide sul tavolino
la pelle che si riposa, ancora pronta a ripartire.

I tunnel che scorrono bianchi al neon con la testa fuori dal finestrino
immagina come sarebbe stato difficile essere il vicino di casa di Kant.
Tua moglie che ti rimprovera ogni mattina, a mezzogiorno
“lui ha già scritto un intero capitolo, oggi.
Y tu, ¿que?”

Dritta e costante la linea davanti al baricentro
e il baricentro che non legge pendenze, deviazioni o asperità.
Si alternano le immagini sul tappeto in terciopelo
tra “voluta” e “voluttà” è una questione di T.

Le linee del reiki disegnate sulla schiena
e la colonna vertebrale che segue il solco dei vulcani.
Gli antichi druidi avevano isolato il principio del Tojone
ma la gente non capiva, aveva voglia di veleno.

I profughi a Battifollo a gruppi di tre
appaiono dall’altra parte su Instagràm con il resoconto della traversata.
“Stanno tutto il giorno di fronte alla chiesa, con il telefono in mano”,
li ha visti Tiu Giuan oggi pomeriggio, sul muretto di cemento.

Cercavano la sorte,
ha detto il dritto del villaggio.

Mangiavano le torte,
si lamentava la signora del bar.

Giocavamo con la morte,
scriveva uno di loro,
sull’i-pàd.

Mueve solamente lo que


06 Lug

Mueve entoces solamente lo que vuela, y dibuja formas y sentidos tan distintos a los que se iban buscando, formas y sentidos que pertenecen a otras vidas posibles, que repentinamente se materializan entre sillas rosadas y marrones, en un cuarto de paredes azules.

Mueve la mente que no conoce su nombre, que no sabe nada sobre su existencia y tal vez por esto se atreve a imaginar, siguiendo las olas dementes de un contacto que, a pesar de haberse realizado en el espacio de un par de segundos, se expandiò en profundidad y anchitud, visualizado en el reflejo de un vidrio detràs de una reja blanca, en donde cada movimiento de ella ha sido grabado para algùn recuerdo, sobre una superficie frìa y transparente que conservarà este momento asì como ha de ser conservado, inùtil para la historia, invisible a los demàs.

Quel che accade in un istante potrebbe non accadere mai


26 Ott

Il frutto proibito

Il campanile giallo elettrico scorre via come un panning, fuori dal finestrino. E improvvisamente le orecchie riposano, si astraggono. Da quante ore sono in cammino, oggi? Mi viene il dubbio che il cuore abbia smesso di pulsare.

Antes yo era mucho màs definitivo, c’è scritto sugli appunti dietro lo schermo. Proseguire senza indugio, lo sguardo perso nel punto fisso di un caleidoscopio. Tutto è contraddizione e tutto si compie, niente ha un fondo di impossibilità nella scia della cometa. Non resta che andare avanti adeguandosi alla mutevolezza delle prospettive. Muoversi, muoversi ancora. Nell’evoluzione della specie, argomenta Jean Claude Kaufmann, il fondoschiena si sviluppa insieme al cervello, quando l’uomo assume una posizione eretta.

Oggi, le foglie hanno cambiato colore. Succede una volta all’anno, ma succede tutti gli anni.
Resta con me e non smettere mai di andare via.
Paradoxically, the ability to be alone is the condition for the ability to love.

La coscienza, la conoscenza, la scienza. Il campanile giallo elettrico fuori dal finestrino. Il mondo scorre negli spazi esterni, tra le persone, tra gli scambi e i sorrisi. E mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto.  A cosa ti servirà, gli fu chiesto. A sapere quest’aria prima di morire.

Haiku Multitask


28 Ago

La fabbrica dismessa,

come un incidente del tempo,

assiste impotente all’alternarsi di Carlo Conti.

[quel che succede scrivendo didascalie con l’attenzione rivolta verso stimoli esterni di dubbia qualità].

Cos’è questo niente? L’infinità possibilità di cui dicevi?


12 Lug

“E’ il documentario della simulazione globale, senza luogo, senza scampo, che ci mostrano a titolo pubblicitario notte e giorno, dietro lo schermo di vetro che abbiamo in dotazione per vivere da queste parti. Ma poi si sa che quando uno è lasciato dietro un vetro, tende a sentire che gli manca qualcosa, anche se ha tutto e non gli manca niente, e questa mancanza di niente forse conta qualcosa, perché uno potrebbe anche accorgersi di non aver bisogno davvero di niente, tranne del niente che gli manca davvero, del niente che non si può comprare, del niente che non corrisponde a niente, il niente del cielo e dell’universo, o il niente che hanno gli altri che non hanno niente.”

Gianni Celati.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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