Archive for the ‘Notte’ Category

A certain something


05 Apr

Vieni, Nena, andiamo a nasconderci.
Lascia perdere quel che ti dicono i migliori amici, i familiari, la gente.
In fondo, anche loro sono parte del problema.
O forse no, ma non c’è niente da fare per loro:
vieni con me, andiamo a nasconderci.

In questi giorni l’aria è diversa, psichedelica e forte.
Tra i sentieri di questa valle c’è un orizzonte di verde, di bianco, di sudore caldo sotto la seta, il blu.
Guarda il monte sacro, là in fondo, che rimane innevato mentre qui sotto nascono i fiori.
Andiamo a nasconderci, Nena, tutto il resto è rumore.

Non è cambiato niente, niente può cambiare per davvero.
Hanno cambiato il vino per il petrolio, come puoi pensare che capiscano cos’hanno lasciato quassù?
Ogni singola cosa nel suo insieme, laggiù in fondo, è compromessa.
Sono voci e ossessione, storie instagram e struggles, riconfigurazioni e progetti.
Sono giornate passate al chiuso, aria ferma e miseria.
Vieni con me, Nena: andiamo a nasconderci.

I’ll find a place somewhere in the corner
I’m gonna waste the rest of my days
Just watching patiently from the window
Just waiting seasons change, some day

Hai visto anche tu quel che sta accadendo: la gente si filma mentre prepara la pizza.
E lasciano i campi e i prati, lasciano indietro ogni spicchio di cielo.

Oh, oh, my dreams will pull you through that garden gate.
I want to be the wandering sailor
We’re silhouettes by the light of the moon
I sit playing solitaire by the window
Just waiting seasons change, ah, ah
You’ll see, one day, these dreams will pull you through my door.

Andiamo a nasconderci, Nena.
Avremo a disposizione i castelli e gli chalet.
Mi hanno detto che disattivando il chip del telefono, togliendo la simcard dall’apparecchio fisico, forse non saremo geolocalizzabili e per la prima volta facebook non potrà ascoltare i tuoi discorsi.
Quindi andiamo a nasconderci, Nena, tutto il resto è rumore.
Lascerò aperta la finestra in queste sere, per ascoltarti dormire.
Per non chiuderci a niente,
e iniziare a capire.

 

Mentre il mondo si contrae


21 Mar

“Mentre il mondo si contrae noi ci espanderemo”,
dicono le persone fiduciose sui social net.

Ci espanderemo, andremo a raccogliere i frutti proibiti
i frutti del nostro essere finalmente umani,
capaci di silenzio,
di empatia,
capaci di silenzio,
e di empatia.

Così dicono le persone fiduciose sui loro balconi
ma nel frattempo cresce la paura, l’ansia, la perversione del sempre connessi.
Ci ritroveremo sopravvissuti
sopravvissuti e senza dignità
a celebrare la festa dei sopravvissuti senza dignità.

– ‘Ho un po’ di febbre. Che ne pensi?
– Penso che sia normale. Hai febbre perché non esci di casa. Fumi cicche sul balcone, vivi in pigiama, e non esci di casa. È normale che ti venga la febbre. È il ritratto perfetto dell’ammalato. È così che ci vogliono, è così che ti vuoi.

 

‘La gente ha paura della morte, muchacho, non l’hai ancora capito?’
Ha paura della morte perché non ha mai imparato ad essere realmente viva.
Si può aver paura di morire senza essere stati realmente vivi?
Evidentemente sì.
Il fatto stesso di darsi da fare per non morire dà finalmente un senso all’esistenza dei più. E questo li accomuna all’esistenza del virus. In fondo siamo tutti sulla stessa barca. Non è il caso di essere troppo ostili, nei confronti del virus.

[per esempio. Era davvero il caso, di portare in giro quelle bare sui carrozzoni militari?]

E così

questi sono i giorni dell’essenziale.
Unghie sporche, mani ruvide, l’odore del corpo che basta a se stesso e nessuna necessità di aprirsi agli altri.
Io per esempio ho imparato a fare i muretti a secco.
In questi giorni sto facendo semplicemente a quello: muretti a secco.
Potrei parlarti di quello e di nient’altro. Non ho nient’altro da dire. Non c’è nient’altro.

E allora, sarà vero che mentre il mondo si contrae, noi ci espanderemo?
Potrebbe essere vero.
Siamo dei virus, organismi preposti al contagio.

 


Que pasa contigo hermano. Que pasa contigo?

Miel de bambolina


20 Mag

Olio su tela. La tela è reale.

Scioglilingua carsico ed enigma d’Austro-ungheria.
Alenka seduta su un muretto, sotto un giardino sospeso che sa tutto di lei.
Indossa una vestaglia di seta, quel motivo di fiori messo insieme per le notti nel fieno.
Nell’ora di veglia che lascia libero il sonno, Alenka si sfiora tra le gambe e sente odore di lui.

Lí tutto intorno la campagna si sveglia.
La montagna si accende, il segreto si scopre.
Il furgone del ghiaccio, che cerca la città seguendo incantato il grande fiume azzurro, non lascia traccia di sé.

Isonzo.
Lusinç in friulano standard.
Isuns, Lisuns, Lusinz, Lusins nelle varianti locali.
Soča in sloveno, Lisonz in bisiaco. Sontig in tedesco.
Alenka si accarezza la pelle e così carezza anche lui.
Sa che non si rivedranno presto, forse non si rivedranno mai più.

Prendi la vita e scappa, scappa Bambolina
Voglio vederti ballare sotto i ponti
Sopravvivere ai morti
Evitare la pioggia e dire tutto di te.

 

È tutto un gioco ma è un gioco che segna.
L’uomo del furgone del ghiaccio è ormai lontano laggiù.
Alenka si accarezza la pelle e così carezza anche lui.
Le sue parole le risuonano tra i capelli, le sfiorano le gambe, si asciugano nella brezza del mattino e rilasciano irrequieta sazietà.
Parole gitane, rimaste sul fieno con lui.
Miel de Bambolina, Bambolina de miel.

Vivere in un futuro classico, sempre.


26 Apr

Piove.
La città si purifica di colpe non sue.
Lui la percorre di notte e si chiede dove finirà.
“Ho due patrie, tre famiglie e quaranta città“, si dice visualizzando nel pensiero un momento preciso.

È un attimo tra gli altri, una stanza luminosa, circondata dal sole, in cui tre ragazze in silenzio girano grossi sigari di tabacco.
È un momento di sole inghiottito dal tempo.
Un tempo anacronistico.
Un futuro classico, sempre.

Mind1no


05 Giu

Leftover Ocean

Tutte le notti un bimotore vola da est in direzione del mare.
Percorre affannato il buio e la nebbia, col suono ovattato di chi non vorrebbe farsi sentire.
“Dove va l’aeroplano, dove gioca a scappare?”, si chiedono i cani che rinunciano ad abbaiare.
La montagna lo guarda la montagna lo sente, e in silenzio si offende e fa finta di niente.

C’è qualcosa di strano c’è qualcosa di vero, in quel suono dall’alto che si insinua nel nero.

E c’è qualcosa di stanco c’è un’impressione di canto, ma non c’è voce nel suono e non c’è traccia di bianco, come se l’aeroplano non esistesse per davvero.
Si muove senza traccia senza possibilità di parola, rimane la notte abbandonata lì sola.
Si muove nel sogno tracciando il disegno, tentativo di mito a cavallo nel regno.

Ma sì, buona fortuna


04 Apr

“Guardali là, quelli sono i miei compari”.
Si son costruiti il buio per nascondersi meglio.
Si sono cercati una luce, perché anche una fiamma è un discorso.

Li riconosci, sono facce strane, superfici d’ignoto in cui non hai mai smesso di perderti.
Cercando le loro tracce hai tracciato la rotta.
Seguendo il loro fiuto hai creato il destino.

Così li guardi ancora una volta, quei loro occhi del viaggio
e riconosci le pietre e riconosci la steppa.
Cadranno anime nell’erba, là fuori nel mondo
cadranno rami secchi e ponti di cemento
cadranno le case nei villaggi ma non importerà davvero
perché avrai in mente quegli occhi,
quei loro sguardi diversi,
volersi prendere il cielo.

Voler prendere il cielo e scavare nel fango
cercare nel buio, smuovere pietre, esplorare gli anfratti.
Ritrovarsi distrutti, ferite aperte, fratelli distratti
Lo que no me esperaba es lluvia, y llueve fuerte agua frìa.
“Tal vez este es el cielo”, dice el coronel bajo el paragua
“Tal vez es un sueño”, dice la foglia gialla, travolta dall’acqua.

E allora aguardiente y cumbia e avanti, si cambia
l’unica costante è il tempo, e non esiste, e forse non è nemmeno costante
e graffia i vetri con le unghie, e nel silenzio tace
e allora aguardiente y cumbia,
e avanti così,
si balla.

Esorcismo dei più


08 Mar

Stalagmis

“Siamo materia afferrata alla vita”,
dice il vecchio pittore mentre nasconde i suoi quadri più belli
e siamo polvere vuota di stelle,
mancanza in accelerazione.
Siamo il desiderio dell’autodistruzione
siamo il cattivo e siamo un bel sogno
siamo un gran grido di disperato bisogno
siamo compassione della specie,
bellezza che non piace,
siamo un errore che si muove veloce.

E siamo sole che non scalda,
pioggia che non scende,
vento di triste incanto
e suono,
siamo musica e canto.

Homo / Homini / Lupus


30 Nov

La famiglia

Hoy
adelanté el invierno
desperté insumiso
escuché el cántaro de agua en la tubería
fría
artificial
de otro día en el planeta-1.

Hoy esperé a la serpiente de acero y lata
me asomé a sus entrañas de ballena roja
y encontré a un charango y a una flauta de pan
y encontré lluvia fina,
material para un “volver”.

Tomando jugo auténtico en las esquinas
buscándole al cónsul sus ganas de hacer
devolviéndole el jugo auténtico a la noche,
“no necesito veneno
veneno para lo que viene,
mas bien tráigalo usté”.

Tráigalo usted que sabe donde conseguirlo
y tráigalo usted que no deja de buscarlo
este engaño de papel tiza sombra y whiskey
este enredo de relatos, que nos tiene hambrientos y satisfechos
al final
al final de cada página
en el reflejo del papel.

Per quest’ultima mezz’ora


25 Ott

Geometree

Per quest’ultima mezz’ora io ho vissuto la giornata intera.
Ho lasciato la montagna, son sceso verso il mondo, mi son contaminato d’inchiostro
e ho pianto.

Ho pianto in silenzio, senza lacrime e senza lamento
ho pianto tra l’asfalto e il cemento
e poi anche nei frutteti, nel montaggio, tra il verde acido e il formaggio
tra le pieghe di un movimento contro il sole e contro il vento
ho pianto senza lamento e senza un’opinione
ho pianto come mi sono alzato, ho tentato di fare ed ho fallito.
Ho pianto a centodieci all’ora tra le strade della pianura
Ho pianto per saluto, non certo per paura.

Saluto al vento, e alle cose che si spostano.
Saluto al sole, e agli alberi che restano.

Poi son tornato tra boschi e caprioli
e pietre senza voce, pietre ancora fredde e uomini soli.
Son tornato verso l’alto, che non è così in alto e c’è notte e fumo.
Ho chiuso la porta senza chiave, per l’assenza di un qualcuno.

E per quest’ultima mezz’ora io ho vissuto la giornata intera
in una notte senza fuoco, notte buia calda e nera.
Rimangono carta e inchiostro, e un qualcuno a cui pensare.
E l’inganno del non sapere, ma di provar comunque a dire.

 

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13 Set

E Mosé alzò le braccia al cielo e disse: “é tutto lassù”.
E Salomone portò le mani alle tempie e disse: “è tutto qua”.
E il Cristo allungò le mani sulla croce e disse: “é tutto più in là“.
Poi venne lo scienziato, e tutto divenne relativo
ma le voci si fondono e si confondono nella moquette scura del bar
nella lacrima fredda del softjazz
nell’ambito scuro della cameriera
che questa sera non ha voglia di sorridere
e sorriderà.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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