Archive for the ‘Stagioni’ Category

Today is tomorrow?


08 Giu

Today is tomorrow?

Y qué serìa este pendiente que llevas al cuello?

El presente. Un presente que no termina nunca.

Un presente que no termina nunca, es la peor pesadilla que se haya oìdo nunca. Ahora entiendo porqué lo llevas al cuello. Asì tienes un lazo. Un lazo que te tiene amarrado a sì mismo. Menuda paradoja, matòt. Tu sì que estàs en una trampa.

No te creas tan seguro. A fin de cuentas, también tu seguridad puede ser un lazo que te tiene amarrado a sì misma.

Sì, tienes razon, matòt, pero un poco de seguridad, de vez en cuanto, no molesta. En cambio un presente que no termina nunca, creeme que no lo podrìa soportar.

Y porqué deberìas soportarlo? Tal vez sea suficiente vivirlo. Tu cargas con el peso antiguo del pasado mientras tus pies tiemblan en el humo blanco del futuro. No crees que serìa mejor un presente que no termina nunca? Asì todo sigue siendo. También lo que todavia queda por venir

No sé. Tu idea me suena a carpe diem. Y yo nunca confié en palabras en latìn, matòt. Si me quitas el olvido y la esperanza, me destruyes a la filosofia, y esto sì es un juguete que me divierte.

Pero entonces te pierdes lo mejor. Estamos buscando lo mismo, no te dàs cuenta? La bendita filosofía no es más que nostalgia, el deseo de sentirse en casa en cualquier sitio. No te parece maravilloso? Nostalgia y deseo. Presente permanente.

Esto suena bien. Es por esto que te lo llevas al cuello?

Es por esto. Piel de chivo sobre mi piel. Todavìa quedan las marcas de sus dedos, cuando lo moldeò mientras estaba caliente. El mismo deseo de aquel dìa en que la encontraré.

Y como podràs encontrar algo que ya tienes? Algo que ya, de alguna manera, perdiste?

Y como puedo tener algo que ya, de alguna manera, perdì?

A ver. Piel de chivo y marcas de sus huellas?

Nostalgia y deseo. Presente permanente.

L’abisso non ci spaventa, l’acqua è più bella quando cade dall’alto


29 Mag

Danza

 

Se nella favola avessimo avuto
anche solo un sussurro di voce in capitolo
forse
avremmo evitato il tentativo
di questa poesia
forse
avremmo abbozzato un finale più stanco
forse
avremmo deviato verso ambienti più sordidi
inseguendo la linea delle nostre visioni
abbracciando il coraggio di guardarci allo specchio
ritrovandoci nelle decisioni
di quel magnete primordiale
che ci muove e ci sposta
al di là dell’ostacolo
di un pezzo di carta.

 

Ma se in questa favola avessimo avuto
anche solo un sussurro di voce in capitolo
allora il fallimento sarebbe oggi definitivo
il peso del fato non avrebbe più consistenza
e nemmeno gli errori
sarebbero più poesia.

 

Dove scorre allora
la linea dell’arbitrio?
Dove muove la vibrazione
tra verità e istinto?

 

Ed ecco che forse in questa parvenza di favola
avevamo per davvero un’intuizione
forse solo un sussurro
un miraggio di voce in capitolo.

 

 

Esperando a Inaniel


02 Apr

Era lì, alla fontana vicino al palo della luce.

Aggrappato con le unghie a questi scampoli d’inverno, dice.
Ci potresti credere?
Aria fredda.
Foglie cariche d’acqua.
Fango ovunque.

Buahahahahaha.
Sei impazzito?
Primavera.
Prova ad andare a piedi,
di notte,
verso il ponte.
Mille voci tutt’intorno.
L’acqua si scioglie, ma si scioglie in mille suoni diversi.
[Succede anche di giorno, ma di giorno non lo vedi].

Si guardavano come se fossero stati rinchiusi, tutto l’inverno.
Lì, a dieci metri di distanza.
Qualche contatto sporadico, ma non avevamo niente da raccontarsi:
entrambi stavano vivendo la stessa storia.

Eppure ti dico che preferisco l’inverno, meglio così.
Mancanza assoluta di colori: chi l’ha detto?
Io d’inverno invece riesco a godere meglio delle sfumature.

Quante volte ce lo siamo detti?
L’anno scorso, forse a ruoli invertiti, ci stavamo menando le stesse fiabe.
E’ la notte la cornice di tutto, è nel buio che si avanza a passo più forte.
E lo sai perché?
Perché di notte ti riesci a scrollare dalla pelle tutto il superfluo.

Poi si sono salutati.
Non mi lasci niente?, le ha chiesto
Hai bisogno di qualcosa?, gli ha risposto.

Io ho bisogno di una canzone.
Io ho bisogno di una preghiera.

Shaken Ice


15 Dic

Rimane incollato ai vetri, questo senso di fibrillazione esasperata che smuove le ragazze sui bus, e lascia indifferenti i pensionati, il venerdì mattina.
Una patina bianca a coprir la trasparenza, memoria del vento che costruisce nel buio un’immagine e una trama.
Un sentiero su cui si scivola perchè ci si rimane incollati.

Rimane incrostata ai vetri questa voglia insana di stringerlo tutto
sentirsi come un’ombra che incombe su un’entità immobile, indifesa.
sentirsi come quell’entità immobile, indifesa, riconoscersi lì.

Lì, nell’inganno di un fuoco di ghiaccio, di un gelo che scalda
di un vetro che non è più trasparente da quando c’è questa patina bianca.
A leccare il fondo del bicchiere per inventarsi finalmente un sapore.
A leccare il fondo del bicchiere per aggrapparsi al retrogusto di un’idea.

Rimane stampato sul vetro questo inganno della materia.
E se lo guardi in controluce
ha la stessa consistenza
[lo stesso colore]
del granello di sale che lo scioglierà.

Di fronte al mondo che ci assedia


20 Ago

Dreamer

Alcuni non riescono a immaginare
nient’altro che il presente che li circonda
e trovano assurdo ciò che non è dominante
O CHE ANCORA NON ESISTE:
sono i privi di fantasia e coraggio.

Altri difendono il presente che li circonda
perchè vi traggono benefici
o perchè TROVANO FATICOSO MUOVERSI
in una qualsiasi direzione:
sono i privilegiati e i pigri.

Ci sono poi quelli che vedono nel mondo che li circonda
nient’altro che UN INSIEME CASUALE E ASSURDO
di codici, valori, mode, catechismi.
Questi sono i sessualmente più brillanti.

[grazie a Gianmarco Serra e Maurizio Cont]

cricric


12 Mag

questa sera mi sono fermato ad ascoltare i grilli.
sono usciti di casa per la prima volta: un’altra estate è arrivata.
escono i grilli, e si riduce all’ennesima potenza la dimensione delle cose, si stringe lo sguardo del mondo che conta, improvvisamente si smette di essere “qualcosa”. I grilli: quelli dell’infanzia. quelli dell’umanità bambina. quelli tra il fieno che cresce e profuma di terra.
il canto dei grilli, e il movimento circolare dei pensieri.
l’aria d’estate come se fosse rimasta chiusa in un armadio, tra i vestiti già indossati, che da domani serviranno ancora.
le parole rovesciate contro gli scogli, tra le onde eterne di un mediterraneo che non ci ascolterà mai.
un sogno in cui non si ha più fede, una fede senza più sogni, l’ebbrezza del vuoto sulla nostra pelle giovane. Ma allora tu… ma allora noi…

Ascolta i grilli che cantano: un’altra estate è arrivata.

Back (after readin’ Jamaica Kincaid)


05 Apr

Raccolgo quattro libri, infilo il biglietto del treno nell’agenda, metto il bicchiere di plastica nel contenitore della plastica, metto il fazzoletto di carta nel contenitore dei fazzoletti di carta, metto la bottiglia di vetro nel contenitore del vetro, guardo la televisione che mi mostra angela merkel e nikolas sarkozy, apro la porta alla signora che vuole entrare dove io penso di uscire, il tardo pomeriggio è freddo, il metallo delle monete è freddo, i colori nel loro insieme sono freddi, freddi come un’umidità sottile che s’insinua da dentro, una giovane donna seduta al tavolino scrive cose con un dito, il furgone del macellaio passa in strada inseguito da una nuvola bianca, l’asfalto si muove sotto i piedi e sembra composto dallo spazio esistente tra le sue diverse pietre, una signora legge il suo nome nello spazio riservato ai manifesti dei morti, la famiglia della casa gialla non ha ancora disfatto l’albero di natale sul balcone, le montagne all’orizzonte sono diventate più alt, il cane legato alla catena ha voglia di abbaiare, la signora sul balcone forse ha voglia di abbaiare, gli immigrati sulla costa di lampedusa hanno voglia di raccontare il deserto, giusy calzature svende tutto al cinquanta per cento, l’erba è addormentata sotto i piedi del gatto, il gatto è disinteressato al movimento del vento, il vento è disinteressato alla traiettoria del sole, la serratura del cancello scatta solo se sollevi leggermente la porta sinistra.

Sono tornato.

Inbox – oggetti abbandonati sugli scaffali


17 Ott
Latito, hai ragione!
Ma avevo i miei buoni motivi. 
Il principale dei quali è: non avrei saputo che scrivere.
L’ambientamento a questa ultima faccenda ha assorbito le sue buone energia, 
tra chilometri sotto le suole e sana impotenza di fronte 
a certi problemi tipicamente caraibici,
tipo trovare nella Bombay del centro di Barranquilla tutto 
ciò che può servire in una casa, qualcosa tipo Ikea dei poveri.
Adesso, però, tutto sta prendendo la sua giusta piega.
I miei giorni iniziano con una secchiata d’acqua addosso nel patio dietro casa,
poi tutto ciò che succede si sta rivelando piacevole.
Come previsto, sono bastati pochi chilometri per separare 
nettamente Barranquilla da me, 
con il piacevole risultato di eliminare l’eliminabile.
In altre parole, passo buona parte del mio tempo in piacevole solitudine, 
forse perchè, ambientalmente parlando, il contesto aiuta. 
Oggi è mercoledì, per esempio.
Ogni mercoledì sera, per esempio, a Salgar la luce misteriosamente sparisce.
L’immagine di questo pueblo a lume di candela, con le stradine di sabbia e il
boato dell’oceano in sottofondo, è un momento di puro calòr.
Poi c’è l’università. Mi hanno dato un ufficio, mi hanno dato un computer,
mi hanno dato un corso di Italiano 1 e mi danno del lei. In più, mi danno libero accesso
alla mediateca universitaria, non solo ottimi libri – in italiano – 
ma anche una caterva di dvd. Non mi lamento. 
I miei studenti sono un bel gruppo, dai 17 ai 40 anni,
ed ormai viaggiamo per la sesta lezione, tra grammatica arti e cultura generale.
Ho una certa libertà nei contenuti, cerco di approfittarne.
Anche se ciò comporta sostituire tiziano ferro con giovanni lindo ferretti.
Venerdì, invece, inizio le lezioni della specialistica.
Due materie già da adesso, due materie più avanti.
E tu invece? Sapevo da fonti certe che eri partito in bici verso oriente.
Calcolando la velocità di internet in Val Mongia, 
il messaggio è stato qualcosa tipo
“è partito verso la romania in bici e treno. Grande”. Vago, ma credibile.
E come procede la cosa? Sei in solitaria? Se non è blasfemo dirlo, ti invidio.
Hai poi comprato un volo per queste terre maledette?
Vedrai tu come organizzarti, ma nel caso piombassi a Salgar
chiedi per la Casa de las tres Piedras ;-);-)
Spero di leggere qualche tuo intruglio di birra e sudore.
hola hermano!!! como te va la vaina?
qui sono praticamente al giro di boa di metà missione. Quasi a tirare un bilancio. Prima considerazione che sicuramente sarà difficile che possa resistere in italia più di qualche giorno. Seconda considerazione è che è un’esperienza che ti muta di dentro. Poi la fortuna di aver visto un popolo che difficilmente avrei potuto conoscere in altro modo.
Potrei accettare il consiglio di enzo ed andare a vivere in un luogo sperduto ed isolato. Saprei comunque di aver vissuto.
Mai come in questi giorni sono lontano dalla realtà materialistica occidentale. Per certi versi mi sono ancora più isolato di quello che già il posto comportava.
In questi giorni mi tornano alla mente le serate a salgar.
Luce soffusa e voluto isolamento. Già allora.
Non male direi.
Inizio a preparare lo zaino per il lungo inverno. Camminando.
Nulla può valer lo sforzo di fermarsi.
Si tornerà all’origine e alla migrazione.
Hola,
e beato te che puoi permetterti bilanci. 
Qua e' tutto un bombardamento indiscriminato di...nulla, alla fine.
Effettivamente il tempo scorre, da quelle parti probabilmente 
piu' lento del previsto, ma in un attimo sara' comunque tempo di migrare.
In questi giorni di troppe luci e antitetico isolamento (quant'e' lontana Salgar!)
mi sono accorto che non ha poi cosi senso, quello che continuano a ripetere tutti,
da queste parti. Voglio dire: il pandino delle poste,
il dover attrezzarsi per l'autunno, i programmi a lungo termine, 
ancora una volta, li lascio agli altri.
Quello che ritorna con insistenza nella cabeza, invece, 
e' il progetto di viaggio verso est.
Iran, Turchia, Inguscezia, donde sea. 
L'importante e' non avere una meta, solo un po' di adrenalina
e la sana sensazione di sentirsi vivo. 
I quattro soldi del signor posteitaliane vanno spesi in qualche modo,
e mai come in questo momento sento il bisogno di fare un qualcosa
di veramente utile; fuggire, per esempio. Un taglio netto.
E quindi non so che sara' nel tuo zaino per il lungo inverno.
Non so quale percentuale di tutta la carne che sto cercando 
di gettare sul fuoco cuocera' fino a diventare qualcosa di concreto.
In ogni caso, io ci so(g)no.
Sogno isolamento coniugato con movimento.

Apagones


23 Lug
La vida es asì 
Tu te vas, y yo me quedo aquì. 
Tan bello y tan lejos.
Tan blanco y tan vacìo.
Canta de apagones y de corazon
 esta cantante cubana.
 De añejo y amor blanco
 de vida extrana y de tiburòn.
Canta imagenes de fuego
 vivas y fuertes debajo de la piel superficial.
 Canta y escupe dolor y verguenza
 Escupe y canta promesas y desespero.

 Deja de llorar tus lagrimas burguesas 
el mundo se hunde sin solucion en pobreza...
 canta palabras de orgullo y prepotencia
 canta pedazos que alguna vez escribimos.

Dromologia


15 Lug

Parole e sguardi di circostanza. Il tipo di quei lontani giovedì notte passati intorno al Risiko è apparso inaspettato in ultima fila. Giacca e cravatta, capelli impomatati. Chi l’avrebbe mai detto? Quattro anni almeno senza sapere nulla di lui, nient’altro che notizie di terza mano. Ha la faccia emozionata, pare perfino contento di rivedermi.
E adesso? Cosa farai? Quali progetti? Lo sai che il nostro vecchio amico si è trasferito a Londra?
Poi mi parla della sua tesi. Inspiegabilmente convinto che la questione possa rivestire una certa importanza.
Quando ormai ci siamo detti tutto lo vedo bisbigliare con un signore con il pizzetto e una donna con la piega sul lato sinistro. Anche loro sono emozionati, anche loro muovono gli occhi a destra e sinistra, nervosi.

Cinquantacinque minuti più tardi tutto è finito. Le notti dell’Amazzonia, la vecchia venditrice ambulante di Kaunas, il suono disordinato di una chiva, le melodie del tropico. Finite anche le scarpe, asfalto che non scorre più, sotto i piedi. Una storia iniziata cinquecentocinquantuno articoli fa, una storia disordinata e folle. Accademia itinerante. Universidad del Mundo. Lectio magistralis tra le puttane e i marinai filippini di Buenaventura. Laurea honoris causa al poeta seduto all’incrocio tra la carrera 45 e la calle 79 di Barranquilla. Libri e libri volati via tra i sedili dei bus, degli aerei, dei treni, degli alberi. Quaderni di appunti che sono nomi di persona e indirizzi mail, mappa mentale di un’avventura delirante.

Tutto finito.

La signora bionda ha detto la dichiaro dottore in.

Resta il mare, acqua grigia e sporca di sale.
Il vero colpo di genio è stato l’aver scelto una sede universitaria vicina al mare.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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