Just for one day

11 Dic

Per un giorno ho avuto una cagnetta
ho avuto una cagnetta, per un giorno.

È apparsa là, in mezzo alla notte, in mezzo alla neve.
Proseguiva nel solco di chi era passato prima di lei:

pneumatici e lupi
suggestioni e voci
la paura del freddo, nell’alpe gelida tutt’attorno.

Era una cagnetta scappata a un cacciatore.
Aveva il collare e il campanellino, ma non aveva un numero di telefono con sé.

Ora: devi sapere che queste sono lande di cacciatori e fuoristrada.
Un cacciatore, quando perde la sua cagnetta, poi la cerca.
E quei segni di pneumatico sulla neve forse erano i suoi.
Forse l’aveva cercata,
forse non l’aveva cercata abbastanza,
forse non l’aveva trovata.

Così la cagnetta adesso aveva scelto me.
Mi veniva incontro con sguardo acceso, e quel mix insondabile tra audacia e paura.

La cagnetta disconosceva suo padre, non sapeva più dove fosse il padrone.
La cagnetta non aveva padroni.
La cagnetta era tante cose, tante cose tutte insieme.

L’ho portata a casa, è venuta via con me.
Io non ho una casa fatta per ospitare cagnette. Non so prendermi cura di loro.
Ma in quei giorni la casa assomigliava a una casa e così era evidentemente anche per la cagnetta, perché si è trovata a suo agio nello spazio di ombra e luce tra la sedia e la stufa.

Nel dormiveglia che sussegue alla tempesta
nell’abbraccio ammaliante del fuoco
nella verità  rimasta occulta nel caso
la cagnetta pensava a pneumatici e lupi.
Suggestioni e voci.
La certezza del freddo, nei mille deserti di centomila città.

L’ho accudita, ha mangiato fegato di cinghiale, l’alimento dei principi.
Lei ha accudito me: mi ha insegnato a non chiudere la porta sulle scale.
Mi ha insegnato il valore simbolico di quel collare e quel campanellino: l’eleganza nel toglierli, la corretta fermezza di ritornare a loro.

In fin dei conti, era una cagnetta scappata a un cacciatore.
Aveva il collare e il campanellino, non aveva un numero di telefono con sé.

La civiltà va contronatura

17 Nov

La civiltà va contronatura.

Man at work

08 Nov

Secondo episodio.

Siamo in un ufficio affollato. È l’infermeria dell’aeroporto di Duna Caliente, il cui nome i colonizzatori di queste terre hanno trasformato in: Duna Caliente.

Avete Ragione Voi

29 Ott

Avete ragione voi.
Vi aspetto.

Dall’altra parte della barricata.
Vi accolgo.
Dalla stessa parte della barricata.
Vi voglio.

Voglio il sapore amaro della vittoria.
Il sapore dolce della rivalsa
Il sapore inutile di un giorno vero
il sapore folle di un anno intero
el sabor amargo del parrandero.

Avete ragione voi.
Vi invidio.

Voi nel lato giusto della risposta
voi nella battaglia eretica del securista
voi nel gorgo cieco dell’iconoclasta.

Domani sarà  un altro giorno e inizierà alle sette del mattino e sarà fatto di niente.
Arriverà il trattore per quel lavoro arcaico, e andrà fatto e lo faremo.
Decine di quintali di materia sulle nostre spalle, la polvere e la materia della nostra essenza.

Nel frattempo voi,
dall’altra parte della barricata,
in un sapore languido.

Avete ragione anche voi.
Vi accolgo.

Il nuovo modello

24 Set

Spirit Crusher

Sono passato da Anselma, 90 anni compiuti, per cercare di capire cos’aveva il televisore.
Ho chiamato il call center e mi hanno detto che è proprio così.
Bisogna buttare via tutto perchè è cambiato il sistema.
È cambiato il sistema di trasmissione televisiva, bisogna buttare via i vecchi apparecchi e adeguarsi.
Butteranno via anche i motori a diesel, li butteranno via perchè inquinano. Butteranno via automobili vecchie di 5 anni, butteranno via le persone, butteranno via anche noi.
Anche le persone dovranno adeguarsi: il nuovo modello dovrà avere un codice a barre. Tecnicamente si chiama “green pass”. Sono stato recentemente a valle, sono stato in città, e ho già visto alcuni luoghi in cui viene richiesto. Alcuni tra i nuovi modelli dotati di codice QR erano gli stessi che cinque anni fa dicevano ‘beh queste cose accadono solo in Asia; mica abitiamo in Asia noi’. Ora lo usano.
Nel frattempo mi chiederanno di lavorare a un progetto sul bullismo nelle scuole. A quel punto potrei portare l’esempio di una ragazzina di 15 anni, che non è dotata di codice a barre in una scuola aperta, accogliente e inclusiva. Potrei immaginare i suoi compagni di classe, i suoi professori, riversarle addosso tutto l’odio possibile.
Non servirebbe a molto.
Non servirebbe a niente.
Le maggioranze rimarrebbero le maggioranze, e si guarderebbero nello specchio come hanno sempre fatto, e sarebbero contente di quel che vedono,
come hanno sempre fatto.
Domani scenderemo a valle e andremo a comprare il decoder.
Bisogna buttare via tutto perché è cambiato il sistema.

Half of the way

17 Set

Fernando ha sfilato i guanti, ha controllato l’ora sul telefono cellulare, ha stabilito che è tempo di andare. Prima di entrare in casa si è seduto sulla soglia: ha sfilato i vestiti e gli scarponi. Ha scrollato via la polvere del giorno, ha messo a mollo il martello e ha messo in carica le batterie: serviranno domani.
Sotto l’acqua calda del giorno ha ascoltato la radio. Parlava del suono esuberante di luoghi lontani, sapeva di tequila ed era buono anche così. Ha cosparso il borotalco sotto le ascelle e si è vestito guardando in alto dentro la finestra. Su nell’alta valle i faggi hanno iniziato a diventar rossi, l’autunno è iniziato. Presto arriverà anche qui.

Una volta in macchina, Fernando ha fatto sosta in un paio di posti. A chi gli ha chiesto ‘dove vai’, lui ha detto ‘vado a proiettare un film’. In entrambi i casi l’interlocutore ha risposto con parole entusiaste, e in entrambi i casi a Fernando è venuta voglia di tornare indietro. Nel frattempo, scendendo verso il mondo, la Radio ha smesso di proporre suoni lunari e ha iniziato a parlare il linguaggio del mondo. Notizie di contagi e di strategie militari. Il bollettino dei morti, poi le previsioni del tempo, le notizie del traffico. Fernando si è soffermato sui dati. È ancora aperto quel cantiere tra Genova e La Spezia. Quella lunga scia di montagne non la domeranno mai.

Adesso sono le sette di sera e Fernando è quasi arrivato. La macchina intelligente lo porta in modo intelligente, dialogando in modo intelligente col telefono, che ti dirà come posteggiare e perché. Fernando non vuole sapere nulla: lui è un abitudinario e in quel posto lì ha sempre parcheggiato accanto al fiume. Si presenta alla festa: i tipi all’ingresso chiedono il green pass, sulle locandine lì accanto c’è scritto il suo nome. Fernando gli spiega che il green pass non ce l’ha e lui è lì per quel film. A dir la verità, quel film di per sé non gli interessa nemmeno: l’ha fatto lui e l’ha già visto più volte. Ad essere onesti, non è nemmeno un granché.
Ma a qualcun altro, lì dentro, interessa che lui presenti il film.

Come comportarsi in questo caso, come risolvere certi problemi?
Fernando si pone la domanda, ma la risposta non gli interessa.
Fernando ha altro da fare, in questo pomeriggio la pioggia è caduta, domani sulla montagna non ci sarà polvere.
Si congeda e saluta, la macchina intelligente lo riconosce e si attiva.
Ci sono cose più importanti a cui pensare, le dice lui come se la macchina fosse intelligente davvero, ci sono cose più importanti di un codice a barre, niente di nuovo nemmeno oggi, niente di nuovo qua.

Videomaking

15 Lug

Il tipo di oggi sembrava realmente appassionato delle sue scarpe.
Ne parlava con rispetto e devozione.
Comprendeva che lì dietro c’era il lavoro dei tanti. C’era il mistero della creazione, tutto lì da decifrare.

Una scarpa è una scarpa e non è mai stata solamente una scarpa.
Una scarpa è tecnica e tecnologia, è tecnologia o tecnica?, una scarpa è la sfida sincera alla legge dei più.
Nella scarpa ci sono termini tecnici e tensione delle corde, c’è elasticità e c’è la legge di Hooke, c’è l’evolversi delle competenze e c’è quindi l’intera storia dell’uomo.

Forse per questo il tipo di oggi sembrava realmente appassionato alle sue scarpe.
Cercava tutto questo e non lo sapeva.
Lui era affascinato dai colori e dalle prestazioni, dall’incredibilmentebasso numero di grammi che compongono la scarpa, dalle schiume sintetica studiate nei laboratori dell’Asics.
“Mente sana in corpore sano”, questo vuol dire realmente AsiX.
E tu pensavi che fosse una marca di Cuneo.
A Cuneo AsiX è arrivata dal Giappone. Lo sapevi tutto questo? Nella storia del singolo c’è la storia dei più.

Luciano Cassetti era appassionato di scarpe ed è giusto così.
Era il responsabile di marketing di una grande azienda. Era un ragazzo di venticinque anni o poco più, era un ragazzo sveglio, appassionato di scarpe: ed è giusto così.
Intorno a lui un gruppo di ragazzi autistici prendeva le misure con una notte di libertà in un luogo di montagna.
Un luogo di villeggiatura: a Bardonéč si scia dal 1908, sia scia da quando la perfezione ha incontrato la velocità.

La perfezione o l’imperfezione?
Difficile dirlo, difficile giudicare.
La risposta più vera è il sospiro del ragazzo responsabile di marketing: quando al tredicesimo video ha dovuto presentare la tredicesima scarpa ha sospirato e ha detto “non è vera neanche questa. Neanche questa è perfetta. È un prodigio di tecnica e tecnologia, ma nemmeno questa scarpa è perfetta. Come è potuto succedere? Perché non c’è la perfezione neanche qui?”

Alludeva a tutti quei mondi in cui di recente era stato.
Luoghi senza punti di riferimento e senza rappresentazione. Per raccontarli al resto della gente doveva ricorrere a metafore, figure figurate, altri luoghi e altre lingue che non c’entravano nulla con lì.
“Ogni luogo è un posto unico ed è per questo che la geografia è importante”, gli avevano insegnato nell’atelier del pomeriggio, senza immaginare fino in fondo che per lui la geografia era una questione differente, una questione tridimensionale.

La geografia più autentica è fatta di spazi di tempo disegnati sulla mappa.
“In quale modo mi sono lasciato/a succedere”. “In questo modo sono potuto accadere”. “Di quel luogo là ricordo soprattutto una passeggiata sotto il sole, e la routine degli avvenimenti, che hanno permesso di incidere un solco sul mio leggero passo in questa terra beffarda”.

Ma il tipo delle scarpe parlava di scarpe per parlare del mondo.
Le scarpe servono per camminare, e allora una domanda, una domanda secca:
faster, or further?

Il grafico delle combinazioni occupava tutta la parete. Ad ogni possibilità era collocato un modello di scarpe. Un diagramma cartesiano, un diagramma cartesiano con i suoi gradi di libertà.

Sapevate voi che per punto materiale esiste un grado di libertà?
Quando si accetta che in questo mondo, in questa vita, esistono anche i gradi di libertà, è allora che la fisica smette di possedere basi solide.

 

A Silví. A Phil. A Leo. A Martina.
Alla notte dell’altra sera.
Alle notti di ventisempre anni fa.

Gli sradicati

07 Lug
Gli sradicati non sono esseri senza radici, sono esseri con radici che si estendono nell’aria. Le loro radici rizomatiche creano una rete di energia che si connette all’elettromagnetismo del globo in punti specifici per nutrimento e comunicazione. Le loro acrobazie celesti creano un’altra specie di suolo, un suolo nel cielo.
Un suolo che chiama le punte degli alberi a vibrare verso l’alto, verso il sole, verso le stelle, verso il movimento del vento. Gli sradicati trasmettono l’informazione del mondo alle piante terrestri, portano con sé informazioni per crescere, mescolano il polline, la linfa, i colori.
Gli sradicati sono sempre pronti per seminare, raccogliere, scambiare, e partire, senza mai abbandonare.

La ligereza de su existencia le permite estar presente en todo, aprehender de todo, y al mismo tiempo, estar ausente, perderse, hacerse nube y dejar pasar la luz del sol.

[Tratto e tradotto e fatto proprio a partire dal testo Desarraigados, Xeh Reyes].

Il bello della nostra epoca

21 Giu

(il tasto ‘No grazie’)

Aleramico

09 Mag

Oggi ho incontrato mio padre
o forse – non sono sicuro –
che fosse mio figlio?

Camminava in un campo di fiori con una bambina lì di fianco
e io scendevo col mio cavallo tra la polvere e le pietre
scendevo verso il fiume
ad aspettare il falconiere.

Mio padre si è accorto del mio passaggio
ha lasciato per un momento la bambina
È venuto a salutarmi.

“Hai messo su i capelli bianchi”, mi ha detto
e io mi sono guardato nello specchio,
e ho visto lì i capelli bianchi.

Era parecchio tempo che non guardavo più in uno specchio, padre
era parecchio tempo che non ti vedevo, figlio
e poi di nuovo tra i campi di fiori e le bambine
e poi di nuovo giù,
verso il fiume.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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