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Anima


20 Mag

“Dica, lei, signorina, lei crede di avercela, un’anima?
E se crede di avercela, dove la sente? Qui, tra la schiena e le spalle, dove si carica tutto per poi coricarcisi sopra, o lì, nel ventre morbido che se avessi trent’anni in meno potrei ancora sognare? O forse qui, sotto le ginocchia, un’anima dura che però ci trascina?
Ah, signorina, io glielo posso garantire senza intenzione d’ingannarla, io ho più di ottant’anni e questa anima non l’ho mai trovata, ho ottant’anni e ho le gambe che non mi reggono e i nervi che non funzionano più, ma il dolor dell’anima, glielo posso giurare, il dolor dell’anima, non l’ho mai sentito”.

Gravitá permanente


10 Ago

C’è la completa lontananza, lo specchio migliore per osservare qualcosa di interessante attraverso nuove prospettive, e si manifesta sottoforma di goccie d’acqua di un rubinetto che perde. La lontananza come bene necessario, come barriera per difendere da orecchi terzi le lunghe ore di conversazione tra anima e coscienza. Il sentirsi straniero per ritrovarsi a pensare nella propria lingua, ed impararne la grammatica sulle cattedre di scuola. Paradossi a cielo aperto, proprio lí dove i paradossi abbondano, un destino maledetto perché maledetta è la storia di questa terra, prima dei bianchi prima dei neri e prima ancora degli Indios, prima dell’invenzione di un dio necessario per maledire. Una solitudine condivisa, incastro tra jing e jang, bianco e nero fondono tra loro. Lo specchio della lontananza ora che lo specchio non c’è più, spaccato in sette frantumi da un rospo imparanoiato terminato chissá come nella mia stanza, maledetto sia anche il rospo.

La disillusione nello scrivere storie assurde senza il bisogno di inventarle; la quotidianità stessa è una storia assurda e la sua rappresentazione, nient’altro che un capolavoro fotografico.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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